Le app di dating sono in crisi? I licenziamenti di Bumble, il calo di Tinder e la svolta della Gen Z: «Meglio l’amore offline»


Lo swap è passato di moda. Lo dimostra l’ultimo annuncio della società che gestisce la app di dating Bumble, prossima al licenziamento di 240 dipendenti. La decisione arriva dopo che la piattaforma ha visto crollare di 12 miliardi di dollari il proprio valore di mercato. Tuttavia, non si tratta di un fulmine a ciel sereno, anzi. Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di segnali nel settore. Già un anno fa il valore di mercato di Match Group, la società americana proprietaria di Tinder e Hinge, era crollato di 40 miliardi, passando dai 50 del 2021, ai 10 del 2024.
La crisi di Bumble: licenziata il 30% della forza lavoro globale
In una circolare aziendale, come riporta Abc, Bumble ha comunicato che il comitato della società ha approvato dei tagli per «riallineare la propria struttura operativa al fine di ottimizzare l’esecuzione delle sue priorità strategiche». Nel concreto, l’azienda ha intenzione di licenziare 240 dipendenti, con l’obiettivo di risparmiare 40 milioni di dollari in un anno. Una riduzione che equivale circa al 30% della sua forza lavoro totale. In una nota ai dipendenti la Ceo e fondatrice di Bumble Whitney Wolfe Herd ha scritto che «l’azienda, come lo stesso settore delle app di dating, sono a un punto di inflessione». Fondata nel 2014, la società di Bumble è stata resa pubblica nel 2021. Rispetto al primo trimestre del 2024, l’azienda ha recentemente riportano un fatturato in calo dell’8%. Segno probabilmente di un cambiamento nei modi di socializzare e conoscersi della gen Z.
Anche Tinder e Hinge sono ormai superate
Il caso di Bumble arriva dopo due precedenti simili. Anche la società Match Group, proprietaria delle due piattaforme di dating Tinder e Hinge (e che più volte ha tentato di acquisire anche Bumble) già l’anno scorso aveva dichiarato di aver perso più di 40 miliardi di valore di mercato rispetto al 2021. A partire dal suo lancio, nel 2012, Tinder ha costruito un nuovo business, normalizzando un modo di incontro che fino ad allora rimaneva confinato a piattaforme più piccole, con un gruppo di utenti ridotto. Il boom c’è stato nel 2020, in corrispondenza, non a caso, con la pandemia. A marzo di quell’anno l’app raggiunse il record di 66 milioni di utenti. Ma dal 2020 a oggi il numero di persone che hanno scaricato la app non ha smesso di calare, passando da 79 milioni di download nel 2020 a 61 nel 2024, in base ai dati di Sensor Tower rielaborati da Wired.
I ragazzi vogliono incontrarsi di persona
Il calo degli utilizzi delle app di dating sarebbe dovuto al fatto che la generazione Z sembra preferire un modo diverso di conoscere nuove persone e costruire relazioni. Rispetto ai millenial, come riporta il New York Times, i ragazzi nati dal 1997 in poi preferiscono incontrare nuove persone dal vivo, per quanto spesso non sia facile. Gli eventi di speed dating, i viaggi organizzati e le attività di gruppo stanno prendendo il posto delle app. Cercare l’amore offline può essere complicato, perfino controcorrente, ma è una sfida che i giovani sembrano disposti ad affrontare, in cambio di rapporti potenzialmente più autentici, o che almeno non si basino solo sull’apparenza.
Un modello di business sempre più esclusivo
Questo “ritorno alla vita reale”, però, non sarebbe dettato solo da un cambiamento sociale. Secondo quanto scritto da Daniele Erler su Domani il crollo delle dating app è dovuto anche al loro modello di business, sempre più esclusivo, che concede visibilità solo agli utenti disposti a pagare. Se è vero che ci si può iscrivere gratuitamente, una volta dentro, non tutti gli utenti sono uguali. Si possono scaricare abbonamenti premium che, pagando, permettono di comparire più spesso nelle ricerche altrui, mettere like illimitati o scoprire a chi si è piaciuto. Da quando sono nate, le app di dating hanno ampliato sempre di più i propri servizi a pagamento, trovandosi ora in quello che sembra essere un circolo vizioso. Più il servizio diventa esclusivo, anche per racimolare qualche liquidità in un settore in crisi, più i giovani si allontanano.