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ChatGPT e l’impatto sul cervello: «Attività cerebrale ridotta fino al 55% e rischi nel lungo periodo»

21 Giugno 2025 - 09:11 Bruno Gaetani
chatgpt studio mit effetti cervello
chatgpt studio mit effetti cervello
Lo studio del Mit sul popolare chatbot: "scaricare" lo sforzo cognitivo sull'IA peggiora le prestazioni del cervello e la memoria

Chiedere aiuto a ChatGPT per scrivere un testo farà anche risparmiare tempo e fatica, ma sul lungo periodo il cervello rischia di pagare un prezzo elevato. È questa la conclusione a cui è giunto un esperimento del MIT Media Lab, secondo cui il ricorso eccessivo ai chatbot basati su intelligenza artificiale riducono l’attività cerebrale e limitano le capacità di apprendimento. Lo studio dell’università americana solleva una questione piuttosto rilevante soprattutto per le nuove generazioni, che fanno sempre più affidamento ai software di IA anche a scuola.

Lo studio del MIT

Per studiare gli effetti di ChatGPT sul cervello umano, i ricercatori del MIT hanno coinvolto 54 studenti, tutti incaricati di scrivere un saggio simile a quelli che vengono richiesti dal Sat (Scholastic Assessment Test), il test attitudinale standardizzato per l’ammissione alle università statunitensi. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: il primo ha utilizzato ChatGPT, il secondo ha utilizzato motori di ricerca tradizionali e il terzo gruppo ha scritto il saggio senza alcun ausilio esterno. Durante la fase di scrittura, i ricercatori monitoravano l’attività cerebrale degli studenti tramite dispositivi Eeg (elettroencefalogramma).

Come cambia l’attività cerebrale quando usiamo l’IA

I risultati dell’esperimento sono stati piuttosto eloquenti. Tra i gruppi che hanno utilizzato ChatGPT per scrivere il saggio, la connettività cerebrale è diminuita fino al 55% rispetto ai gruppi che facevano affidamento esclusivamente sulla propria creatività. Anzi, sono proprio questi ultimi ad aver fatto registrare le reti neutrali più robuste ed estese, mentre i soggetti che hanno usato motori di ricerca hanno mostrato un’attività cerebrale intermedia. Questi dati sono stati interpretati dai ricercatori del MIT con una spiegazione molto semplice: il gruppo che ha avuto accesso a ChatGPT ha riportato una connettività cerebrale più bassa semplicemente perché l’IA ha assorbita buona parte del loro sforzo cognitivo.

Gli effetti sul lungo termine

In una seconda fase dell’esperimento, le persone che avevano accesso all’IA sono passate al lavoro non assistito, e viceversa. Anche dopo questo passaggio, gli studenti che avevano potuto usufruire dell’aiuto di ChatGPT hanno mostrato minore connettività cerebrale e una peggiore memoria. Segno, secondo i ricercatori, che l’uso eccessivo dell’IA può avere conseguenze negative per l’apprendimento anche sul lungo termine. Al contrario, i partecipanti che sono passati dalla scrittura “semplice” all’uso di ChatGPT hanno continuato a far registrare una buona attivazione delle regioni cerebrali associate alla creatività, all’elaborazione semantica e alla memoria.

Foto copertina: Dreamstime/Rokas Tenys

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