Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpFrancis KaufmannGaza
FACT-CHECKINGChemioterapiaMedicine alternativeTumori

La pericolosa bufala della chemioterapia che «alimenta» i tumori

15 Maggio 2025 - 11:41 Juanne Pili
Lo studio usato come "prova" non lo sostiene

Una vecchia e pericolosa narrazione ancora in circolazione su Facebook (per esempio qui, qui e qui), spesso diffusa da alcuni sostenitori delle medicine alternative, è quella secondo cui la chemioterapia sortirebbe effetti nocivi al punto da far sì che le cellule sane «alimentino la crescita dei tumori». Viene citato uno studio a sostegno della narrazione, nonostante non supporti la tesi. Lasciamo immaginare ai lettori quali conseguenze ci sarebbero nella salute di tanti pazienti se questo genere di narrazioni venisse preso sul serio.

Per chi ha fretta:

  • Diverse condivisioni citano uno studio che scoprirebbe come la chemioterapia nutrirebbe i tumori invece di combatterli.
  • Si cita anche una affermazione ambigua di un co-autore della ricerca che sembra avvalere la narrazione.
  • In realtà i ricercatori suggerivano ben altro. Il loro lavoro si proponeva nel 2012 di ottimizzare le terapie, cercando di comprendere come mai in certi casi si arrestano.

Analisi

Le condivisioni che sostengono come la chemioterapia provochi un effetto «backfire» agevolando i tumori che dovrebbe combattere si presentano con la seguente didascalia:

La chemioterapia ha l’effetto contrario: fa sì che le cellule sane alimentino la crescita dei tumori cancerosi
Da quando la chemioterapia è stata introdotta nella pratica della medicina occidentale, medici e oncologi hanno cercato di rispondere a questa assillante domanda: perché la chemioterapia sembra funzionare all’inizio, ma poi le cellule tumorali cancerose ricrescono in modo ancora più aggressivo mentre il corpo diventa resistente alla chemioterapia?
Si scopre che la chemioterapia danneggia le cellule sane, inducendole a secernere una proteina che accelera la crescita dei tumori cancerosi.
Questa proteina, soprannominata “WNT16B”, viene assorbita dalle cellule tumorali vicine, inducendole a “crescere, invadere e, cosa importante, resistere alla terapia successiva”, ha affermato Peter Nelson del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle. È il coautore dello studio che ha documentato questo fenomeno, pubblicato su Nature Medicine.
Questa proteina, si scopre, spiega perché i tumori cancerosi crescono in modo più aggressivo dopo i trattamenti chemioterapici. In sostanza, la chemioterapia trasforma le cellule sane in fabbriche di WNT16B che sfornano questa sostanza chimica “attivatrice” che accelera la crescita del tumore canceroso.
I risultati dello studio sono stati confermati con il cancro alla prostata, il cancro al seno e i tumori ovarici. Questa scoperta che la chemioterapia si ritorce contro accelerando la crescita del tumore canceroso è stata definita “completamente inaspettata” dagli scienziati.
La frode sulla chemioterapia svelata
Come NaturalNews ha spiegato nell’ultimo decennio, la chemioterapia è una frode medica. Invece di potenziare la risposta immunitaria dei pazienti, danneggia il sistema immunitario, causando la ricrescita dei tumori. Questa ultima ricerca conferma ulteriormente ciò che sappiamo da anni nella comunità della salute olistica: che la chemioterapia è, detto senza mezzi termini, un veleno. Non è un “trattamento”, non è una medicina e non è una prevenzione o una cura. È un veleno con praticamente nessun valore medicinale, tranne forse nell’uno o due percento dei casi di cancro.
L’effetto collaterale numero 1 della chemioterapia è, tra l’altro, il cancro. I centri oncologici dovrebbero tecnicamente essere rinominati “centri antiveleni” perché sono nel business dell’avvelenamento dei pazienti con un cocktail tossico di sostanze chimiche che la scienza moderna rivela essere un acceleratore della crescita del tumore!

