Fa scena muta all’orale di Maturità, la commissione d’esame gli scrive una lettera: «Una furbata. Se sei contro il sistema, allora rinuncia al diploma»


Da uno sono diventati tre, poi quattro i ragazzi e le ragazze che si sono rifiutati di sostenere la prova orale della Maturità, l’ultimo atto della loro carriera liceale. Un gesto di protesta che, partito da Gianmaria Favaretto e Maddalena Bianchi in Veneto, è presto arrivando fino a Firenze. «Sono contro il sistema», questo lo “slogan” ripetuto di fronte alla commissione d’esame anche da un giovane studente delle Scuole Pie Fiorentine, già sicuro matematicamente della promozione. È stata proprio la commissione d’esame, a otto giorni di distanza dall’accaduto, a criticare duramente la scelta in una lettera inviata al giovane: «Crescere significa affrontare la realtà con coraggio, consapevolezza e coerenza. Non si va avanti con le furbate». Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara al dialogo ha preferito una riforma del sistema scolastico che impedisca ai ragazzi questo tipo di scelta.
Perché il giovane ha rifiutato l’orale di Maturità
Il fatto risale allo scorso 2 luglio, giorno in cui il giovane – già sicuro del suo 62/100 che gli garantiva il diploma – ha deciso di rinunciare a rispondere alle domande dell’esame orale perché appunto «contro il sistema». Secondo quanto riporta Repubblica, lo studente sarebbe originario del Lazio dove avrebbe frequentato una scuola privata steineriana. Si sarebbe poi trasferito solo per il quinto anno nella scuola paritaria di Firenze, teatro della sua protesta.
La lettera della Commissione: «Hai potuto scegliere una scuola paritaria. Il voto non ti giudica? Allora rinuncia al diploma»
A rispondere – e a tono – al gesto del ragazzo è stata la commissione d’esame, che in una lettera scritta e inviata al giovane ha bollato il suo gesto come «immaturo e inconsapevole». «Ci tenevamo a dirti che il tuo gesto ha turbato tutti noi», si legge nel testo in cui i firmatari si dicono stupiti per l’estrema reazione al termine di un percorso in cui sentono di aver agevolato al meglio l’inclusione del ragazzo. La critica dei professori si è concentrata sullo slogan “contro il sistema”: «Se interpretiamo il sistema come sistema economico-sociale, la tua dichiarazione appare contraddittoria. Ti permetti di evitare un colloquio previsto dalla scuola, pur essendo stato economicamente in grado di evitare la scuola pubblica, che per molti studenti è una scelta obbligata e spesso difficile», pungono i commissari. «Se invece non credi nella possibilità che un voto ti giudichi allora non accettare il sistema significa anche rinunciare al diploma. Ma intendi affrontare l’università, dove ogni esame prevede una valutazione».
La critica dei commissari: «Il rifiuto è una furbata, non è un gesto consapevole»
Il gesto insomma non avrebbe alcun fondamento concreto. «Crescere significa affrontare la realtà con coraggio, consapevolezza e coerenza. Non si va avanti con le furbate», scrivono. «E la furbata non è degna dei valori che hai mostrato di ritenere importanti, come il valore della persona. Siamo docenti che cercano di insegnare con competenza e disponibilità umana. Per noi è fondamentale che i nostri studenti siano cittadini consapevoli. Il tuo gesto non è quello di un giovane consapevole. Otterrai un diploma di maturità, ma rifletti su cosa sia davvero la maturità. Sostenere le proprie tesi richiede sacrificio. Non ci si può sempre accontentare del primo risultato utile».
La scuola con lo studente: «La protesta indica un disagio profondo. Orale obbligatorio? Non ha senso»
A prendere parzialmente le difese dello studente è stato Leonardo Alessi, presidente della Fondazione Scuole Libere che gestisce le Scuole Pie Fiorentine: «Il rifiuto dell’orale è indice di un disagio profondo. Non si può ridurre tutto a una questione di privilegio economico. Molti ragazzi fanno fatica a relazionarsi con il mondo adulto. Alcuni la mattina non riescono nemmeno ad alzarsi dal letto. Non si può risolvere tutto con l’obbligatorietà dell’orale pena la bocciatura. Occorre ridare senso, bellezza e valore al sacrificio e alla fatica. E rendere chiaro agli insegnanti che la valutazione deve unire verità e giustizia con attenzione alla persona e accoglienza». Una critica, ben poco velata, alla nuova riforma che Giuseppe Valditara ha già partorito.