Stefania Nobile voleva il Tso per Davide Lacerenza, la paura della figlia di Wanna Marchi: il «demone della droga» e gli incassi della Gintoneria a rischio


Con il giro di affari della Gintoneria di Milano intorno a droga e prostituzione, Stefania Nobile non c’entra nulla: sarebbe solo colpa del «demone» che si era impossessato di Davide Lacerenza, la droga. A sostenerlo è Liborio Caraliotti, legale dei due ex fidanzati ora ai domiciliari e titolari dei due locali milanesi al centro di un’indagine per autoriciclaggio, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Secondo quanto riporta Telelombardia, la figlia di Wanna Marchi si sarebbe presentata nello studio del suo avvocato per chiedere di sottoporre l’ex compagno al trattamento sanitario obbligatorio (Tso) o affidarlo a un amministratore di sostegno. Secondo la donna, infatti, la «dipendenza dalla droga lo portava a sragionare e non avere controllo di sé».
La richiesta di Tso per Lacerenza e la paura di Nobile: «Temeva dilapidasse il patrimonio»
La richiesta – ci ha tenuto a specificarlo l’avvocato Cataliotti – è avvenuta prima ancora che Stefania Nobile sapesse di essere indagata. Sarebbe dunque dimostrazione dell’estraneità della donna dallo spaccio di stupefacenti e dal giro di prostituzione a domicilio, verso cui «aveva una repellenza totale». La richiesta di aiuto perché Lacerenza uscisse da quel «demone che più di una volta ha tentato di sconfiggere» sarebbe stata motivata anche da motivazioni di business: «Stefania Nobile voleva evitare che Lacerenza dilapidasse il patrimonio e i guadagni della Gintoneria. È stata la dipendenza il motore che ha alimentato questa macchina perversa che lo ha portato sotto processo».
La maxi confisca di 900mila euro e l’autoriciclaggio
Nei giorni scorsi, il tribunale del Riesame ha confermato la confisca di 900mila euro, cioè l’equivalente stimato dei guadagni conseguenti agli illeciti. Sotto la lente dalla procura di Milano, che ha concluso la fase di indagini preliminari, c’è anche il factotum dei due, Davide Ariganello. Pure lui ai domiciliari, secondo gli inquirenti si occupava di organizzare i «pacchetti» di escort e droga per consegnarli ai clienti. Tutti i proventi della duplice attività illegale sarebbero poi stati ripuliti da Stefania Nobile, con operazioni di auto-riciclaggio.