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Dazi Usa al 30%, così il muro di Trump mette in pericolo l’economia italiana. Dal caro-cantine ai farmaci e le auto, quali settori saranno più colpiti

12 Luglio 2025 - 16:54 Ugo Milano
usa unione europea dazi trump
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Dopo un 2024 positivo, con oltre 64 miliardi di beni volati verso gli Stati Uniti, la tratta Roma-Washington si prepara a un netto raffreddamento

Donald Trump non fa sconti, nemmeno dopo settimane di fitte trattative dietro le quinte durante cui l’Unione europea sperava di strappare uno sconto alle tariffe minacciate dal presidente americano. A partire dal prossimo 1 agosto, un dazio del 30% graverà «su tutti i beni prodotti nell’Ue e inviati negli Stati Uniti», si legge nella lettera inviata dal tycoon a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Un ulteriore aggravamento di una situazione che, a causa del deprezzamento del dollaro e del conseguente rincaro delle merci europee, già non viveva un momento roseo. E a pagarne le spese più di molti altri paesi potrebbe essere proprio l’Italia.

Quali settori sono più esposti alle nuove tariffe

È bastato un post su Truth, il social preferito di Donald Trump, a rimettere tutto in discussione. Nel 2024, beni per un valore superiore a 64 miliardi di euro sono volati dall’Italia agli Usa, migliorando del +42% il dato dell’ultimo anno prima della pandemia, il 2019. La tratta transoceanica Roma-Washington, insomma, si stava arricchendo e affinando, fino ad adesso. Almeno 3mila imprese italiane, secondo gli ultimi calcoli Istat, sarebbero colpite direttamente dalle nuove tariffe nei settori più disparati: dall’agroalimentare del vino e dell’olio, al farmaceutico fino alla meccanica. Stando al Centro Studi Confindustria, il 39% delle esportazioni extra-Ue di bevande italiane è diretto proprio negli Stati Uniti. Un dato di poco inferiore è stato calcolato per le auto e per i farmaci. Per i viticoltori, calcola Coldiretti, nuovi dazi significano costi aggiuntivi per 6 milioni di euro al giorno.

Quali saranno le regioni più colpite dai dazi

A subire maggiormente il contraccolpo saranno Liguria, Campania, Molise e Basilicata, che tra le Regioni italiane sono quelle che più di tutte dipendono dall’export a stelle e strisce. Ma anche Sicilia e Sardegna – ha sottolineato la Cgia di Mestre – dovranno fare i conti con i pesanti effetti delle tariffe, a causa della scarsa diversificazione delle esportazioni. Proprio la Cgia, stimando in maniera ottimistica al 20% i nuovi dazi doganali, aveva fissato a 12 miliardi il danno arrecato all’economia italiana. Il conto, dunque, diventerà inevitabilmente più salato se nelle prossime due settimane i negoziatori europei – o singolarmente quelli italiani – non riusciranno a trovare una quadra con la controparte d’oltreoceano.

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