Il Parlamento Ue frena (ancora) sul Green Deal. Alleggerita la carbon tax: saranno tassate solo le grandi aziende importatrici


Sulla carbon tax il Parlamento europeo tira il freno a mano, almeno per adesso. Bruxelles ha approvato la proposta di semplificare il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (Cbam), noto appunto come carbon tax, esentando dal pagamento delle tasse ambientali tutte le aziende che importano meno di 50 tonnellate di prodotto all’anno. È un vero e proprio plebiscito, con 564 voti a favore e solo 20 contrari durante una mini-plenaria, a dare il definitivo via libera al rallentamento dell’adozione di uno dei provvedimenti cardine del Green Deal. Viene così accolta la richiesta della Commissione Ue, avanzata lo scorso febbraio nell’ambito del pacchetto Omnibus e condivisa anche dall’Italia anche grazie al relatore Antonio Decaro. L’intenzione è di sostenere parallelamente la competitività dell’industria e spingere verso una progressiva decarbonizzazione, «semplificando le procedure per le imprese senza smantellare o indebolire il Meccanismo», ha commentato il presidente della Commissione per l’ambiente, il clima e la sicurezza alimentare.
L’Ue e l’aiuto alle piccole e medie imprese
Una mano tesa verso i piccoli importatori di merci, così è stata presentata l’esenzione dalla carbon tax per chi importa da Paesi terzi meno di 50 tonnellate di prodotti. In realtà, secondo la Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, la misura riuscirà ad abbracciare circa il 90% delle aziende importatrici sparse per l’Ue, esclusi i grandi acquirenti di elettricità e idrogeno. A febbraio, oltre alla introduzione dell’esenzione, l’esecutivo europeo aveva richiesto la posticipazione di un anno – dal 2026 al 2027 – dell’ingresso a pieno regime del Meccanismo di aggiustamento. Due deroghe al piano previsto dal Green Deal che, secondo Bruxelles, consentirebbero in ogni caso di raggiungere l’obiettivo di coprire il 99% delle emissioni totali di anidride carbonica che derivano dall’import di ferro, cemento, fertilizzati, acciaio e alluminio. Tra i seggi tricolori, gli eurodeputati hanno votato tutti a favore tranne i leghisti Paolo Borchia, Susanna Ceccardi, Aldo Patriciello, Silvia Sardone, Isabella Tovaglieri e Roberto Vannacci che si sono astenuti.
Che cos’è la «carbon tax» europea
Pilastro imprescindibile dell’agenda green a dodici stelle, il Cbam è di fatto una tassa ambientale che ha il duplice obiettivo di incentivare l’utilizzo di energia pulita e di limitare il vantaggio competitivo di chi, producendo i Paesi extra-Ue, non deve sottostare alle regole ambientali più rigide del Vecchio Continente. Con l’ulteriore funzione di «evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e incentivare l’azione per il clima al di fuori dell’Ue». La carbon tax, in poche parole, obbliga le aziende europee che importano più di 50 tonnellate di prodotto all’anno ad acquistare «certificati di CO2», direttamente collegati ai Paesi da cui acquistano i prodotti. Più un prodotto è realizzato tramite processi inquinati, quindi, più un’azienda dovrà pagare in carbon tax. Dopo una fase transitoria, in cui l’Unione europea aveva iniziato ad applicare il Cbam, l’adozione definitiva della tassa ambientale sarebbe prevista per il 2026. L’Eurocamera, ora, inizierà un negoziato con i Paesi dell’Unione europea, che ancora devono adottare la loro posizione, in vista del Consiglio Affari Generali del 27 maggio.