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Obesità, Cina batte Stati Uniti: il boom di casi e la corsa all’oro delle Big Pharma

25 Maggio 2025 - 12:30 Gemma Argento
Cina persone strada
Cina persone strada
Con oltre 600 milioni di adulti cinesi in sovrappeso o obesi, la Cina è diventata il nuovo epicentro di una crisi sanitaria nel mirino dei colossi farmaceutici

Negli ultimi mesi un cambio di passo prima silenzioso, poi dirompente, ha attraversato il mondo della medicina e dell’economia. I farmaci anti-obesità, un tempo relegati a un angolo della farmacologia metabolica, sono diventati il cuore pulsante di una corsa globale con pochi precedenti. Le molecole nate per il diabete hanno cambiato pelle: ora sono strumenti di trasformazione corporea, oggetti del desiderio e soprattutto leve di un mercato in espansione vertiginosa. Semaglutide e tirzepatide, nomi fino a ieri noti solo agli specialisti, oggi riecheggiano nelle conference call dei colossi farmaceutici e nelle pagine economiche dei quotidiani finanziari.

L’obesità, intanto, ha smesso di essere raccontata come un problema individuale. Si è fatta malattia riconosciuta, tracciabile, trattabile. I parametri clinici si aggiornano e la stessa pratica di diagnosi si è aperta all’idea del peso corporeo come segno di fattore di rischio misurabile e punto di accesso a una nuova era terapeutica.

In questo scenario in fermento, mentre l’Occidente cavalca il boom anti obesità, gli occhi dell’industria si stanno spostando a Est: è in Cina che la crisi dell’obesità ha assunto proporzioni ben superiori anche agli Stati Uniti.

Nel Paese più popoloso del mondo, più della metà degli adulti risulta attualmente in sovrappeso o obesa. Un quadro clinico che secondo gli esperti entro il 2030 prevederà quasi 900 milioni persone a rischio: una sfida certo sanitaria ma anche dall’enorme potenziale economico, già entrato nel mirino delle big pharma.

La prima mossa: Novo Nordisk apre il mercato

A muoversi per prima è stata Novo Nordisk, la casa farmaceutica danese che ha rivoluzionato il trattamento del diabete e, oggi, domina la scena dei farmaci anti-obesità. Il suo prodotto di punta, Wegovy, è stato approvato in Cina nel novembre 2024, entrando in un mercato affamato di soluzioni rapide ed efficaci. I risultati sono arrivati subito: nel solo 2023, i ricavi dell’azienda nel Paese sono saliti del 13%, raggiungendo l’equivalente di 2,6 miliardi di dollari.

Ma il vantaggio competitivo potrebbe avere i giorni contati. Il 20 marzo 2026 scadrà il brevetto che protegge semaglutide, il principio attivo alla base di Wegovy e del suo “fratello” Ozempic. Da quel momento, si aprirà la strada ai produttori locali e la Cina si prepara a fare sul serio.

L’assalto cinese: da generici a protagonisti

Nel silenzio delle sale cliniche e dei laboratori biotech, almeno 15 aziende cinesi stanno correndo per produrre le proprie versioni di semaglutide. Alcune sono già piuttosto avanti. Mentre Huadong Medicine è in fase finale di sperimentazione, Hangzhou Jiuyuan Gene Engineering ha già chiesto l’approvazione per un farmaco che dichiara efficace e sicuro quanto Ozempic. Dietro di loro, una lunga lista di startup e big locali si prepara a lanciare le proprie alternative.

Una sfida di mercato ma anche una vera e propria trasformazione industriale. Per decenni, le aziende farmaceutiche cinesi sono state viste come produttori di generici a basso costo, imitatori più che innovatori. Oggi le cose stanno cambiando con l’investimento di gruppi come come BeiGene e Junshi Biosciences che hanno già ottenuto approvazioni in Usa ed Europa per farmaci in aree complesse come oncologia e immunoterapia.

