Spagna, il dirigente socialista accusato di machismo si dimette dal governo. Sánchez resta appeso a un filo ma tira dritto: «Andiamo avanti»


Resta appeso a un filo il destino del governo spagnolo guidato da Pedro Sánchez. Il partito socialista (Psoe), di cui fa parte il premier, è stato travolto da un doppio scandalo: uno di corruzione e uno a sfondo sessuale. Quest’ultimo, in particolare, riguarda il dirigente Paco Salazar, che oggi ha annunciato il tanto atteso passo indietro, rinunciando all’incarico come segretario aggiunto di organizzazione nel nuovo direttivo del Psoe e lasciando anche l’incarico di direttore di Analisi e studi nel team della presidenza del governo. Una decisione che era nell’aria da tempo, specialmente dopo che alcune lavoratrici lo avevano accusato di «comportamenti impropri».
Gli scandali che hanno travolto il Psoe
Ma il passo indietro di Salazar non basta per permettere a Sánchez di dormire sonni tranquilli. Nella mattinata di sabato 5 luglio, il premier spagnolo è arrivato al Comitato federale del partito socialista, dove ha assicurato che non ha alcuna intenzione di dimettersi. «Sono qui con il cuore rotto ma anche con la stessa voglia di affrontare le avversità e superarle. Perché se qualcuno aveva dubbi, noi continueremo ad avanzare, ci faremo carico della situazione e sconfiggeremo la corruzione dentro e fuori il partito socialista», ha detto Sánchez, riferendosi al presunto traffico di tangenti di cui si sarebbero resi protagonisti l’ex ministro José Luis Abalos e il segretario di organizzazione del Psoe Santos Cerdan. «Voi mi avete scelto come capitano di questa nave e il capitano non abbandona quando viene il mare grosso, resta per affrontare il temporale, salvare la rotta e arrivare in porto», ha ribadito ancora il premier spagnolo, al potere dal 2018.
L’opposizione spera nelle elezioni anticipate
A pochi chilometri di distanza dal summit del Psoe, riunitosi a Madrid, si è svolto un altro vertice di partito: quello del Partito popolare (di centrodestra), principale forza di opposizione nel Paese, che ha confermato Alberto Núñez Feijóo alla leadership. «Se il mio impegno tre anni fa è stato di ricostruire il nostro partito, oggi è quello ricostruire il nostro Paese», ha detto di fronte ai militanti del suo partito, che già sperano nelle elezioni anticipate. Al congresso di Madrid era presente anche Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo, che ha speso parole al miele per Feijóo e ha attaccato duramente il governo Sánchez, accusato di essersi «radicalizzato» e di aver portato avanti «una politica migratoria irresponsabile».
Lo scetticismo degli alleati di governo
Perché si arrivi davvero alle elezioni anticipate c’è bisogno però che il governo cada. E la permanenza di Sánchez al Palazzo della Moncloa dipende interamente da Sumar, una forza politica di sinistra, e dai partiti nazionalisti baschi e catalani, che hanno votato la fiducia all’esecutivo. I soci di governo del Psoe aspettano il premier al varco mercoledì 9 luglio, quando dovrà spiegare al Congresso spagnolo come intende rispondere agli scandali e rilanciare l’azione politica del suo esecutivo. I primi segnali, finora, non sembrano promettere bene. Yolanda Dìaz, ministra del Lavoro e leader di Sumar, ha criticato i risultati del Comitato federale socialista di oggi, che a suo modo di vedere non avrebbe adottato «alcuna misura di rigenerazione democratica nel nostro Paese» dopo gli scandali di corruzione che hanno scosso il partito.
Foto copertina: EPA/Eva Ercolanese | Il premier spagnolo Pedro Sánchez al Comitato federale socialista a Madrid, 5 luglio 2025