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Record di pollini nelle città. Come distinguere tra allergia e raffreddore?

12 Maggio 2025 - 13:10 Gemma Argento
record polline allergie e raffreddore
record polline allergie e raffreddore
Dagli starnuti alla frequente lacrimazione, non è sempre semplice capire se si tratti di un virus o di un allergene

Lacrimazione, starnuti a raffica, frequenti stati di offuscamento. Sono alcuni dei principali sintomi con cui molte persone nelle settimane di primavera si ritrovano a combattere. Il 2025 sta assistendo a un’invasione particolarmente forte di pollini, molte città italiane si sono ritrovate sotto una vera e propria pioggia di polveri. Un problema segnalato nelle ultimi giorni anche dagli Stati Uniti dove si parla di una delle peggiori stagioni allergiche mai registrate, e nel Regno Unito che invece ha messo in guardia la popolazione su una vera e propria “bomba di polline” in arrivo. Nel frattempo i cittadini si ritrovano alle prese con sintomi sempre più fastidiosi che rendono complicata la sopravvivenza alle giornate dal primo clima mite. La difficoltà più grande però è riuscire a capire cosa stia succedendo davvero al nostro organismo quando i frequenti starnuti ci impediscono di respirare al meglio, o quando gli occhi cominciano improvvisamente a lacrimare e a bruciare. Allergia o raffreddore? Antistaminici o antimucolitici? I segnali possono spesso assomigliarsi, ma cause e trattamenti possono rivelarsi del tutto diversi.

Una primavera da record

In Italia la stagione dei pollini è esplosa con settimane d’anticipo e una forza inusuale. Secondo i dati raccolti da vari centri aerobiologici regionali, in città come Milano, Bologna, Firenze e Roma si registrano concentrazioni molto elevate di pollini da graminacee e da alberi come betulle, cipressi e platani. Il problema non riguarda solo le aree rurali o verdi: anche nei centri urbani, il polline trasportato dal vento si accumula e resta sospeso nell’aria per ore, aggravando i sintomi delle persone allergiche. Il 2025 è un anno in cui nemmeno la pioggia sembra offrire sollievo duraturo: la quantità presente è così alta che anche le precipitazioni non bastano a lavare via i pollini in modo efficace.

L’Italia sembra però non essere un’eccezione. Il National Allergy Bureau degli Stati Uniti ha registrato livelli di polline superiori alla media in quasi tutte le regioni del Paese, con impennate particolarmente evidenti lungo la costa est. I dati sono in linea con le previsioni scientifiche: negli ultimi anni, la stagione pollinica è diventata più lunga e intensa e il 2025 sembra battere ogni record. Già l’Asthma and Allergy Foundation of America (AAFA) aveva previsto nel suo ultimo report un anno brutale per allergie stagionali in tutto il paese.

Nel Regno Unito invece è il Met Office ad aver lanciato un avviso parlando di “pollen bomb”: il riferimento è all’ondata improvvisa e concentrata di pollini che pochi giorni fa ha colpito gran parte del Paese, con effetti visibili su milioni di persone che soffrono di allergie stagionali.

A livello globale, le cause sono sempre più chiare: il cambiamento climatico contribuisce in modo diretto a peggiorare la situazione. Temperature più miti in inverno, primavere anticipate, e un’atmosfera più ricca di CO₂ stimolano la crescita delle piante e aumentano la produzione di polline, che diventa anche più aggressivo dal punto di vista allergenico. Il risultato? Stagioni più lunghe, sintomi più intensi, popolazioni più esposte.

Cosa sono le allergie stagionali?

Per riuscire a distinguere un semplice raffreddore da un’allergia è bene sapere effettivamente da cosa sono provocate. L’allergia stagionale è un vero e proprio errore del nostro sistema immunitario: il polline in sé è una sostanza normalmente innocua, ma invece di essere ignorata dal nostro organismo viene identificata come una minaccia. A quel punto accade quello che rientra nel compito del sistema immunitario, difendersi: il nostro organismo rilascia la cosiddetta istamina e altre sostanze chimiche simili in grado di provocare una forte infiammazione, generando così sintomi come prurito, forti starnuti, lacrimazione e congestione nasale. In alcuni casi possono aggiungersi anche tosse secca e un senso di pressione nell’area dei seni nasali.

