Maria Rosaria Boccia e la sua verità sul profilo Instagram chiuso. Perché se la prende di nuovo con Sangiuliano


«Hanno provato a zittirmi» denuncia Maria Rosaria Boccia sul suo profilo Instagram, tornato attivo dopo alcune ore di stop. L’imprenditrice di Pompei sembrava scomparsa dal social con un tempismo considerato sospetto da più parti. Il profilo infatti risultava non più raggiungibile dopo che il Senato aveva negato l’accesso alla corrispondenza dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano, con cui Boccia aveva avuto una relazione. Qualcuno invece deve aver tentato di tapparle la bocca. Questa almeno è la convinzione della donna che non ha alcuna intenzione di «arretrare di un solo passo».
In un lungo post su Instagram, Boccia pubblica una sua foto sorridente e lo screenshot della sospensione del suo account. Stando a quell’immagine, sembra una decisione presa dal social di Meta come tante altre. Così spiegata da Instagram: «Il tuo account o la relativa attività non rispetta i nostri Standard della community». Boccia però si lamenta che non c’è stata alcuna motivazione ufficiale, né un contraddittorio. Tutto già noto in realtà a chi si iscrive ai social di Meta, ma tant’è: secondo lei dietro c’è qualcuno che vuole metterla a tacere. Perciò è stata costretta ad aprire un secondo profilo.
Boccia dice di parlare come «una voce che rifiuta il silenzio imposto». E spiega quale sarebbe stata la sua «colpa» dietro la chiusura: «Avere preteso trasparenza. Avere osato illuminare l’ombra. Avere denunciato, con prove inconfutabili, il marcio che serpeggia nei gangli del potere». Tra i suoi ultimi post ci sarebbe stato uno proprio sul caso che aveva travolto l’ex ministro, oggi corrispondente da Parigi per la Rai: «Ho parlato del caso Boccia–Sangiuliano con onestà, portando alla luce ciò che molti avrebbero voluto restasse sepolto. E la reazione è stata censura, silenzio imposto, vendetta digitale».
Non è stata una coincidenza, dice Boccia, perché «ogni volta che si parla del caso, nelle procure e nelle aule del Parlamento, il mio profilo scompare. Si spegne una luce. Ma io non mi spengo. Non mi piego. Non accetto di vivere in un Paese dove la coscienza civile si riduce al silenzio con un click». Accusa le «piattaforme complici» e chi mette in piedi contro di lei una «censura evoluta: più elegante, più subdola, meno brutale».
Ancora più determinata di prima, l’imprenditrice lancia un appello per la libertà di pensiero, che secondo lei in Italia sarebbe a rischio. Il suo caso è emblematico e dovrebbe far riflettere tutti gli italiani: «Questo non è solo un profilo chiuso. È una ferita alla coscienza collettiva. È prova plastica di quanto la nostra democrazia sia compromessa. Io continuerò a denunciare, scrivere, raccontare. A dare voce a chi non ne ha. Non voltatevi. Non siate indifferenti. Chi oggi zittisce me, domani potrà zittire voi. La verità non ha padroni. E non accetta catene. Io non ho paura. Io ci sono. E voi?».