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Un assistente parlamentare di Pina Picierno indagato nell’inchiesta sul sindaco di Sorrento

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Giuseppe Razzano avrebbe partecipato a un appalto senza che la società avesse i requisiti

C’è anche un collaboratore dell’europarlamentare del Partito Democratico Pina Picierno tra gli indagati nell’inchiesta su Massimo Coppola. Il sindaco di Sorrento è stato arrestato dalla Guardia di Finanza insieme al suo staffista Francesco Di Maio per una mazzetta da 6 mila euro intascata da un imprenditore. Le fiamme gialle hanno perquisito 22 persone nell’ambito dell’inchiesta della procura di Torre Annunziata.

Giuseppe Razzano

Tra le 22 persone perquisite dall’ufficio del procuratore Nunzio Fragliasso compare anche Giuseppe Razzano, 43 anni. È il rappresentante legale della società Comunicando, che nel 2021 si è aggiudicata l’appalto per la promozione del “Brand Sorrento”, uno di quelli finiti nel mirino degli investigatori. Si tratta di una società di consulenza che si occupa di organizzazione e pianificazione di campagne di comunicazione e pubblicitarie. Avrebbe vinto un bando del comune senza avere i requisiti richiesti nel bando di gara. Razzano è anche assistente della vicepresidente del Parlamento Europeo.

Il fatturato

Una delle regole per partecipare alla gara era che il fatturato delle aziende dovesse essere pari al valore posto alla base dell’asta per gli ultimi tre esercizi. Il bando è stato aggiudicato a metà giugno 2021, ma la società aveva iniziato a operare solo dal 3 novembre 2020. Altre irregolarità sono state trovate nell’affidamento diretto di altri appalti. Nella storia c’è anche Raffaele Guida, ovvero “Lello il sensitivo” come veniva chiamato in tv e sui social. Si spacciava per veggente. Aveva 167 mila euro nascosti in un tavolo da biliardo. C’è voluto un cash dog di nome Gringo per trovarli nell’incavo.

Il sindaco

Altri 34 mila si trovavano a casa di Coppola. I soldi intascati in flagranza invece venivano da un imprenditore per un appalto sulla refezione scolastica. Solo una parte dei 120 mila euro totali per un appalto da 4,5 milioni di euro. Gli indagati sono 25. Un’associazione culturale riceveva affidi dal comune e funzionava da bancomat per il sindaco.

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