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Garlasco, al via le tamponature per le analisi genetiche. Il battibecco tra i legali fuori dalla Procura e i dubbi sull’impronta 33

04 Luglio 2025 - 16:20 Cecilia Dardana
garlasco impronta 33 difesa Andrea sempio
garlasco impronta 33 difesa Andrea sempio
Continuano le analisi in questura a Milano nell'ambito dell'incidente probatorio sul delitto di Garlasco. Oggi in programma le campionature

Terzo giorno di lavori in questura a Milano per l’incidente probatorio nell’ambito dell’inchiesta su Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi del 13 agosto del 2007. Tra le attività in programma oggi ci sono le campionature, per le successive analisi genetiche, su tre tamponi di Chiara, tra cui uno mai analizzato, e su due o tre tracce ematiche (tra le oltre 100 repertate) che non avevano fornito risultati all’epoca. All’esame dei consulenti anche tre tracce su un frammento del tappetino del bagno macchiato dal sangue. Una di queste macchie era Dna della 26enne, mentre un’altra non aveva dato esiti. I risultati, dopo questa altra serie di campionature, dovrebbero essere disponibili la prossima settimana. Analisi, inoltre, saranno effettuate pure sul frammento di pelo o capello trovato nella spazzatura. Nessun accertamento, invece, è previsto su un cucchiaino, che fu già esaminato e su cui c’era il profilo di Chiara.

Il battibecco tra la difesa dei Poggi e di Stasi

Andrea Sempio è «tranquillo compatibilmente con la situazione e si augura che non siano commessi nuovi errori». A spiegarlo e la legale di Sempio, Angela Taccia, che prima di entrare in questura a Milano per l’incidente probatorio ha detto che «se ci sono state lacune nelle precedenti» indagini, si augura che queste non si verifichino anche nella nuova, «considerato che tutte le inchieste giudiziarie incidono pesantemente sulla vita delle persone». Ma in via Fatebenefratelli sono arrivati anche Giada Bocellari legale di Alberto Stasi e Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che prima di entrare in questura si è scagliato contro la difesa di Stasi: «Sono scorretti, Stasi ha detto a mezzo stampa e non ai periti che aveva bevuto l’Estathè».

Mancano una prova e un movente

Tanto si è detto in questo nuovo filone di indagini sul delitto di Garlasco ma ciò che manca veramente è una nuova vera prova che possa dare una svolta al caso. Ne è convinta anche Gabriella Marano, psicologa clinica e forense e criminologa, che ha Open ha spiegato: «È un’indagine che parte con degli accertamenti genetici, nel frattempo si sono aperti tanti altri filoni, si è aperto il filone delle sorelle Cappa e poi anche degli amici di Sempio, con i sequestri a casa di Sempio, a casa dei suoi amici. È un’indagine che sta facendo tutto il contorno ma è senza un movente».

I dubbi sull’impronta 33

Secondo le analisi che la famiglia Poggi ha richiesto ai propri consulenti privati, l’impronta 33 posta all’altezza del terzo gradino della scala dove è stato rinvenuto il cadavere di Chiara Poggi non sarebbe attribuibile ad Andrea Sempio e, per di più, non avrebbe nulla a che fare con l’omicidio. Conclusione a cui sono arrivati anche i legali dello stesso Sempio, che hanno smentito la Procura. Ma facciamo un’ipotesi: «Mettiamo anche il caso che la traccia 33 sia di Sempio – continua Marano -. Mettiamo anche il caso che quel Dna sulle mani di Chiara sia di Sempio. Ma il Dna, così come l’impronta, indica presenza, non responsabilità. Che Sempio fosse presente in quella casa e la frequentasse è un fatto noto a tutti. Ma noi Sempio ce lo dobbiamo mettere su quella scena nel giorno in cui Chiara muore, proprio quella mattina lì».

Il colore rossastro dell’impronta 33

Inizialmente, infatti, i consulenti della Procura avevano stabilito che la traccia 33 potesse essere compatibile con quella di Sempio. Si tratta cioè di «un’impronta palmare parziale compatibile con quella di Sempio per 15 punti di comunanza – spiega a Open Gabriella Marano -. Quindi comunque anche leggermente sotto a quelli che sono i punti richiesti dal nostro ordinamento, che sono 16-17. Ma mettiamo che quell’impronta sia sua. Questo cosa dice? Che Sempio è stato lì. Diversa sarebbe stata una traccia mista, quindi sangue di Sempio che incontra il sangue di Chiara. A trarre in inganno all’inizio era quel colore rossastro che l’impronta aveva, ma altro non era che l’utilizzo della ninidrina, cioè una sostanza che viene utilizzata per esaltare l’impronta e che dà quel particolare colore rosso-violaceo. Ma non c’è sangue su quell’impronta».

Il Dna sui rifiuti

Grande attenzione di genetisti e dattiloscopisti è stata riposta sulla spazzatura della villetta di via Pascoli. Ma, dice ancora Marano, «dalle analisi che sono state fatte sui rifiuti sembra che non ci sia Dna di nessuno, se non, ancora una volta, di Chiara e di Alberto Stasi». Parliamo delle analisi svolte del sacchetto stesso dei rifiuti, di due vasetti di Fruttolo, di un brick di thé freddo, un piattino, e dell’incarto di plastica dei biscotti. «Ho la sensazione che stiamo inseguendo la scena ma che ci stiamo perdendo di vista il fatto e soprattutto, come spesso accade, la vittima. Chiara era una ragazza senza doppie vite, come invece si è voluto insinuare in queste ultime settimane», dice Marano. Che poi ribadisce: «Tutte le indagini indiziarie a volte presentano dei vuoti, dei vulnus, che però si colmano con la prova logica».

La riapertura del caso

Tra le ragioni della riapertura del caso dopo 18 anni, infatti, c’è la convinzione che tecniche più avanzate possano far attribuire con certezza il Dna, ritenuto nelle prime indagini «illeggibile», a qualcuno. «Bisogna attendere l’esito di questo accertamento – spiega Marano -. Ma in tutta onestà, secondo me non porterà proprio a nulla. Anche perché su quel Dna erano già state fatte tre ripetizioni e tutte e tre le ripetizioni avevano dato un esito diverso. E poi stiamo parlando di una piccola parte di DNA dell’altro tipo Y».

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