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Il Pd e la proposta di nuove regole al part-time che limitino quello involontario. Camusso: «Oggi è poco pagato ma occupa tutto il tempo»

15 Luglio 2025 - 18:18 Sofia Spagnoli
elly schlein susanna camusso
elly schlein susanna camusso
Il ddl è stato presentato oggi alla Camera dei deputati. Presente anche la segretaria dem Elly Schlein

Un attacco concentrico del Partito Democratico, dalla Camera al Senato, sul fronte del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Quasi a rivendicare che questa è una battaglia che appartiene storicamente e politicamente alla loro identità. E così, dopo la proposta di legge presentata la scorsa settimana a Montecitorio dal deputato dem Arturo Scotto – che punta a introdurre un registro elettronico nazionale per tracciare le presenze lavorative, verificare il rispetto dell’orario di lavoro e contrastare abusi e sfruttamento – oggi è stato presentato un nuovo disegno di legge, depositato al Senato. A firmarlo è Susanna Camusso, senatrice del Pd e storica sindacalista, ex segretaria generale della Cgil. Il ddl mira a contrastare il fenomeno del part-time involontario. Una realtà tipicamente femminile, che colpisce il 31% delle lavoratrici in Italia contro l’8% degli uomini. «Diventa una trappola di sfruttamento perché la flessibilità richiesta a queste donne si traduce, di fatto, in una reperibilità perenne». A parlare è la segretaria dem Elly Schlein, anche lei presente in conferenza stampa. Seduta al tavolo anche la capogruppo alla Camera Chiara Braga e la responsabile Lavoro della segreteria dem Cecilia Guerra.

«Riportalo alle sue origini»

«L’obiettivo non è abolire il part-time, ma riportarlo alle sue origini, al senso per cui era stato creato – ha spiegato la senatrice – La sua ragione ideale è stata tradita: il part-time nasceva come una fase transitoria del rapporto di lavoro. Doveva permettere di conciliare l’attività lavorativa con la maternità, con la crescita dei figli. Era pensato come uno strumento reversibile, non dequalificante, che accompagnava alcune fasi della vita». Serviva anche a integrare lo studio, per esempio. «Oggi però l’uso che se ne fa è completamente diverso: l’orario viene deciso unilateralmente, cambia spesso, può essere spezzettato e modificato ogni 48 ore con una semplice comunicazione. In certi momenti diventa un tempo pieno, poi torna frammentato. Così il part-time si trasforma in un contratto che dà poco lavoro, una retribuzione bassa, ma che occupa tutto il tempo delle lavoratrici».

Il tempo di cura e di vita

La proposta di legge garantisce il tempo “di vita”, cioè il diritto di dedicare spazio alla cura, alla famiglia e ad altri impegni personali, intervenendo su uno dei nodi principali del lavoro part-time: la flessibilità imposta. Il testo limita infatti il ricorso al lavoro supplementare (le ore in più fino a raggiungere il tempo pieno) e al lavoro straordinario (oltre le 40 ore settimanali) e abolisce le cosiddette clausole elastiche, ovvero quelle disposizioni che oggi permettono al datore di lavoro di modificare gli orari pattuiti, anche con un preavviso minimo, arrivando a cambiarli ogni 48 ore.

Il principio di reversibilità

Un altro punto centrale della riforma è il principio di reversibilità del part-time: si rende possibile per un lavoratore, ad esempio una donna che lo abbia scelto per conciliare maternità e lavoro, tornare a tempo pieno una volta mutate le condizioni di vita. «Una donna può chiederlo per la maternità, ma non deve restare intrappolata per sempre nel part-time», ha spiegato la segretaria. Per questo si introduce anche un diritto alla prelazione: se un’azienda ha bisogno di nuove assunzioni, deve prima offrire l’estensione dell’orario a tempo pieno ai lavoratori part-time già in organico prima di assumere nuovi dipendenti.

La pensione

La proposta di legge valorizza poi la contrattazione collettiva, affidando ai contratti nazionali la possibilità di rendere stabile l’orario di lavoro per chi svolge sistematicamente ore supplementari, trasformandole in parte fissa del contratto. Inoltre, si interviene sul tema pensioni: lavorare part-time non dovrà più penalizzare. Il minimo contributivo annuo viene proporzionato all’orario effettivo. Quindi, chi lavora al 50% verserà un minimo ridotto e potrà comunque maturare un’annualità utile ai fini pensionistici.

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