Targa per i monopattini, cosa ne pensano le aziende di sharing: «Ok al contrassegno, ma c’è una regola che proprio non regge»


Hanno invaso le città, agili e silenziosi. Basta uno smartphone e pochi secondi per sbloccarli e partire. Parliamo dei monopattini elettrici in sharing: anche loro finiscono nel mirino del nuovo Codice della Strada. Più regole, più controlli: a stabilirlo è il ministero dei Trasporti – guidato dal leghista Matteo Salvini – che mercoledì 2 luglio ha pubblicato il provvedimento con cui definisce le caratteristiche tecniche del nuovo “targhino”. Un contrassegno identificativo che dovrà essere affisso sul veicolo. Ma come si adegueranno le aziende di micromobilità in sharing, come Lime, Helbiz, Bird, Dott e tutte le altre piattaforme che in questi anni hanno rivoluzionato gli spostamenti urbani?
La nuova targa, le reazioni
Le aziende, di fatto, accolgono positivamente l’introduzione del contrassegno: l’idea che i monopattini possano essere identificati non dispiace affatto al settore. «Sul tema del contrassegno, il comparto è favorevole» spiega Andrea Giaretta, vicepresidente di Assosharing e responsabile micromobilità. «Già nel 2022 abbiamo affrontato un cambio normativo importante, che ha introdotto obblighi come il limite di velocità a 20 km/h, il divieto di circolazione fuori dalle aree urbane, l’obbligo delle frecce e l’aumento delle dimensioni degli pneumatici». Lo sharing è costantemente monitorato dalle istituzioni: «Tutti i mezzi sono dotati di Gps, che consente un tracciamento continuo, e questo ha contribuito ad azzerare le morti. In fondo, una forma embrionale di identificazione esisteva già». Il targhino, insomma è una sicurezza in più che va ad aggiungersi.
Il nodo del casco
Ma c’è un nodo ancora da sciogliere: quello del casco. Il decreto pubblicato dal Mit introduce anche l’obbligo di indossarlo per chi viaggia sui monopattini, ma su questo punto le aziende sollevano forti perplessità. «È un obbligo che, dal punto di vista operativo e giuridico, semplicemente non sta in piedi», spiegano da Assosharing. Il motivo è semplice: i monopattini non hanno un vano sottosella né un bauletto, perché per legge non possono trasportare oggetti. Di conseguenza, il casco resterebbe a carico dell’utente, come specificato anche dalla circolare del Mit. Una scelta che rischia di scoraggiare soprattutto gli utenti occasionali o abituali del servizio in sharing, che difficilmente andrebbero in giro con un casco nello zaino.
Velocipedi e monopattini
Dal punto di vista giuridico il cortocircuito si risolverebbe se il monopattino venisse equiparato al velocipede, ovvero la bicicletta. «Il velocipede è regolato dall’articolo 50 del Codice della Strada, che prevede l’obbligo del casco solo oltre una certa soglia di velocità e potenza: 25 km/h e 250 watt». Secondo Giaretta, quindi, la distinzione dovrebbe essere tra monopattini sotto i 250 watt, per i quali il casco non sarebbe obbligatorio, e quelli più potenti, per cui scatterebbe l’obbligo. «È questo l’aggiustamento che noi e le aziende chiediamo con forza: chi sceglie un mezzo più potente si mette il casco, chi preferisce andare più piano, no».
«Vizi tecnici»
Una normativa che, secondo Assosharing, presenta «vizi tecnici», «nata imperfetta fin dall’inizio». Sul fronte operativo, però, le preoccupazioni sono più contenute, almeno per quanto riguarda il contrassegno. «Dal punto di vista applicativo non siamo particolarmente allarmati – spiegano – Alcune amministrazioni avevano già richiesto l’introduzione di codici identificativi sui mezzi; quindi, il settore non si trova del tutto impreparato».
I costi per le aziende
Quanto ai costi, le aziende confidano in un impatto contenuto: «C’è stato detto che il contrassegno dovrebbe avere un costo equivalente a quello di una marca da bollo. Confidiamo in questo, altrimenti, rischierebbe di diventare una tassa occulta – sottolinea l’esperto di micromobilità – Deve essere uno strumento di controllo, non un modo per fare cassa».
Armonizzare il Codice della strada
Ora le aziende chiedono al Mit di procedere con un’armonizzazione del Codice della Strada. «Stiamo aspettando che venga recepita una revisione normativa», spiegano, riferendosi a un’interrogazione presentata tre settimane fa dal sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Tullio Ferrante, in cui si parlava chiaramente di “armonizzare l’equiparazione tra biciclette e monopattini”. Per quanto riguarda i tempi, fanno sapere che Ferrante «ha assicurato che è un tema su cui si sta già lavorando» e che c’è fiducia in una risposta rapida. Ma, con ogni probabilità, se ne riparlerà concretamente in autunno.
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