Cos’è il raffreddore?

Il raffreddore è una malattia infettiva causata da un virus. Riesce a trasmettersi da persona a persona attraverso le goccioline respiratorie andando quindi a colpire le vie aeree superiori del nostro sistema. Qui non si tratta di un errore del sistema immunitario che invece riconosce una reale minaccia nel virus con cui l’organismo è entrato in contatto. È proprio la nostra risposta difensiva a generare dei sintomi caratteristici come la congestione nasale, un senso di malessere diffuso, spesso anche mal di gola e tosse. Nei casi più acuti si degenera anche con febbre e brividi.

Come distinguere le allergie dal raffreddore?

  • La tempistica dei sintomi. Il raffreddore ha un decorso relativamente breve, con i sintomi che di solito raggiungono il picco entro due o tre giorni e si risolvono in circa una settimana o poco più. Quello che rende l’allergia diversa da una malattia infettiva è invece il suo carattere persistente e ciclico. Se vediamo i sintomi non risolversi in pochi giorni ma ripresentarsi spesso nel corso degli anni e durare intere settimane, si tratta di esposizione problematica a un allergene e non a un virus.
  • Rapidità dell’insorgenza. Mentre il raffreddore tende a manifestarsi gradualmente, con segnali generalmente intuibili, l’allergia può scatenarsi all’improvviso ad esempio dopo una passeggiata in campagna o una giornata ventosa.
  • Andamento “a tappe”. Un dettaglio importante del raffreddore è che i sintomi evolvono. Spesso si comincia con un po’ di mal di gola che poi si trasforma in naso chiuso o che cola e infine tosse. Questo andamento “a tappe” è molto diverso da quello delle allergie, i cui sintomi tendono invece ad essere costanti o fluttuare solo in base all’esposizione al polline. all’improvviso, ad esempio dopo una passeggiata in campagna o una giornata ventosa.
  • Prurito e tipologia dei sintomi. Nonostante la similitudine di diversi sintomi, che può creare così confusione, è importante sapere che le allergie non causano né febbre né dolori muscolari diffusi né stati influenzali in generale. Da tenere d’occhio invece è la componente pruriginosa: occhi, naso e gola che prudono insistentemente è un segno praticamente quasi esclusivo delle allergie.
  • Qualità del muco. Un altro indizio utile è l’aspetto del muco. Nel caso di allergia, le secrezioni nasali tendono a essere chiare, acquose e abbondanti. Questo perché il corpo sta reagendo a una sostanza percepita erroneamente come pericolosa e la produzione di muco è un modo per “espellere” l’allergene. Al contrario, durante un raffreddore il muco può iniziare simile, e quindi chiaro e fluido nei primi giorni, per poi tendere a diventare via via più denso e di colore giallastro o verdognolo. Questo soprattutto quando l’infezione virale attiva una risposta infiammatoria più marcata.

Come intervenire in caso di sintomi?

Di fronte a sintomi sospetti come quelli elencati, il comportamento da evitare è l’uso inappropriato di decongestionanti o antibiotici che potrebbero essere inutili o addirittura dannosi. Nel caso di sintomi che si avvicinano di più a un quadro allergico, il passo sarà quello di rivolgersi a un medico per poter procedere con eventuali test allergologici o esami di laboratorio.

Per chi soffre di allergia, la terapia più indicata in genere può essere quella dell’approccio combinato: ricorrere agli antistaminici ma anche evitare l’esposizione agli allergeni in questione, utilizzare spray corticosteroidi e tenere monitorati i livelli di polline. Esistono anche soluzioni naturali come i lavaggi nasali con soluzione salina che aiutano a rimuovere gli stessi allergeni dalle mucose. Sarà poi utile prendere piccoli ma essenziali accorgimenti: dalle finestre chiuse nelle ore più critiche agli occhiali da sole quando siamo all’aperto; dall’evitare di stendere il bucato fuori al cambiarsi i vestiti subito dopo essere rientrati in casa.

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