«Il cancro alla prostata di Joe Biden? Impossibile non averlo visto»


Secondo il suo staff a Joe Biden il cancro alla prostata non era mai stato diagnosticato prima della scorsa settimana. Mentre 11 anni fa si era sottoposto a un test del sangue. Il portavoce dell’ex presidente degli Stato Uniti ha voluto così rispondere a Donald Trump. Il quale si era detto «sorpreso» che del tumore non si sapesse nulla. Ma c’è chi esprime dubbi su una diagnosi così tardiva. Perché la malattia è stata scoperta quando lo stato era ormai molto avanzato. E ci si domanda come mai l'(allora) uomo più potente del mondo, da sempre sottoposto a controlli medici, non abbia avuto per tempo una diagnosi per una malattia così comune.
Il grado 8 della classifica di Gleason
L’aspetto delle cellule tumorali al microscopio si valuta attraverso il cosiddetto grading. La scala di Gleason si basa su un punteggio da 2 a 10. Da 2 a 6 si parla di un tumore generalmente a crescita lenta e con scarsa tendenza a diffondersi a distanza. A 7 il tumore è di grado intermedio. Da 8 a 10: tumore molto aggressivo. Indica che le cellule tumorali hanno ormai raggiunto un livello di invasività in tutto il corpo. E caratteristiche istologiche di grande aggressività. Per questo, spiega la dottoressa Melania Rizzoli oggi sul Giornale, ci si domanda come è stato possibile che il carcinoma avanzato partito da un piccolo nodulo ghiandolare e arrivato alle ossa, non sia stato nemmeno ipotizzato durante gli screening.
Il Psa
Rizzoli spiega che il Psa, l’ecografia prostatica e la risonanza magnetica della ghiandola avrebbero potuto rilevare molto prima la malattia. «L’ultimo test Psa è stato fatto a Biden nel 2014. E prima di venerdì scorso non abbiamo avuto alcuna diagnosi di un tumore», spiega il portavoce. Secondo Rizzoli la guarigione è considerata impossibile dalla scienza. E sul ritardo le spiegazioni possono essere soltanto due. O la malattia era stata scoperta anni prima e non comunicato ufficialmente, ma trattato e curato durante la progressione della malattia. Oppure è necessario scegliere più accuratamente lo staff medico della Casa Bianca.
Il tumore alla prostata
L’ex parlamentare di Forza Italia spiega che il tumore alla prostata colpisce un uomo su otto ed è uno dei più diffusi nella popolazione maschile dopo i 50 anni. In Italia rappresenta il 19,5% di tutti i tumori nell’uomo, con stime di oltre 40mila nuovi casi l’anno a livello nazionale. Ma si può guarire. Nelle fasi iniziali è asintomatico. Gli altri test da effettuare sono la visita urologica con esplorazione rettale e l’ecografia e la RMN della prostata sospetta. I sintomi urinari sono difficoltà nella minzione, bisogno di urinare spesso, sensazione di non avere mai la vescica vuota e il sangue nelle urine.
La chirurgia
Tra i trattamenti c’è la chirurgia radicale o parziale, spesso eseguita in laparoscopia tramite chirurgia robotica. Tutto questo per Biden non è stato fatto. E così il presidente della Nazione più potente e più tecnologicamente avanzata in campo sanitario è diventato il paziente più sottovalutato dal punto di vista medico, diagnostico e terapeutico. O forse soltanto «il paziente più sfortunato della grande America», conclude Rizzoli.