«È un depistaggio», perché la famiglia di Liliana Resinovich non crede alla frattura per errore: «Vogliono coprire qualcosa di grande»


«Queste cose servono solo a depistare, temo ci sia qualcosa di più grande e segreto che si vuole coprire». La famiglia di Liliana Resinovich, la 63enne triestina scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio successivo, non dà peso alle ultime clamorose rivelazioni. Il 6 maggio, infatti, un tecnico anatomico che partecipò alla prima autopsia sul corpo della donna avrebbe rivelato spontaneamente agli inquirenti che la frattura riscontrata a una vertebra del collo «potrebbe averla causata lui». Un incidente in fase di preparazione dell’esame che, però, potrebbe rimettere in discussione numerose ipotesi e conclusioni medicolegali. Quella di un errore fortuito, però, è una tesi che non convince Silvia Radin, cugina della vittima.
L’attacco della cugina: «Liliana brutalmente picchiata e uccisa, siamo stanchi di ipotesi e ripensamenti»
«Liliana è stata uccisa e brutalmente picchiata, il resto non ci interessa», così Radin ha parlato durante la trasmissione Chi l’ha visto? confermando con fermezza la posizione della famiglia di Resinovich. «Credo che tutte queste cose che stanno emergendo servano solo a depistare. Gli inquirenti di oggi hanno bisogno di serenità per lavorare, non di nuove ombre. Siamo stanchi di ipotesi, smentite e ripensamenti. Voglio sperare che non ci sia qualcosa di più grande e segreto che si vuole coprire. Ma è proprio questo che temo».
La posizione del professor Fineschi: «Mai vista una frattura da bara, è fantascienza»
E sempre a Chi l’ha visto? il professor Vittorio Fineschi solleva qualche dubbio sulla confessione del tecnico: «Dopo 4mila autopsie, non ho mai visto una frattura da bara. Per produrla occorre una forza notevole: o dovrebbe essere caduto violentemente da un’altezza urtando il pavimento, oppure qualcuno ha preso a colpi il cadavere». Una ipotesi, questa seconda, definita «molto residuale per non dire fantascientifica». Rimarrebbe però da spiegare perché il tecnico si sia «assunto gratuitamente responsabilità molto grandi».
Le ipotesi degli inquirenti: dalla colluttazione alla frenata in macchina
Si era parlato prima di una frattura causata durate una colluttazione con l’assassino, poi di una brusca frenata in auto. In un terzo momento il marito della dona, Sebastiano Visintin, indagato per omicidio, aveva ventilato l’ipotesi che la rottura della vertebra toracica T2 fosse stata procurata al momento del ritrovamento del cadavere. La prima Tac, eseguita l’8 gennaio 2022 due giorni prima dell’autopsia, non aveva rivelato alcuna frattura.