Quanto è aumentato l’importo dell’assegno unico e chi prende di più. I dati di Eugenia Roccella


La spesa per l’assegno unico, il sostegno economico per le famiglie con figli a carico fino al compimento del ventunesimo anno di età, «è aumentata di circa 4 miliardi di euro», passando dai 16 miliardi ai 20 miliardi annui attuali, con una particolare attenzione «alla fascia 0-3 anni e alle famiglie numerose». Sono alcune delle parole contenute nella lunga audizione della ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, presentata oggi, 6 maggio, in Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica. Un tema, quello della transizione demografica, «su cui c’è una riflessione non ancora approfondita, che risente di un taglio ideologico che non rende fino in fondo i motivi della crisi demografica che attraversiamo», forse un colpo implicito ai movimenti femministi, con cui la ministra non coltiva ottimi rapporti. Anzi.
Gli aumenti per nucleo
Gli aumenti dell’assegno unico, ha sottolineato la ministra, hanno determinato per la quasi totalità (il 92,3 per cento) delle famiglie percettrici «un innalzamento medio di 719 euro l’anno, con effetti in particolare per le famiglie più povere». La crescita dell’importo mensile medio per richiedente è passata «dai 235 euro del 2022 ai 273 euro del 2024».
Sei milioni e mezzo
Le famiglie che beneficiano della misura sono attualmente quasi sei milioni e mezzo, mentre il numero dei figli under 21 che al 31 dicembre 2024 risultano destinatari dell’assegno ha superato i 10 milioni, più precisamente 10.088.598.
Una difesa corale
Per la ministra, l’assegno unico è «un provvedimento importante» che il governo «sta attualmente difendendo in Europa da una procedura di infrazione». Secondo la Commissione Ue, infatti, la normativa non garantisce un trattamento equo ai cittadini. In particolare, viene contestato il doppio requisito richiesto per accedere al sussidio: due anni di residenza in Italia e la convivenza con il figlio. Nel corso dell’audizione, Roccella ha rivolto un appello a tutte le forze politiche affinché sostengano questa battaglia: «Sarebbe utile una difesa corale dell’assegno unico. Anche perché, quando la legge fu elaborata e approvata, l’attuale opposizione era parte integrante della maggioranza di governo».
«Malattia del benessere»
Roccella ha definito la denatalità «una sorta di malattia del benessere». Un paradosso, secondo la ministra: «È naturale pensare che se non si fanno più figli è perché non si hanno risorse sufficienti per garantire un certo benessere alla famiglia». Ma, ha aggiunto, «questa idea è smentita dai fatti: oggi le aree del mondo con i più alti tassi di natalità sono quelle meno ricche, come l’Africa. E anche noi italiani facevamo più figli quando il Paese era molto meno prospero, persino in tempo di guerra».