La nuova indagine su Massimo Carminati e Mario Corsi per l’omicidio di Fausto e Iaio a Milano


Il 18 marzo 1978 dalle parti del centro sociale Leoncavallo di Milano muoiono uccisi Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, 19 anni. L’omicidio di Fausto e Iaio rimane per anni senza colpevoli. L’inchiesta punta a esponenti dell’estrema destra eversiva romana in “trasferta” a Milano. Tre indagati, Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi, nel dicembre del 2000 vengono archiviati. La procura di Milano, dopo una informativa della Digos, ha chiesto e ottenuto la riapertura delle indagini. E così si riparte dalla pista nera. E dai tre nomi dell’inchiesta precedente.
Mario Corsi, Massimo Carminati, Claudio Bracci
All’epoca c’erano indizi «significativi» ma non sufficienti. Oggi, scrive Repubblica, tornano a essere indagati. L’omicidio in via Mancinelli segue una cena tra Fausto e Iaio, che poi si dirigono verso il centro sociale. Le foto li mostrano uccisi a colpi di pistola da un commando. Oggi indagano i pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti. C’è una nuova informativa della Digos, che richiede nuovi accertamenti scientifici. Verranno confrontati i volantini dattiloscritti che all’epoca rivendicarono l’omicidio, fatti trovare in una cabina telefonica di Roma e firmati dall’”Esercito Nazionale Rivoluzionario- Brigata Combattente Franco Anselmi”. Che rivendicò anche l’attentato dinamitardo alla sezione romana del Pci di via Trogo, in zona Balduina. E l’attentato all’armeria Centofanti, per vendicare la morte di Anselmi, elemento di Fuan e Nar.
L’arma che ha ucciso
La pistola che ha sparato è un’arma «piuttosto vecchia, del tipo Beretta modello 34 con originaria canna calibro 9 o modello 35», scrisse la giudice Clementina Forleo nell’archiviazione del 2000. Armi che di solito venivano usate dai Nuclei Armati Rivoluzionari, come scrisse il giudice istruttore Guido Salvini. Le comparazioni serviranno a mettere a confronto le perizie balistiche dell’epoca con armi sequestrate in altre indagini. Al centro dell’indagine di nuovo Massimo Carminati. 66 anni, immortalato al cinema e nelle serie tv come “Il nero” di Romanzo Criminale. Con lui c’è Mario Corsi, che dopo la politica si è costruito una carriera nelle radio romane come ultras e capopopolo. Infine, Claudio Bracci, 67 anni, cognato di Carminati, una carriera da criminale dopo la politica.
La strategia dell’arcipelago
La rivendicazione rimane sul tavolo degli inquirenti per il confronto tra la matrice dei volantini. I Nar, all’epoca appena costituitisi a Roma, non utilizzavano sempre la stessa sigla. Non a caso la loro veniva definita la «strategia dell’arcipelago», perché ricorrevano a tante sigle coordinate tra loro per confondere le acque. Le ultime indagini sulla strage di Bologna, ricorda oggi La Stampa, hanno dimostrato che avevano contatti con il mondo dell’eversione nera e piduisti. Nella sentenza che condanna Paolo Bellini, su cui ancora deve pronunciarsi la Cassazione, si parla infatti di Licio Gelli tra i mandanti della strage. Mentre Gilberto Cavallini, all’epoca l’unico Nar di peso nello scenario milanese, è stato condannato per aver dato appoggio logistico agli esecutori materiali.
Il logo
Secondo Salvini «Il logo che appare sui volantini, come sottolineato da alcuni testimoni d’ambiente, è del tutto particolare e si riporterebbe all’aggregazione temporanea di alcune persone finalizzata alla commissione di singole azioni di ritorsione». Da qui il legame con l’omicidio dei due diciannovenni: «Negli ultimi anni sono stati raccolti alcuni elementi, di carattere comunque prettamente indiziario, che individuerebbero gli autori del duplice omicidio in soggetti dell’estrema destra romana in “trasferta” a Milano, mossi dall’intento di vendicare alcuni loro camerati caduti, colpendo due giovani non personalmente conosciuti ma appartenenti all’area dell’estrema sinistra».
I sospetti a carico degli indagati
«Le caratteristiche somatiche e d’abbigliamento quantomeno di uno degli assassini di Fausto e Iaio (molto giovane, magro, con un impermeabile chiaro) sono decisamente compatibili con la persona di Massimo Carminati», scrive ancora Salvini. Per quanto riguarda Mario Corsi detto Marione, nel 96 a capo della tifoseria romanista, durante un «sequestro nella sua abitazione nel 1978» vengono rinvenute «fotografie di Fausto e Iaio e dei funerali degli stessi acquisite presso l’archivio di uno zio giornalista a Cremona. La disponibilità di tali fotografie appare assolutamente ingiustificata trattandosi non di fotografie di camerati, ma di avversari politici caduti perdipiù in un’altra città». Il Messaggero riporta un commento dello speaker: «I giudici fanno quello che devono fare, come è giusto che sia. Non c’è altro da dire».