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Emanuele De Maria aveva progettato tutto? Cosa non torna sul caso del detenuto «modello» di Bollate: parla il suo avvocato

Emanuele De Maria
Emanuele De Maria
Ci sarebbero stati contrasti con i colleghi all'hotel Brenta. Ma nonostante tutto, il 35enne era impegnato con il suo avvocato per stare quanto più tempo possibile fuori dal carcere di Bollate

Il suo futuro, Emanuele De Maria se lo immaginava fuori dal carcere, per quanto possibile con la sua condizione di detenuto del carcere di Bollate per omicidio. Stando almeno alla versione raccontata dal suo avvocato Daniele Tropea, il 35enne aveva ferma intenzione di chiedere appena possibile la semilibertà. Un’intenzione che poso sembra compatibile con l’ipotesi della procura di Milano, con il pm Francesco De Tommasi che ipotizza la premeditazione dietro l’aggressione del collega all’hotel Brenta. De Maria però non avrebbe progettato tutto questo, stando alle parole del suo avvocato. Della semilibertà «ne avevo parlato con lui poco tempo. Il mese prossimo avevo in programma di chiedere la semilibertà per il mio assistito».

La lite in hotel con il collega, la fuga e il suicidio

De Maria si è tolto la vita lanciandosi dalle terrazze del Duomo a Milano. Il 35enne lavorava con un permesso del carcere per l’hotel Brenta. È stato lì che ha accoltellato il collega, anche lui detenuti in permesso, Hani Nasr dopo una lite. Poi la fuga con l’altra collega, Chamila Wijesuriyauna, con cui avrebbe avuto una relazione sentimentale. La donna è stata poi trovata morta al parco Nord nel Comune di Cinisello Balsamo.

Come ha ottenuto il permesso al lavoro esterno al carcere

Da quanto risulta dagli atti giudiziari, De Maria, estradato dalla Germania in Italia il 6 aprile 2018, era stato condannato in via definitiva a 14 anni e 3 mesi con un presofferto di 2 mesi e 15 giorni. Dunque, quando è stato prelevato a Fiumicino per essere trasferito nel carcere di Secondigliano (Napoli), doveva espiare 14 anni e 15 giorni di reclusione, condanna in abbreviato per omicidio aggravato e minacce, aveva accoltellato nel 2016 una giovane tunisina. Il fine pena, al netto dei 465 giorni di liberazione anticipata, sarebbe stato il 12 dicembre 2030. Il 30 novembre 2021, il 35enne ha lasciato il penitenziario napoletano per l’istituto “modello” di Bollate, dove si trovano i detenuti considerati di pericolosità ridotta. L’ammissione al lavoro esterno gli è stata concessa dal magistrato di sorveglianza il 22 maggio di due anni fa. Il prossimo mese, l’intenzione del suo legale era presentare istanza per la semilibertà

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