L’ira di Trump contro la Cbs: «Hanno truccato l’intervista a Kamala Harris e ora la candidano agli Emmy? La pagheranno»


Donald Trump va all’assalto dei media americani che avrebbero tentato di favorire Kamala Harris nella corsa alla Casa Bianca. Sembra un salto indietro nel tempo, ma è cronaca di queste ore. Nelle scorse ore infatti una contestatissima intervista alla candidata Dem andata in onda ad ottobre sulla Cbs è stata candidata agli Emmy Awards, premi più ambiti del settore. Provocazione pura per Trump, che da mesi quell’intervista l’ha messa nel mirino della sua propaganda. Il leader MAGA accusava il canale tv di aver tagliato e montato quell’intervista «ad arte» per mettere nella miglior luce possibile Harris, depurando il girato da passaggi imbarazzanti per l’ex governatrice della California. «Interferenza elettorale», è stata la pesante accusa conseguente. La trasmissione 60 Minutes e la tv l’hanno sempre rigettata con sdegno, replicando che quelli svolti erano stati normali tagli editoriali, come quelli fatti ad ogni lavoro giornalistico del genere prima della messa in onda. Per questo avevano a lungo rifiutato di pubblicare il filmato originale, in difesa della propria libertà editoriale. Dopo l’arrivo di Trump al potere il clima però è cambiato, soprattutto perché Paramount – la società proprietaria di Cbs – ha iniziato a temere seriamente le conseguenze di una rottura con la Casa Bianca. Così ha aperto un canale di dialogo extra-giudiziale per tentare di evitare lo scontro aperto in tribunale col governo Usa in tribunale. Alla fine la tv ha consegnato alla Commissione federale sulle comunicazioni (Fcc), qualcosa di simile all’AgCom italiana, il documento richiesto. A febbraio l’agenza, guidata ora dal fedelissimo di Trump Brendan Carr, ha reso pubblico il filmato, in ossequio «ai valori della trasparenza e dell’interesse pubblico». Ora nella vicenda si è inserita l’organizzazione degli Emmy Awards, candidando quell’intervista per un premio.
Le accuse di Trump e la sfida in tribunale
Secondo la Cnn, il raffronto tra il girato originale e quanto andato in onda chiarisce in realtà oltre ogni dubbio che i colleghi dell’altra tv hanno operato nient’altro che un normale editing, e «nessuna attività nefanda come sosteneva Trump». L’interessato invece continua a sostenere l’esatto opposto, e ora su Truth va all’attacco: «L’intervista a 60 Minutes con Kamala Harris, andata in onda sulla Cbs subito prima dell’Election Day e mentre era già iniziato il voto anticipato, interferiva nelle elezioni in modo ancora peggiore di quanto ci si aspettasse», sostiene il presidente Usa. Secondo cui le risposte dell’allora candidata Democratica sarebbero state «aggiustate e manipolate illegalmente dalla Cbs in modo da tentare di dare a Kamala una parvenza di coerenza». Nient’altro insomma che «falsa e corrotta propaganda anti-Trump». Che ora, colmo dei colmi, potrebbe però essere insignita di un premio prestigioso. Ira funesta del leader Usa: «Sono loro di 60 Minutes o la proprietà ad aver candidato agli Emmy quell’intervista falsificata, o sono altri Fake Outlets ad averla nominata per un tale imbarazzante “onore”?», fuma Trump. Poi non lamentatevi, conclude abrasivo il leader Usa, se la gente non si fida più dei media mainstream: «Queste tecniche sono il motivo per cui il Popolo Americano non ha pià fiducia nella Stampa e chiede che i Media, compresi 60 Minutes, Cbs e i suoi proprietari, rispondano della loro corruzione e delle loro bugie, ed è esattamente ciò che stiamo facendo in tribunale».