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La madre e la zia delle gemelle Cappa intercettate: «Così ci siete dentro voi». La spavalderia di Stefania: «Ora che mi processano, sono già in America»

25 Giugno 2025 - 12:51 Filippo di Chio
garlasco chiara poggi stefania cappa
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Le parole di Maria Rosa Poggi e la sorella Carla in un'intercettazione diffusa dal Tempo nell'inchiesta su Garlasco. Le telefonate a un anno dalla morte di Chiara Poggi. La cugina Stefania parla della pm Rita Muscio e dell'ipotesi di essere indagata

«A loro tanto fa comodo spostare l’orario di quando è morta Chiara. Perché se Chiara è morta alle 9.30-10, ci siete dentro voi altri». È il 12 febbraio 2008 quando Maria Rosa Poggi, madre delle gemelle Stefania e Paola Cappa, telefona alla sorella Carla. L’argomento è sempre lo stesso: le indagini sull’omicidio della nipote 26enne nella villetta di via Pascoli a Garlasco, avvenuto la mattina del 13 agosto 2007. L’ipotesi ventilata dalle due donne è semplice: se l’orario della morte della giovane fosse fissato dagli investigatori prima delle 10 di mattina, le sorelle Cappa – e forse la stessa Maria Rosa Poggi – non avrebbero alibi sufficientemente solidi da allontanare i sospetti. Invece, ammette Carla Poggi, «se metti l’orario più tardi lui è dentro in pieno. Che poi la Paola… la Stefania era al telefono e tu… a fare le commissioni». Il riferimento è ovviamente all’allora fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni.

L’orario del delitto e i dubbi delle sorelle: «Tu avevi tutti gli scontrini?»

È Rita Cavallaro, su Il Tempo, a riportare le parole di quella conversazione. Un dialogo che ruota intorno a un orario, quello delle 9.30, che nelle nuove indagini sul delitto di Garlasco. In un’intercettazione ambientale del dialogo tra Stefania Cappa e Alberto Stasi, che gli inquirenti hanno appositamente fatto incontrare in caserma, la giovane cugina della vittima ipotizza che la morte sia avvenuta durante una presunta rapina nella villetta dei Poggi. L’orario da lei individuato con precisione, pur non essendo a conoscenza degli atti, sono proprio le 9.30. L’orario del delitto, secondo la Cassazione, sarebbe fissato tra le 9.12 e le 9.36. Maria Rosa e Carla Poggi parlano degli interrogatori «di quattro ore» e lasciano trasparire la paura di essere in qualche modo coinvolte nell’indagine. «Ma tu non avevi tutti gli scontrini di tutto quello che avevi fatto?», chiede Carla alla madre delle gemelle. E poi ancora: «Comunque non è che hai fatto delle cose che ti debba rinviare a giudizio per qualcosa?». Maria Rosa spiega: «Io non ho niente da nascondere. (La pm Muscio, ndr) mi ha detto: “Chi è questo numero di telefono? Chi è quest’altro?”… Poi mi è venuto in mente tutto… mi credi che mi sento la spada di Damocle sul collo…».

Stefania Cappa all’amico: «Mi faceva domande e non mi ricordavo… allora andavo a logica»

Ma le intercettazioni non si fermano certo alla madre delle gemelle. Paola e Stefania Cappa sembrano momentaneamente rientrare tra le persone di interesse per la procura di Pavia, che – come racconta la madre alla zia Carla Poggi – tentano di approfondire le stampelle e il tutore che tenevano bloccata Paola in quelle settimane. Gli inquirenti ascoltano anche numerose telefonate di Stefania. In una, nel febbraio 2008, la giovane piange con un’amica: «Guarda Ceci sto proprio di merda… cioé io comunque in questo mesi ho tentato un po’ di rifarmi la mia vita di… un po’ di tutto». A un amico, in quegli stessi giorni, racconta gli interrogatori della pm Rosa Muscio: «Lei addirittura… a dover dire la verità perché se dichiara il falso sarà usato contro di lei al processo, ma va a fanculo va! Le volevo dire ma mettiti un dito nel culo! Che ora che fai… che fai il processo io sono già espatriata in America e non mi vedi neanche, deficiente!». L’amico la rassicura, ricordandole che «tanto lei non c’entra un cazzo di niente». Al che Stefania Cappa risponde: «No, ma al di là di quello, magari mi faceva delle domande e io non mi ricordavo… e allora andavo un po’ a logica».

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