Ultime notizie Caldo recordChiara PoggiDonald TrumpGazaJannik SinnerUcraina
ATTUALITÀAeroportiGoverno MeloniKhalifa HaftarLibiaMatteo Piantedosi

Il ministro Piantedosi espulso dalla Libia: «Violate le nostre leggi, lasci immediatamente il Paese»

08 Luglio 2025 - 17:43 Simone Disegni
Matteo Piantedosi
Matteo Piantedosi
Il capo del Viminale era appena atterrato a Bengasi coi colleghi di Ue, Grecia e Malta. Fonti di Roma: una «incomprensione protocollare» con la delegazione Ue alla base dell'incidente

Il ministro degli Interni italiano Matteo Piantedosi sarebbe stato respinto dalle autorità libiche al suo arrivo all’aeroporto di Bengasi, dove era appena atterrato insieme agli omologhi di Grecia e Malta e al Commissario Ue per l’Immigrazione Magnus Brunner. Lo fa sapere lo stesso governo libico – quello di «stabilità nazionale» che controlla la zona orientale del Paese – in una rabbiosa nota in cui accusa i tre esponenti europei di non meglio precisate violazioni delle sue leggi e delle norme sulle visite di delegazioni straniere. Contattato da Open, il ministero degli Interni conferma che Piantedosi si trova al momento in volo – con ogni probabilità di rientro repentino a Roma – ma non commenta quanto sarebbe accaduto. Il governo di Bengasi, che fa capo al generale Khalifa Haftar, ha addirittura dichiarato Piantedosi e gli altri dirigenti europei persona non grata, una formula diplomatica per indicare che i quattro non saranno più i benvenuti nel Paese.

Il comunicato del governo di Bengasi

Ecco il testo della nota diffusa nel pomeriggio di martedì in arabo ed inglese dal governo della Libia orientale, a firma del primo ministro Osama Saad Hammad: «In flagrante violazione delle norme diplomatiche e delle convenzioni internazionali e tramite azioni che ignorano palesemente la sovranità nazionale libica, così come in violazione delle leggi interne libiche e delle procedure previste per l’ingresso, il movimento e la permanenza di personale diplomatico straniero, la visita programmata dei ministri dell’Interno di Italia, Grecia e Malta e del Commissario Ue per l’Immigrazione con le rispettive delegazioni è stata interrotta al momento del loro arrivo all’aeroporto internazionale Benina di Bengasi. I tre sono stati informati dell’ordine di lasciare il territorio seduta stante e dichiarati persona non grata. Il governo libico ribadisce l’appello urgente a tutti gli agenti diplomatici, membri di missioni internazionali e di organizzazioni governative e non a rispettare e osservare la sovranità libica aderendo strettamente alla legislazione libica e alle convenzioni internazionali e alle norme che governano le visite diplomatiche. Inoltre essi sono invitati a rapportarsi col governo libico in accordo col principio di reciprocità, così come radicato negli accordi e trattati internazionali e nelle convenzioni diplomatiche».

Cos’è successo all’aeroporto di Bengasi

Piantedosi, gli altri due ministri e il Commissario Ue erano appena arrivata a Bengasi da Tripoli, dove avevano incontrato i rappresentanti del governo di unità nazionale guidato da Abdul Hamid Mohammed Dbeibah. In Cirenaica avrebbero dovuto vedere i rappresentanti del governo rivale che fa capo al Generale Haftar. In entrambi i casi, come sempre, il focus delle discussioni doveva riguardare la lotta all’immigrazione clandestina, per assicurare la quale l’Italia ha siglato da anni protocolli di collaborazione – criticatissimi dalle ong – con le autorità locali. Non è chiaro cosa abbia fatto scattare l’ira del governo di Bengasi. Nel tardo pomeriggio da Roma è arrivata però una prima, parziale ricostruzione. Fonti qualificate hanno spiegano all’Ansa che all’origine della «cacciata» dei dirigenti europei ci sarebbe stata «un’incomprensione protocollare non gestita dalla rappresentanza italiana», che insomma non avrebbe «mai riguardato assolutamente la componente italiana della delegazione e men che mai i rapporti bilaterali con l’Italia». Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, da parte sua, si è riservato di parlare nonappena possibile con Piantedosi per capire cosa sia andato storto a Bengasi.

leggi anche