Referendum 8 e 9 giugno su cittadinanza e lavoro: cosa c’è da sapere


L’8 e il 9 giugno si avvicinano, e con essi un appuntamento di cui nelle ultime settimane si sente parlare più spesso. In queste date i cittadini italiani sono chiamati a esprimersi sui cinque referendum approvati a gennaio dalla Corte Costituzionale su lavoro e cittadinanza. Un tema, la cittadinanza a chi è nato in Italia da genitori non italiani, tornato sotto i riflettori dopo le polemiche scoppiate durante le Olimpiadi di Parigi, quando la pallavolista Paola Egonu (che pur essendo nata in Italia ha ottenuto la cittadinanza a 16 anni, dopo che l’ha ricevuta il padre) fu bersaglio di commenti razzisti o al limite del razzismo per il colore della sua pelle, anche da parte di esponenti politici come l’europarlamentare della Lega Roberto Vannacci. Da lì a poco è partita la raccolta firme promossa da +Europa per arrivare al referendum sulla cittadinanza, con l’obiettivo di modificare l’attuale legge, considerata obsoleta, sugli anni di residenza necessari per ottenere il diritto al passaporto. Le firme si raggiunsero nel giro di pochissimi giorni. Ora la palla passa di nuovo ai cittadini. Ma cosa prevedono nel dettaglio i cinque quesiti referendari?
Cos’è un referendum abrogativo
I referendum dell’8 e 9 giugno sono tutti e cinque referendum abrogativi, ovvero consultazioni popolari in cui ai cittadini viene chiesto se vogliono abrogare, cioè cancellare, eliminare, in tutto o in parte una legge o un atto avente forza di legge. I seggi saranno aperti in tutta Italia da domenica 8 giugno, dalle ore 7 alle ore 23, a lunedì 9 giugno, dalle ore 7 alle ore 15.
I 4 quesiti referendari sul lavoro
1. Licenziamenti e Jobs act
I quattro quesiti referendari sul lavoro, sono stati proposti dalla Cgil. Nel primo si chiede l’abrogazione del cuore del Jobs act – la riforma del diritto del lavoro voluta dal governo Renzi: le regole sui licenziamenti. In particolare, si propone di cancellare la norma che consente alle imprese con più di 15 dipendenti di non reintegrare un lavoratore licenziato in modo illegittimo – anche nel caso in cui il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto – nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015.
2. Licenziamenti nelle piccole aziende
Il secondo quesito riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. In quelle con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Una condizione che tocca circa 3 milioni e 700mila italiani. Obiettivo è innalzare le tutele di chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità e lasciando che sia il giudice determinare il giusto risarcimento senza alcun limite, tenendo conto di diversi aspetti, come la capacità economica dell’azienda, i carichi familiari e l’età del lavoratore.
3. Contratti a tempo determinato
In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. Il terzo quesito punta a eliminare alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine per ridurre la piaga del precariato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Il quesito, invece, chiede che venga ripristinato l’obbligo di causali per questi contratti.
4. Sicurezza sul lavoro
Infine, l’ultimo quesito sul lavoro riguarda l’attuale esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro. In particolare, con il referendum si vogliono modificare le norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.
Referendum sulla cittadinanza
L’ultimo dei cinque quesiti referendari riguarda la cittadinanza e propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto a uno straniero extracomunitario maggiorenne per poter richiedere la cittadinanza italiana. Come specificato sul sito ufficiale del referendum, la proposta non modifica gli altri requisiti previsti dalla legge, che restano invariati: tra questi, la conoscenza della lingua italiana, il possesso di un reddito adeguato negli ultimi anni, l’assenza di precedenti penali, la regolarità fiscale e l’assenza di motivi ostativi legati alla sicurezza della Repubblica.