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La Grecia sospende le domande di asilo per i migranti che partono dal Nord Africa. Il premier: «Non siamo una porta aperta verso l’Europa»

11 Luglio 2025 - 21:40 Alessandra Mancini
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La misura, che ha ottenuto 177 voti favorevoli su 293, rimarrà in vigore per tre mesi. Protestano le opposizioni: «Volete morti alle frontiere». La stretta dopo il «respingimento» dei ministri dalla Libia

Il Parlamento greco ha approvato venerdì 11 luglio un controverso emendamento che sospende per tre mesi la possibilità di presentare domanda di asilo per chiunque entri illegalmente nel Paese via mare partendo dal Nord Africa. La misura, che ha ricevuto 177 voti favorevoli su 293 deputati votanti, è stata sostenuta dai parlamentari del partito al governo di Nea Dimokratia e da alcuni esponenti di partiti di estrema destra. I contrari sono stati 74, gli astenuti 42. L’emendamento è stato giustificato dal premier Kyriakos Mitsotakis come una risposta necessaria all’aumento degli arrivi irregolari, in particolare sull’isola di Creta. In un’intervista al quotidiano tedesco Bild, il primo ministro ha parlato di una «decisione difficile ma indispensabile», ribadendo che «la Grecia non può essere una porta aperta verso l’Europa». Ma la stretta è arrivata anche in seguito al recente episodio di due giorni fa, quando una delegazione europea – composta dai ministri di Grecia, Italia e Malta insieme al commissario Ue per l’Immigrazione – è stata respinta dalle autorità libiche della Cirenaica. 

Le reazioni dell’opposizione: «Ci saranno morti alle frontiere»

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere: l’opposizione ha duramente contestato la «legittimità» e «l’umanità» della misura. Zoi Konstantopoulou, leader del partito Plefsi Eleftherias (Rotta della Libertà), ha criticato aspramente il ministro dell’Immigrazione Thanos Plevris, accusandolo di volere «morti alle frontiere» e definendo l’emendamento «incostituzionale, razzista e spaventoso», secondo quanto riportato dall’emittente statale Ert. Anche Syriza, principale partito di opposizione, ha espresso forti perplessità. Il portavoce Giorgos Psychogios ha ricordato che la protezione delle frontiere «è un diritto e un dovere di ogni Stato», ma che «deve essere sempre esercitata nel rispetto del diritto internazionale e delle convezioni sul diritto del mare». 

La posizione del governo

Dal canto suo, il ministro Plevris, «respinto» dalla Libia insieme al ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi, ha difeso il provvedimento, sostenendo che rientra nello stesso quadro di una norma già adottata nel 2020 durante la crisi migratoria al confine con la Turchia, giudicata legittima dal Consiglio di Stato. Le autorità greche ritengono che la nuova misura rafforzerà la capacità del Paese di gestire i flussi migratori, anche in vista dell’estate, tradizionalmente periodo critico per gli sbarchi. Pur non trattandosi di numeri elevati in termini assoluti, la Grecia ha registrato dall’inizio dell’anno l’arrivo di circa 16.800 migranti, provenienti in gran parte dalla Libia. Il dibattito resta dunque acceso, e in un contesto europeo segnato da politiche migratorie sempre più restrittive e da tensioni crescenti sul rispetto dei diritti umani ai confini dell’Unione.

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