Quasi 800 neonati sepolti in una fogna nella casa di suore in Irlanda: «Nati fuori dal matrimonio»


Sepolti senza nome, il corpicino di 796 neonati gettato in una fossa settica ormai in disuso e dimenticato. La loro unica colpa: essere nati fuori da una relazione coniugale. Dopo oltre sessant’anni, inizia uno tra i più macabri scavi archeologici degli ultimi anni. A Tuam, nella contea irlandese di Galway, un’area di 5mila metri quadrati sarà messa sottosopra e penetrata fino a una profondità di 2 metri per recuperare ciò che rimane di centinaia di scheletrini e per tentarne una identificazione che, a distanza di decenni, è un’impresa quasi disperata. Lì, prima di essere demolita nel 1961 e sostituita con un complesso residenziale, si erigeva la casa di cura per madri e bambini, gestita dall’ordine delle suore del Buono Soccorso.
La casa di cura per giovani madri e gli orrori durati 35 anni
Un orrore andato avanti con la complicità dello Stato, che era consapevole di quanto accadeva in quell’edificio, e durato dal 1925 al 1961. Lì, nella casa gestita dalle suore del Buon Soccorso, veniva data accoglienza alle giovani donne e madri che andavano a partorire e che lì vivevano in una situazione di maltrattamenti e privazione. Sono poco meno di 800 gli scheletri dei neonati gettati nel dimenticatoio, senza neanche tenerne traccia in un registro di sepolture. La loro scoperta è stata però possibile grazie ad alcuni certificati di morte rinvenuti.
Il ritrovamento e gli esperti sulla scena del crimine
I lavori dureranno due anni, con l’aiuto di un team di quasi 20 esperti volati in Irlanda da tutto il mondo. Ma iniziano dopo tanto tempo di stallo e incredulità. I primi ritrovamenti risalgono al 1975, quando due ragazzi che raccoglievano mele si imbatterono in ossa umane. La prima ricerca a riguardo, però, fu pubblicata nel 2014 dall’ex segretaria di unna fabbrica tessile Catherine Corless, appassionata della storia del suo paese. Solo a quel punto, quando ormai la storia era stata pubblicata su media nazionali e non solo, le autorità si sono messe in moto. L’operazione, grazie a una scavatrice non dentellata per evitare di danneggiare i resti, mira a riesumare quanti più scheletri possibile, identificarli e restituirli alle famiglie per dare loro una sepoltura dignitosa. «Si tratta di un recupero di livello forense, quindi è come un’indagine di polizia», ha commentato Corless. «La gestiamo come una scena del crimine».