L’intelligence Ue: «Uranio arricchito intatto, l’Iran l’aveva spostato prima del raid Usa». Khamenei: «Abbiamo vinto noi». Ma Trump tira dritto


«Nonostante tutto quel clamore, nonostante tutte quelle affermazioni, il regime israeliano, sotto i colpi della Repubblica Islamica, è quasi crollato ed è stato schiacciato». Interviene così Alì Khamenei, guida suprema dell’Iran, nel suo primo messaggio televisivo alla nazione dopo la tregua siglata con Israele e mediata dagli Stati Uniti. Prima del discorso di oggi, giovedì 26 giugno, l’ayatollah era scomparso dalla scena pubblica per oltre una settimana. Un silenzio insolito, che secondo il New York Times aveva creato molta preoccupazione tra i cittadini della Repubblica Islamica. «La gente è molto preoccupata per il leader supremo», ha ammesso un conduttore televisivo sulla tv di Stato iraniana.
«Uno schiaffo agli Usa»
Nel discorso, pronunciato forse da un bunker, Khamenei rivendica anche la vittoria contro gli Stati Uniti: «Le seconde congratulazioni sono per la vittoria del nostro caro Iran sul regime americano. Il regime americano è entrato in guerra aperta perché sentiva che, se non l’avesse fatto, il regime sionista sarebbe stato completamente distrutto. Tuttavia, non ha ottenuto nulla da questa guerra. Anche in questo caso, la Repubblica Islamica è uscita vittoriosa e, in cambio, ha dato un duro schiaffo in faccia all’America».
La Cia: «Siti nucleari iraniani devastati»
Nel frattempo continuano ad arrivare valutazioni discordanti sull’esito dei bombardamenti ordinati sabato scorso da Donald Trump contro l’Iran. John Ratcliffe, direttore della Cia, ha detto che la sua agenzia ha raccolto una serie di prove che proverebbero che «i siti nucleari dell’Iran sono stati devastati e ci vorranno anni per ricostruirli». Il segretario alla Difesa Pete Hesgseth ha tenuto dal canto suo una conferenza stampa appositamente per ribadire tale teoria, e per scagliarsi contri i media che avrebbero «screditato» l’operazione condotta dai «coraggiosi piloti» americani. Ma proprio nelle stesse ore filtrano nuove rivelazioni ben meno ottimistiche: secondo valutazioni preliminari d’intelligence europea, infatti, le riserve di uranio altamente arricchito dell’Iran sarebbero in gran parte intatte dopo gli attacchi Usa, e questo perché Teheran aveva provveduto a spostare quelle risorse da Fordow verso «diversi altri siti» prima che partissero i bombardieri di Trump. A rivelarlo è il Financial Times, che pure precisa come i governi europei siano ancora in attesa di un più completo rapporto d’intelligence.
Stop alla collaborazione tra Iran e Aiea
Giovedì 26 giugno, il Consiglio dei guardiani della rivoluzione – organo esecutivo supremo dell’Iran – ha ratificato la legge approvata nei giorni scorsi dal parlamento di Teheran che prevede la sospensione della cooperazione sui programmi nucleari iraniani con l’Aiea, l’agenzia dell’Onu che si occupa di energia atomica. Una decisione presa in seguito agli attacchi di Israele – che possiede armi nucleari e non aderisce al trattato di non proliferazione – e alle accuse rivolte dall’argentino Rafael Grossi, capo dell’Aiea, proprio nei confronti della Repubblica islamica.
Teheran tira dritto sul nucleare
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha ribadito che la Repubblica islamica ha tutto il diritto di investire sull’energia nucleare per scopi pacifici. «L’Iran ha il pieno diritto, ai sensi dell’articolo 4 del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), di utilizzare l’energia nucleare per scopi pacifici, ed è determinato a mantenere tale diritto in qualsiasi circostanza», ha affermato Baghaei in un’intervista ad Al Jazeera. Secondo Teheran, i raid degli Stati Uniti contro i siti nucleari iraniani hanno «distrutto la diplomazia». Non solo: secondo il ministero degli Esteri iraniano è proprio Washington a dover essere ritenuta responsabile «dell’aggressione commessa contro l’Iran in collusione con Israele».
Foto copertina: EPA/Abedin Taherkenareh | Una manifestazione a Teheran