Sull’obesità la posta in gioco è ancora più alta: diventare leader anche in un segmento di massa come quello della lotta per il dimagrimento.

Un mercato in fermento

Il fermento si riflette anche nei mercati finanziari. Negli ultimi sei mesi, le azioni di Huadong Medicine sono cresciute di circa il 25%, mentre Hangzhou Jiuyuan ha visto aumentare il proprio valore di oltre un terzo rispetto ai minimi dell’anno precedente. Gli investitori stanno scommettendo sul fatto che la domanda interna esploderà — e che la Cina potrà anche estendere la sua influenza verso altri mercati emergenti, come l’India, dove l’obesità sta diventando un problema sanitario serio.

Obesità in Cina: un’epidemia metabolica in crescita

La Cina sta affrontando una transizione nutrizionale e metabolica di proporzioni storiche. Nel 2024 la Commissione Sanitaria Nazionale cinese ha pubblicato per la prima volta linee guida ufficiali per la diagnosi e il trattamento dell’obesità. L’iniziativa rappresenta un passo significativo nel riconoscimento dell’obesità come una questione di salute pubblica prioritaria del Paese. Secondo il Chinese Nutrition and Chronic Disease Report, pubblicato dalla Commissione sanitaria nazionale, già nel 2020 oltre il 50% della popolazione adulta risultava in sovrappeso o obesa. Le proiezioni indicano che entro il 2030 circa due terzi degli adulti cinesi potrebbero essere affetti da eccesso di peso, con un incremento preoccupante anche tra bambini e adolescenti .

L’obesità, in questo contesto, non è solo una questione estetica o di benessere individuale. È il principale fattore di rischio modificabile per una serie di patologie croniche che stanno cambiando il profilo epidemiologico del Paese. Il diabete di tipo 2 colpisce oggi oltre 140 milioni di cinesi, secondo dati della International Diabetes Federation, e si stima che più della metà dei casi sia legata a sovrappeso o obesità. A questo si aggiungono ipertensione, dislipidemie, apnea notturna, patologie articolari e un impatto crescente sulla salute mentale.

Un altro elemento allarmante è l’età media di insorgenza dell’obesità: in Cina, si sta abbassando. I casi infantili sono più che raddoppiati negli ultimi 10 anni, e il sovrappeso in età scolastica è considerato uno dei principali problemi di salute pubblica del decennio in corso. Il che significa che molte delle complicanze tradizionalmente associate all’età adulta, come il diabete o le malattie cardiovascolari, stanno comparendo prima dei 40 anni.

L’altra faccia del boom: il peso (anche) economico della crisi sanitaria

Tutto questo accade mentre il sistema sanitario cinese fatica a tenere il passo con la più grande epidemia di obesità della sua storia. E le stime non rassicurano: entro il 2030, il costo sanitario legato all’obesità potrebbe superare i 400 miliardi di yuan all’anno.

Secondo uno studio pubblicato su BMC Public Health nel 2018 i costi sanitari annuali per persona associati al sovrappeso e all’obesità erano rispettivamente di circa 607,51 e 639,28 dollari statunitensi. Costi che rappresentavano il 3,9% delle spese sanitarie totali e il 4,31% delle spese non ospedaliere. In particolare, l’obesità comportava un aumento significativo dei costi sanitari per gli adulti di mezza età e gli anziani

Le proiezioni ora indicano che entro il 2030 i costi legati al trattamento dell’obesità potrebbero raggiungere il 22% del budget sanitario totale della Cina, pari a circa 418 miliardi di yuan. Un aumento attribuito alla crescente prevalenza dell’obesità e alle sue complicanze associate, come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e altri disturbi cronici.

La ricerca pubblicata su Nature descrive bene come l’impatto economico dell’obesità si estende oltre i costi sanitari diretti: la stima sui costi parla di circa 4,3 miliardi di dollari statunitensi, pari al 6,3% del PIL. Numeri che includono l’assenteismo lavorativo, la ridotta produttività e l’aumento delle spese sociali.

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