Cosa succede tra India e Pakistan: «Il mondo non può permettersi un’altra guerra»


L’attacco dell’India al Pakistan e al Kashmir pakistano di martedì 6 maggio rischia di portare a una nuova guerra. Il Pakistan ha dichiarato di aver abbattuto cinque caccia di New Delhi in quello che è stato il peggiore scontro negli ultimi vent’anni tra i due nemici dotati di armi nucleari. L’India aveva annunciato di aver colpito nove siti «terroristici» pakistani. Alcuni erano collegati all’attacco da parte di militanti islamici nei confronti di turisti indù che ha ucciso 26 persone nel Kashmir ad aprile. Ilsamabad ha dichiarato che l’attacco ha fatto otto vittime.
L’ostilità regionale
Secondo Reuters l’esercito indiano ha attaccato il quartier generale dei gruppi di militanti islamici Jaish-e-Mohammed e Lashkar-e-Taiba. Il ministero della Difesa ha sostenuto di aver usato «una notevole moderazione nella selezione degli obiettivi e nei metodi di esecuzione». I missili indiani, secondo Islamabad, hanno colpito tre postazioni. Cinque aerei sono stati abbattuti, anche se l’India non conferma. «Tutti questi scontri sono stati condotti come misura difensiva», ha dichiarato il portavoce militare di New Delhi Ahmed Sharif Chaudhry. Il Pakistan si riserva il diritto di rispondere in modo appropriato all’aggressione indiana. Nei giorni scorsi si sono verificati bombardamenti lungo la linea di confine del Kashmir. Secondo l’India tre civili sono morti nei raid del Pakistan.
Lo scontro militare
«Il mondo non può permettersi uno scontro militare» tra India e Pakistan, ha affermato il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite. Antonio Guterres «invita entrambi i Paesi a dare prova di moderazione militare», ha aggiunto Stéphane Dujarric in una nota. Il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha affermato che l’India ha condotto attacchi «vigliacchi» e su X ha avvertito che il suo Paese «ha tutto il diritto di rispondere con la forza a questo atto di guerra imposto dall’India». E che «l’intera nazione» è al fianco delle forze armate pakistane su «come affrontare il nemico». India e Pakistan hanno combattuto due guerre dal 1947 per il controllo del Kashmir, territorio a maggioranza musulmana che entrambe le parti rivendicano integralmente. L’ultimo cessate il fuoco risale al 2003 ed è stato rinnovato nel 2021.
Il rischio di un’escalation
Alcuni analisti consultati da Reuters hanno affermato però che il rischio di un’escalation è maggiore rispetto al recente passato a causa della gravità dell’attacco indiano, che Nuova Delhi ha definito «Operazione Sindoor». Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito la situazione «vergognosa» e ha aggiunto: «Spero che finisca presto». I canali televisivi indiani hanno mostrato video di esplosioni, incendi, grandi colonne di fumo nel cielo notturno e persone in fuga in diverse località del Pakistan e del Kashmir pakistano. La provincia pakistana del Punjab ha dichiarato lo stato di emergenza. Ospedali e servizi di emergenza sono in stato di massima allerta. Un portavoce militare pakistano ha dichiarato all’emittente Geo che due moschee erano tra i siti colpiti dall’India. Il ministro della Difesa pakistano ha dichiarato a Geo che tutti i siti erano civili e non campi di miliziani.
Operazione Sindoor
Un portavoce dell’Ambasciata indiana a Washington ha detto a Reuters che le prove indicavano «un chiaro coinvolgimento di terroristi pakistani in questo attacco terroristico», riferendosi alle uccisioni di turisti di aprile. Due dei tre sospettati di quell’attacco erano cittadini pakistani. Il Pakistan ha negato di avere alcun coinvolgimento nelle uccisioni di aprile. Diverse compagnie aeree, tra cui la più grande compagnia aerea indiana, IndiGo, Air India e Qatar Airways, hanno cancellato i voli in India e Pakistan. In precedenza nel 2019 l’India aveva effettuato un attacco aereo in Pakistan dopo la morte di 40 paramilitari indiani in Kashmir. Anche nel 2016 c’era stata una rappresaglia dopo la morte di 18 soldati.
Una considerevole risposta
«Data la portata dell’attacco indiano, che è stato di gran lunga superiore a quello visto nel 2019, possiamo aspettarci una considerevole risposta da parte del Pakistan», ha detto a Reuters Michael Kugelman, analista dell’Asia meridionale con sede a Washington e scrittore per la rivista Foreign Policy. «Tutti gli occhi saranno puntati sulla prossima mossa dell’India. Abbiamo avuto uno sciopero e un contrattacco, e ciò che verrà dopo sarà l’indicazione più forte di quanto sia grave questa crisi», ha concluso.
Gli scontri
Nel 1947 ci fu la prima guerra per il Kashmir. L’India a maggioranza indù e il Pakistan a maggioranza musulmana nacquero nell’agosto del 1947 dopo la cessione del controllo coloniale da parte degli inglesi. L’India ha rivendicato il Kashmir quando il sovrano indù della regione ha aderito a Delhi. Il Pakistan ha sempre considerato il sostegno popolare della maggioranza musulmana nella regione come base della sua rivendicazione. I combattimenti sono andati avanti fino al 1949, quando i due paesi si sono accordati per una spartizione del territorio. Nel 1965 la seconda guerra causata dallo sconfinamento delle truppe pakistane in India. I combattimenti si estesero oltre il Kashmir in molte aree di confine abitate, dando vita a battaglie campali che coinvolsero sia forze terrestri che aeree, e ad alcune delle più grandi battaglie di carri armati della storia.
La cronologia
Altri scontri si sono verificati nel 1971, quando nacque il Bangladesh. Nel 1999 la guerra di Kargil portò agli scontri tra truppe pakistane e indiane. Nel frattempo entrambe le nazioni si serano dotate di armi nucleari. Il 2016 ha visto l’attacco di Uri contro basi di militanti islamici. Infine, nel 2019 l’attacco di Pulwama. L’India lo ha condotto nei confronti di un campo di addestramento militare vicino alla città pakistana di Balakot. In risposta a un attentato suicida con autobomba nella zona di Pulwama, in Kashmir. Il Pakistan ha lanciato un’incursione di rappresaglia nello spazio aereo indiano che ha portato a uno scontro a fuoco tra le due forze aeree e alla cattura di un pilota indiano. La situazione si è calmata dopo il suo rilascio, avvenuto alcuni giorni dopo.