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Lo psicologo? Non serve, c’è ChatGPT. L’allarme degli esperti sull’ultimo trend tra i ragazzi

12 Maggio 2025 - 10:14 Alba Romano
chatgpt psicologo
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L'ex presidente dell'Ordine degli Psicologi, David Lazzari, dà voce alle preoccupazioni: «L'AI può creare dipendenza, la terapia è un'altra cosa»

Cresce il numero di adolescenti che si rivolgono all’intelligenza artificiale per affrontare disagi emotivi e problemi psicologici. Un fenomeno silenzioso che inizia a preoccupare gli esperti. «Non esistono dati precisi ma l’abitudine di ricorrere all’intelligenza artificiale per problemi psicologici è documentata ampiamente, ne abbiamo tanti riscontri, è una realtà che si sta diffondendo anche in Italia», dichiara David Lazzari, psicoterapeuta ed ex presidente nazionale dell’Ordine degli psicologi, al Resto del Carlino. «Purtroppo, come ci sono stati problemi per l’uso e l’abuso prima di Internet e poi dei vari social, adesso ci stiamo confrontando con questo nuovo tema. Anche perché la tecnologia è talmente veloce che non abbiamo tempo per maturare consapevolezza», prosegue Lazzari a colloquio con Rita Bartolomei.

«Abbiamo il fiato sul collo, c’è sempre una nuova tecnologia»

L’ex presidente dell’Ordine degli psicologi si dice, infatti, preoccupato soprattutto per i tempi con cui si sviluppa la tecnologia. Ritmi decisamente diversi da quelli che il mondo della psicologia ha per riuscire a intervenire prontamente. «Abbiamo il fiato sul collo, c’è sempre una nuova tecnologia con cui bisogna confrontarsi. Siamo tutti un po’ principianti rispetto a questo. E non facciamo in tempo a maturare la consapevolezza che serve. Perché i ritmi della vita psichica e biologica sono più lenti», spiega Lazzari.

«L’AI crea dipendenza e non fa terapia»

«L’intelligenza artificiale sembra un giochino magico, tu fai domande e lei ti dà risposte anche accattivanti. Un po’ come se fosse la lampada di Aladino. Crea quasi dinamiche di dipendenza. Ma un conto è chiedere all’intelligenza artificiale notizie su dati tecnici o scientifici, altra cosa è interrogarla su questioni personali. Lì cominciano i problemi seri», commenta. Le risposte che può dare un chatbot, tiene a sottolineare l’esperto, non sono però un «aiuto psicologico» perché la terapia «è fatta di relazione e non di risposte a domande». E conclude: «Capitano in studio molto spesso ragazzi che ti dicono, fino ad oggi ho chiesto aiuto all’Ia, poi ho capito di aver bisogno di uno psicologo. Sono anche minorenni. Questo dato è sempre più diffuso».

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