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Pd, psicodramma in Toscana: il partito locale vuole Giani ma la conferma non arriva. E l’«altro candidato» si nega

09 Luglio 2025 - 18:24 Sofia Spagnoli
eugenio giani regione toscana
eugenio giani regione toscana
Le candidature andrebbero chiuse entro fine luglio ma dal Nazareno Schlein non fa sapere la sua decisione. I dubbi e le alternative

«Sicuramente, se Schlein avesse voluto confermare Giani, sarebbe già intervenuta per ufficializzare la sua candidatura». È questa la sintesi dell’aria che si respira tra i dem nei corridoi di Montecitorio. La scadenza per presentare i nomi in corsa alle prossime regionali si avvicina, e la Toscana resta uno dei fronti ancora aperti per il centrosinistra. Una data ufficiale in cui i cittadini verranno chiamati alle urne ancora non c’è, ma con la pausa estiva dei lavori parlamentari alle porte (inizia i primi di agosto e proseguirà fino ai primi di settembre) un nome, almeno sulla carta, servirebbe entro fine luglio. Dopodiché, come già è successo, la campagna elettorale proseguirà sotto gli ombrelloni. Un déjà-vu delle politiche del 2022. Ma in Toscana, la calma resta un miraggio. Prima il caso della sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, che ha spinto i 5 Stelle a fare un passo indietro, mettendo in discussione il sostegno alla ricandidatura di Giani (che già di per sé era una novità, essendo i pentastellati all’opposizione). Poi, quando le acque sembravano essersi calmate con le dimissioni della stessa Bugetti, ecco affiorare le tensioni interne al Pd: riformisti da una parte, filoschleiniani dall’altra.

I dubbi di Elly

Alla base delle titubanze della segretaria del Pd ci sarebbe un timore preciso: l’incapacità di Eugenio Giani di costruire una sintesi con tutte le forze necessarie a dare vita al campo largo. Secondo i filo-Schlein, il problema affonda le radici nella natura stessa del “Giani 1”, nato su presupposti molto diversi. «Era un ballo politico differente: il Pd praticamente indipendente e autosufficiente, tant’è che ha ottenuto la maggioranza in Consiglio regionale, più il sostegno di Italia Viva», ribadiscono i dem. Il Movimento 5 Stelle, invece, all’opposizione. Ma ora che c’è stato un riavvicinamento tra Conte e Schlein a livello nazionale, la segreteria dem non vuole scontentare il suo principale alleato.

L’apertura dei 5 Stelle?

In realtà, però, dal movimento 5 stelle – almeno in un primo momento – c’erano le intenzioni di tentare un’alleanza. La stessa Irene Galetti, presidente del Gruppo M5S in Consiglio Regionale della Toscana e coordinatrice regionale del partito, pur mostrando una certa cautela, aveva ammesso che i 10 anni di opposizione – nonostante qualche ostacolo iniziale – si fossero rivelati «costruttivi». Soprattutto nell’ultimo periodo, perché i partiti del centrosinistra hanno trovato punti di contatto su temi importanti: dalla legge sul fine vita a quella sul turismo, fino alla legge sui consorzi industriali pubblici. E poi un’altra preoccupazione condivisa: L’avanzare delle destre, che si stanno imponendo con forza. Logico è che se ora si apre un problema nel Pd, ai 5 Stelle conviene anche cavalcarlo. D’altronde, restano pur sempre all’opposizione.

Un candidato vicino alla segretaria

Per molti, il vero nodo sarebbe un altro: tutti i candidati che il Pd si appresta a schierare alle prossime regionali – da Matteo Ricci nelle Marche ad Antonio Decaro in Puglia – appartengono all’area riformista, piuttosto distante dall’impostazione politica di Schlein. L’ipotesi, quindi, è che la segretaria voglia mettere in campo un nome più in sintonia con la sua linea. Un “suo” candidato.

«Si apre un problema»

Secondo i dem interpellati nei corridoi di Montecitorio, se il Pd confermasse Eugenio Giani come candidato, l’alleanza si farebbe «subito». «Magari con un nome diverso si può provare a costruire una coalizione – spiegano – ma qui c’è un presidente al primo mandato: se Giani dice di essere pronto a ricandidarsi, come fai a dirgli di no? Si apre un problema». «La partita sta per chiudersi: Giani è bravo, è ben voluto all’interno del Pd ed è pronto a ricandidarsi. Cambiare ora significherebbe rischiare una spaccatura» ribadiscono, e «Il pd vada convinto su Giani».

L’appello dei sindaci

Negli ultimi giorni, a rafforzare questa posizione, è arrivato anche un appello firmato da 103 sindaci a sostegno del governatore uscente. Un segnale che – secondo molti dem – dovrebbe spingere il partito a chiudere in fretta la partita. «Più passa il tempo, più è evidente che cresca il consenso attorno a lui», sottolineano. E tra i firmatari ci sono anche diversi amministratori dem vicini alla segretaria.

Sostegno della Cgil

A pesare c’è anche l’endorsement della Cgil. Il sindacato, guidato da Maurizio Landini, ha deciso di sostenere apertamente Giani. Un segnale tutt’altro che secondario, considerando che la segretaria dem negli ultimi mesi si è spesso avvicinata alle battaglie della Cgil (si pensi al referendum dell’8 e 9 giugno), finendo nel mirino dei riformisti, che l’accusano di «inseguire il sindacato».

Occhi puntati su Fossi

Ora c’è chi dice che gli occhi della segretaria dem siano puntati su Emiliano Fossi, deputato del Partito Democratico e segretario regionale del Pd Toscana. «Tutte interpretazioni dei giornali», taglia corto lui parlando con Open. «Cerchiamo di chiudere la questione». Ma quando gli si chiede se sarebbe disponibile a scendere in campo nel caso fosse Schlein a chiederlo, risponde: «Tutti esercizi di stile. Stiamo parlando di fantasia».

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