La fonte della falsa narrazione

La fonte di questa sconvolgente “notizia” sulla chemioterapia che agevola i tumori invece di combatterli è un articolo del 2012 di Natural News, sito noto per la diffusione di disinformazione in ambito medico e non solo. Il meccanismo si spiegherebbe col fatto che il trattamento chemioterapico indurrebbe la produzione della proteina WNT16B. Questa porterebbe le cellule tumorali a «crescere, invadere e, cosa importante, resistere alla terapia successiva», secondo quanto affermato da Peter Nelson del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle. Il ricercatore è coautore di studio che avrebbe documentato tale fenomeno. Si cita quindi uno studio pubblicato su Nature Medicine. L’autore originale di Natural News, Mike Adams, non riporta alcun link, se non a una pagina di Yahoo News che non risulta più online.

Cosa dice realmente lo studio

È solo procedendo con una ricerca per parole chiave che siamo riusciti a recuperare per conto nostro lo studio in oggetto, risalente al 2012. Si trova anche una analisi critica di Oliver Childs per Cancer Research UK. Il paper tratta delle cellule benigne del microambiente tumorale, in particolare i fibroblasti, le quali rispondono al danno indotto dalla chemioterapia rilasciando la proteina WNT16B. Questa a sua volta agisce sulle cellule tumorali vicine, segnalando tramite la β-catenina, per aumentare la loro proliferazione, invasività e, crucialmente, la loro resistenza alla chemioterapia. Gli esperimenti in vitro e in vivo su cellule di carcinoma prostatico, mammario e ovarico dimostrerebbero inoltre, che la WNT16B promuove la transizione epitelio-mesenchimale (EMT) nelle cellule tumorali, che è associata a una maggiore aggressività. I risultati suggeriscono che mirare al microambiente tumorale o alla segnalazione di WNT16B potrebbe migliorare l’efficacia dei trattamenti antitumorali.

Lo studio non si schiera esplicitamente “a favore” o “contro” la chemioterapia. Questa si trova a essere piuttosto uno strumento per studiare la risposta del microambiente tumorale al danno genotossico. Per tanto i ricercatori suggeriscono di usare tali conoscenze per ottimizzare le terapie convenzionali potrebbero, al fine di migliorare le risposte al trattamento.

Secondo quanto riporta Childs, titoli come questi (pensiamo anche alle testate che riportarono male i risultati dello studio, come Nursing Times), che suggeriscono un fallimento della chemioterapia o come questa «incoraggi il cancro», non riflettono accuratamente i risultati della ricerca. Il lavoro scientifico in questione offre in realtà informazioni importanti su come il corpo possa sviluppare resistenza a questi trattamenti, il che è un risultato positivo per tutta la ricerca che è stata prodotta da allora fino a oggi.

«In effetti – continua Childs -, la ricerca condotta da scienziati statunitensi che ha scatenato la polemica 
non dimostra categoricamente che la chemioterapia renda il cancro più difficile da sconfiggere. Piuttosto, il lavoro fornisce agli scienziati una visione fondamentale su un modo in cui l’organismo può sviluppare resistenza alla chemioterapia, e potrebbe contribuire a spiegare perché a volte il trattamento non funziona più».

Conclusioni

Abbiamo visto che lo studio in oggetto è stato totalmente distorto dai detrattori della chemioterapia, spesso interessati a promuovere le proprie medicine alternative. I ricercatori infatti non invalidano l’efficacia della chemioterapia. Effettivamente se consideriamo il contesto, non lo dice nemmeno il co-autore del paper, Nelson, che gli autori della narrazione in oggetto citano a sproposito. Nessuno aveva intenzione di allontanare i pazienti dalla chemioterapia. L’obiettivo era invece quello di migliorare la comprensione della resistenza ai trattamenti per sviluppare terapie ancora più efficaci.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Meta per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Meta.

leggi anche