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Garlasco, l’ex maresciallo: «Indagavo sulle gemelle Cappa, sono stato fermato»

franco marchetto gemelle paola cappa stefania cappa chiara poggi garlasco
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Franco Marchetto ha ricevuto tre condanne, di cui una per il caso. I Poggi gli hanno chiesto 40 mila euro di danni, «La procura ci stupirà»

Franco Marchetto comandava la stazione dei carabinieri di Garlasco nel 2007. Il 13 agosto di quell’anno Chiara Poggi è stata uccisa. Il maresciallo successivamente è stato condannato tre volte. E ha qualcosa da dire sulla riapertura delle indagini e su Andrea Sempio. «La procura di Pavia ha in mano molto, e ci stupirà. E i carabinieri di Milano vogliono scrivere la parola fine, non una parola qualsiasi. Finora c’è stato un colpevole, non il colpevole. O i colpevoli. E quando si saprà la verità si scoprirà, si capirà anche il male che è stato fatto a me, da chi e il motivo», dice oggi a Massimo Pisa su Repubblica.

Franco Marchetto

Marchetto è in pensione. Ha una medaglietta da soldato: «La metti quando vai in guerra. La toglierò solo quando questa storia sarà alle spalle». Secondo il maresciallo si capirà chi ha ucciso Chiara soltanto quando salterà fuori il movente. Che «farà male a due famiglie». All’epoca delle indagini ebbe un contrasto con il capitano della compagnia di Vigevano Gennaro Cassese. Le denunce reciproche sono state archiviate. Marchetto però all’epoca dovette lasciare l’inchiesta. E successivamente ha ricevuto tre condanne. Mentre era in malattia venne trovato dal suo sostituto nel night La Palanca. Nell’occasione ha ricevuto una condanna per favoreggiamento della prostituzione. Poi ne ha un altra per peculato.

Favoreggiamento, peculato, falsa testimonianza

«Per aver prestato a Silvia Sempio, zia di Andrea e mia amica, un gps con cui mi disse di voler controllare la famiglia, e invece pedinò il marito che lo scoprì». E per falsa testimonianza: «Ero in caserma quando venne interrogata la signora Franca Bermani, quella che parlò della bici nera da donna con le molle cromate. La portai io sul ballatoio della caserma ma lei non mi conosceva, e non mi riconobbe. Adesso, nove anni dopo la condanna, mi è arrivata la richiesta di risarcimento da 40mila euro alla famiglia Poggi. Una cosa che mi amareggia. Perché mi sono stati chiesti i soldi proprio ora che mi sto interessando al caso. Per me, è come se fosse la mia ultima indagine».

Le Iene

È Marchetto che ha messo in contatto Le Iene con il testimone del canale di Tromello. Intanto gestisce il Blu Bar a Garlasco. Dice che il paese «si è sempre diviso su Stasi tra innocentisti e colpevolisti. Molti più i primi. Le stesse persone che mi dicevano di guardare in direzione delle gemelle Cappa». A Stasi Marchetto chiese della ragazza appena trovata morta «e mi parlò del volto pallido. Allora gli mostrai la foto e chiesi: è questa, stronzo? Oggi ho realizzato che quel ragazzino era nel panico ma all’epoca avrei voluto insistere. Solo che fu subito messo in una stanza con i ge nitori. Un errore da dilettanti».

La bicicletta

Il giorno dopo Marchetto va a vedere la bici nera della famiglia Stasi nell’autofficina del padre Nicola. «Era diversa. Non la sequestrai io ma nemmeno i colleghi di Vigevano, in seguito». Poi le gemelle. «C’era il testimone che smentiva i movimenti della loro madre, quella mattina. E Muschitta (il primo testimone che poi ritrattò, ndr) che descrisse Stefania in bici con troppi dettagli per mentire. Bisognava entrare in casa loro, bisognava indagare a 360 gradi ma il capitano Cassese disse: tengono l’alibi. Ma chi lo ha mai verificato?». Infine, Sempio. «Mai sentito finché non lo hanno indagato. Ma lui e il suo gruppo erano tutti ragazzini».