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Gaza, nuovi raid israeliani: almeno 20 morti. Crescono le vittime tra i civili

16 Luglio 2025 - 09:14 Alba Romano
gaza nuovi raid
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Dall’alba, l’aviazione israeliana ha colpito diverse zone della Striscia, mentre a sud l’esercito ha completato un nuovo corridoio strategico. L’Onu denuncia quasi 900 civili uccisi in sei settimane nei pressi dei convogli umanitari

Nuova giornata di sangue nella Striscia di Gaza. Dalle prime ore di questa mattina, mercoledì 16 luglio, almeno 20 palestinesi sono morti in una serie di raid israeliani. A riportarlo sono i corrispondenti di Al Jazeera Arabic, secondo cui gli attacchi di Tel Aviv avrebbero colpito aree densamente abitate. Non è ancora chiaro se tra le vittime ci siano anche donne o bambini, né è noto il numero preciso dei feriti.

Magen Oz: il nuovo corridoio dell’IDF divide Khan Younis

Nel frattempo, l’esercito israeliano ha annunciato il completamento di un nuovo corridoio nel sud della Striscia, ribattezzato Magen Oz. La struttura militare, lunga 15 chilometri, divide in due Khan Younis e si collega al già esistente corridoio Morag, che separa la città da Rafah. A realizzarla è stata la 36ª Divisione dell’Idf, che ha operato nella zona nelle ultime settimane. Secondo l’esercito, il corridoio servirebbe a «esercitare pressione su Hamas» e a «sconfiggere la Brigata Khan Younis». Nelle operazioni militari più recenti, l’Idf afferma di aver ucciso «decine di terroristi» e distrutto tunnel e depositi di armi usati dal gruppo islamista.

L’Onu: quasi 900 civili uccisi nei pressi degli aiuti

Intanto, nella giornata di ieri, martedì 15 luglio, l’Alto Commissariato ONU per i diritti umani ha riferito che almeno 875 persone sono state uccise nelle ultime sei settimane nei pressi dei centri di soccorso operativi nella Striscia. La maggior parte delle vittime si trovava nei pressi delle strutture della Gaza Humanitarian Foundation, che gode del sostegno di Stati Uniti e Israele. Le restanti 201 sarebbero morte lungo i percorsi dei convogli di aiuti gestiti da altri enti, tra cui, appunto, le Nazioni Unite. Il dato, riportato dal Times of Israel, conferma il crescente bilancio civile del conflitto e solleva ulteriori interrogativi sulla sicurezza delle operazioni umanitarie.

Dall’Occidente l’esortazione al cessate il fuoco

Mentre i combattimenti continuano senza tregua, cresce la pressione diplomatica internazionale per una tregua duratura. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito «l’assoluta urgenza di un cessate il fuoco a Gaza, che possa condurre al rilascio degli ostaggi e permettere di fornire alla popolazione civile assistenza umanitaria». La dichiarazione è arrivata durante una conferenza stampa con il cancelliere austriaco Stocker, a Palazzo Chigi. Meloni ha sottolineato il sostegno ai mediatori in campo e ha lodato «l’impegno dell’Unione europea». Anche da Bruxelles, infatti, arrivano segnali di attenzione. I 27 Stati membri dell’UE hanno accolto con cautela l’accordo annunciato dall’Alta rappresentante Kaja Kallas per aumentare gli aiuti umanitari a Gaza. Secondo fonti diplomatiche europee, l’intesa sarà monitorata con rapporti ogni due settimane, esaminati dal Comitato di Politica e Sicurezza dell’Ue. A fine agosto, al Consiglio informale di Copenaghen, i ministri degli Esteri faranno il punto. Per ora, tuttavia, «nessuno ha proposto di attivare» le opzioni di risposta elencate nel rapporto Kallas, ma «restano tutte sul tavolo».

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