Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpEurovision Song ContestGazaPapa Leone XIV
POLITICAAnimaliFrancesco LollobrigidaGoverno MeloniPolitiche ambientali

Il senso di Lollobrigida per la caccia: dai fucili anche in spiaggia al ruolo della politica. Ecco il ddl da approvare entro l’estate

19 Maggio 2025 - 18:35 Bruno Gaetani
ddl caccia cosa prevede protesta associazioni
ddl caccia cosa prevede protesta associazioni
Il provvedimento dovrebbe arrivare in Cdm a maggio. La protesta delle associazioni ambientaliste

Fa discutere prima ancora del suo arrivo sul tavolo del Consiglio dei ministri il disegno di legge sulla caccia su cui è al lavoro il governo Meloni. La riforma messa a punto dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, stravolgerebbe l’attuale quadro di norme – quello che fa capo alla legge 157 del 1992 – e proprio per questo manda in allarme le principali associazioni ambientaliste e per i diritti degli animali. L’esecutivo punta a presentare il disegno di legge entro il mese di maggio, con l’obiettivo di approvarlo in Parlamento (inserendolo come allegato ambientale alla legge di Bilancio) entro la fine dell’estate, giusto in tempo per l’inizio della nuova stagione venatoria in autunno.

La riapertura dei roccoli

Ma cosa prevede il ddl sulla caccia a cui da mesi lavora il ministro Lollobrigida? La riforma – spiegano le associazioni, che hanno intercettato la bozza del provvedimento – consiste in diciotto articoli, guarda a un orizzonte di medio termine (il 2029) e non prevede alcun nuovo esborso di denaro da parte dello Stato. Una delle novità più controverse è contenuta negli articoli 4 e 5, che prevedono la riapertura dei roccoli, impianti di cattura degli uccelli spesso utilizzati in zone montane e vietati dall’Unione europea, che già aveva aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.  Il disegno di legge, inoltre, rimuove i limiti al numero di autorizzazioni regionali per la creazione di nuovi appostamenti fissi.

Caccia aperta nei territori del demanio

L’articolo 10 contiene una delle novità più temute dalle associazioni ambientaliste, perché – secondo quanto riporta Repubblica – permetterà di cacciare «nei territori e nelle foreste del demanio statale, regionale e degli enti pubblici in genere». La legge 157 del 1992, quella che attualmente regola la caccia, aveva annoverato zone dunali, foreste e praterie come aree protette e destinate agli escursionisti. Per non parlare del fatto che anche le spiagge, in via del tutto teorica, son considerate zone demaniali e quindi potenzialmente utilizzabili dai cacciatori per l’appostamento. Lo stesso articolo 10 inserisce un’altra novità: le gare di caccia con addestramento dei cani non sono considerati «esercizio venatorio» e possono svolgersi anche a caccia chiusa o di notte.

Silenziati gli organi scientifici

Con le nuove regole, il via libera ai piani venatori delle regioni non passa più dagli organi scientifici ma dalla politica. L’articolo 18 del ddl elimina infatti il parere vincolante di Ispra, l’organo scientifico che si occupa di protezione dell’ambiente, che viene sostituito con la valutazione del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale. Un organo di nomina politica e controllato direttamente dal ministero dell’Agricoltura. Lo stesso articolo 18 apre poi alla possibilità di estendere l’attività venatoria anche in primavera. Una novità che sarebbe in aperto contrasto con la direttiva uccelli dell’Unione europea.

La protesta delle associazioni ambientaliste

A intercettare la bozza del provvedimento sono le associazioni ENPA, LAC, LAV, Lipu e WWF Italia, che ora protestano contro il ddl all’esame del governo. «È un testo intriso di ideologia ed estremismo filo-venatorio che di fatto regala ai cacciatori la fauna selvatica e le aree naturali che la Costituzione riconosce come patrimonio di tutti e delle future generazioni, facendosi beffe della scienza e dei diritti dei cittadini», si legge in una dura nota pubblicata delle cinque sigle. Le associazioni ambientaliste parlano di una riforma «devastante», scritta «sotto dettatura delle frange più estreme dell’associazionismo venatorio e senza alcuna condivisione col mondo ambientalista». Il disegno di legge, continuano le associazioni, «presenta elementi di palese incostituzionalità e contrasta con le direttive europee in materia, ma evidentemente tutto questo non sembra interessare chi ci governa».

Foto copertina: Dreamstime/Splendens

leggi anche