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Emergenza carceri, il nuovo report di Antigone: «Sovraffollamento al 133%, 91 suicidi nel 2024 e record di detenuti minori»

Secondo l'ultimo rapporto dell’associazione che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, solo 36 carceri su 189 non sono sovraffollate: 58 hanno un tasso superiore al 150%

«I detenuti sono senza respiro, gli operatori sono senza respiro». Camicia con queste parole, l’ultimo report pubblicato giovedì 29 maggio dall’associazione Antigone, dal titolo, appunto, “Senza respiro”, che fotografa, ancora una volta, una realtà carceraria italiana sempre più critica, segnata da sovraffollamento, carenze strutturali, disagio psichico e da un aumento di detenuti minori negli IPM della Penisola. Secondo i dati raccolti dal rapporto, il sovraffollamento con la carenza di strutture adeguate resta uno dei principali problemi: con oltre 62mila detenuti (5mila unità in più in due anni) e una capienza che continua a ridursi (900 posti in meno nello stesso periodo), il tasso medio di affollamento reale tocca il 133%. La situazione è particolarmente grave in almeno 30 degli istituti visitati da Antigone, dove le celle non garantiscono nemmeno i tre metri quadri calpestabili per persona. In ben 12 strutture sono state rilevate celle prive di riscaldamento, e in 43 mancava l’acqua calda. 

Solo 36 delle 189 carceri non risultano affollate

Solo 36 delle 189 carceri italiane non risultano sovraffollate, mentre 58 presentano un tasso superiore al 150%, con l’istituto di San Vittore in testa alla classifica negativa, seguito da Foggia e Lucca. Nemmeno i nuovi padiglioni pre-fabbricati in arrivo sembrano offrire una soluzione: già in fase progettuale, denunciano dall’associazione, questi spazi prevedono meno di sei metri quadri per detenuto, risultando sovraffollati già da progetto. Un paradosso che denuncia una pianificazione inadeguata e lontana dai principi di umanità e reinserimento. «Il sistema penitenziario deve tornare a respirare, altrimenti rischia una pericolosissima implosione», si legge nel rapporto.

Il carcere è la misura cautelare più utilizzata

Il disagio crescente si riflette anche nella mobilitazione dei detenuti: nel 2024 si sono contati circa 1.500 episodi di protesta collettiva non violenta. Dopo l’entrata in vigore del nuovo “Decreto sicurezza”, dal 12 al 30 aprile si sono verificati cinque episodi di protesta collettiva, coinvolgendo circa 80 detenuti. Il numero dei reati per ogni detenuto è pari a 2,4: i più commessi sono quelli contro il patrimonio. Continuano a calare i detenuti in custodia cautelare: quelli con sentenza passata in giudicato, che erano il 71,7% alla fine del 2023, sono saliti al 73,5% alla fine del 2024. Dunque le persone in attesa di giudizio e presunte innocenti sono il 26,5%. Sono 9.475 quelli in attesa di primo giudizio, con la custodia cautelare che pesa maggiormente sugli stranieri. Il carcere resta la misura cautelare più applicata, coinvolgendo il 28,9% degli imputati. Un dato allarmante, soprattutto se si considera che nel 12% dei casi la detenzione si conclude senza condanna. Alla fine del 2024, il 26,5% della popolazione carceraria era in attesa di giudizio. La custodia cautelare continua a colpire in maniera sproporzionata i detenuti stranieri.

Allarme giovani e minorenni: +54% in due anni

Il capitolo più preoccupante riguarda il sistema penale minorile. Gli Istituti Penali per Minorenni (Ipm) sono al limite: 611 i giovani detenuti a fine aprile, con un incremento del 54% in due anni. Di questi, 27 sono ragazze e circa la metà sono minori stranieri non accompagnati. Nove Ipm su 17 sono sovraffollati: a Milano Beccaria e Cagliari il tasso tocca il 150%. Cresce anche il numero dei maggiorenni che restano nei circuiti minorili o vengono trasferiti nelle carceri per adulti.

Le sezioni femminili, gli stranieri 

Tra le circa 2.700 donne detenute, l’80% vive in sezioni femminili all’interno di carceri maschili. Sono undici i bambini che risiedono con le madri in carcere, nove dei quali figli di donne straniere. A ottobre 2023 erano 66 i detenuti uomini che avevano dichiarato la propria omosessualità. Di questi, la metà in “sezioni protette promiscue”, ossia nelle sezioni destinate ad autori di reati che provocano disapprovazione sociale (ad esempio, i reati sessuali), o in sezioni comuni. Le donne trans (70), invece, risultano ancora tutte recluse in strutture maschili. Gli stranieri – secondo il report – rappresentano invece il 31,6% della popolazione detenuta, a fronte di una presenza nazionale dello 0,4%. Il supporto culturale è quasi assente: solo 1,7 mediatori ogni cento detenuti stranieri. In generale sono 963 gli educatori, in media meno di uno ogni 64 detenuti, mentre mancano 96 direttori di carceri. Lavora meno di un detenuto su tre, quasi tutti per il Dap e solo lo 0,4% (249) è impiegato per aziende private. 

La salute mentale e i suicidi

Altri dati drammatici riguardano la salute mentale in carcere: nel 2024 l’autolesionismo è aumentato del 4,1% rispetto al 2023. Il 2024, con 91 suicidi, è l’anno con più morti in carcere di sempre (tra gennaio e maggio 2025, almeno 33 persone si sono tolte la vita in carcere).

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