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Parma Capitale Europea dei Giovani 2027, l’assessora Aimi: «I ragazzi non sono apatici, dobbiamo recuperare la loro fiducia» – L’intervista

16 Luglio 2025 - 17:08 Ygnazia Cigna
parma capitale europea giovani
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Tra le priorità che spuntano nel dossier c’è la riformulazione dei centri di aggregazione giovanile, i progetti di co-housing e una nuova pianificazione dei trasporti pubblici

C’è un nodo irrisolto che attraversa silenziosamente le piazze e le agende pubbliche: quello della partecipazione giovanile. Nonostante la moltiplicazione di iniziative, sportelli, fondi e percorsi di ascolto, la distanza tra le istituzioni e le nuove generazioni sembra restare strutturale. È lavorando su questa consapevolezza che Parma è riuscita a raggiungere il titolo di Capitale Europea dei Giovani 2027, intesa non come vetrina di buone pratiche, ma come occasione per ripensare radicalmente le condizioni della partecipazione. «Non è vero che i giovani non ci sono. È un errore molto comune attribuire la distanza con le istituzioni a una loro presunta apatia: sono piuttosto le modalità di ascolto e il dialogo a fare la differenza. I giovani sono sempre più spesso al centro del discorso politico, ora serve però coinvolgerli davvero nei processi decisionali», commenta a Open Beatrice Aimi, assessora alle politiche giovanili di Parma. «La distanza su cui lavorare non è solo anagrafica, ma culturale e strutturale», chiosa.

Giovani apatici o istituzioni poco credibili?

Le politiche giovanili si confrontano con una generazione che fatica a trovare spazi di rappresentanza reale, non solo nei luoghi della politica ma anche in quelli della cultura e della partecipazione civica. L’Italia è tra i Paesi europei con il più basso tasso di partecipazione giovanile alla vita pubblica. A dirlo non sono solo le statistiche, ma anche gli episodi concreti: «Abbiamo inviato 45mila mail a ragazze e ragazzi tra i 14 e i 35 anni per coinvolgerli in un progetto. Alla prima assemblea si sono presentati in 18», racconta l’assessora Aimi. «Era facile scoraggiarsi e leggere questa scarsa partecipazione come una mancata voglia di intervento dei più giovani, ma la realtà era un’altra. Quando si riceve una mail dall’università o da un’istituzione c’è distanza. Così siamo partiti da quei 18 e grazie al loro coinvolgimento in prima persona, il gruppo è aumentato nel tempo portando a unirsi anche decine di associazioni giovanili del territorio. Alla fine, siamo riusciti a creare dal basso il Consiglio Locale Giovani che si fonda dal punto di vista normativo sul Consiglio Nazionale Giovani e sul Foro Europeo della Gioventù», spiega. È qui che, secondo l’assessora, emerge con forza il punto cruciale della distanza tra i giovani e le istituzioni: «È faticoso coinvolgerli perché c’è un problema di credibilità e fiducia che noi istituzioni dobbiamo recuperare. Per troppo tempo abbiamo parlato ai giovani, ma raramente con loro. Per questo, Parma Capitale Europea dei Giovani non è solo un premio, ma l’occasione per interrogarsi qui, come altrove, su che cosa significhi davvero includere le nuove generazioni».

«I giovani potranno essere indipendenti a 50 anni»

Trovare una casa in affitto con un contratto regolare, costruirsi un reddito stabile, progettare una famiglia, immaginare un futuro professionale coerente con gli studi compiuti: per molti ragazzi e ragazze sono ambizioni che si scontrano con ostacoli strutturali. Il costo della vita cresce più velocemente dei salari, l’accesso all’abitazione resta difficile soprattutto nelle città medie e grandi e il lavoro è vittima del precariato. «C’è un dato inquietante che emerge dall’ultimo rapporto della fondazione Bruno Visentini», incalza l’assessora Aimi. «Il divario generazionale è in aumento e, secondo le proiezioni sul 2030, un giovane raggiungerà un’autonomia abitativa e lavorativa, quindi con un contratto a tempo stabile e con il problema casa risolto, solo intorno ai 50 anni». Da qui la riflessione partita internamente al Comune, i progetti avviati e successivamente il riconoscimento europeo di Capitale dei Giovani. Titolo che viene riconosciuto dallo European Youth Forum, la più̀ grande piattaforma europea delle organizzazioni giovanili, riconosciuta dalle istituzioni europee e supportata dal Consiglio d’Europa.

Cosa c’è nel dossier Parma 2027

Ma cosa c’è nel dossier delle politiche giovanili di Parma che ha portato al premio di Capitale Europea dei Giovani? «La giuria ha individuato soprattutto due punti di forza dei nostri progetti: la co-progettazione con i giovani delle attività rivolte a loro e il fatto che per primi abbiamo attivato uno strumento europeo che valuta l’impatto generazionale delle politiche», spiega l’assessora. In questo biennio 2025-2026, Parma sta quindi costruendo un percorso verso il 2027 con un piano ben preciso per rendere la città un laboratorio europeo di politiche giovanili. Tra le priorità che spuntano nel dossier c’è la riformulazione dei centri di aggregazione giovanile, co-progettati con le stesse organizzazioni di ragazze e ragazzi, per farne spazi di cittadinanza attiva e inclusione. Sul fronte della mobilità, l’amministrazione intende includere le istanze dei più giovani nella pianificazione dei trasporti pubblici e rafforzare i collegamenti tra centro, periferie e aree rurali. Particolare attenzione sarà rivolta anche alla questione abitativa: la città prevede strategie di co-housing, inclusi modelli intergenerazionali, per facilitare l’autonomia dei giovani e puntando su progetti sul periodo. «I territori locali devono lavorare affinché le nuove generazioni restino, altrimenti si svuoteranno scuole, asili e aziende. Ovviamente, il rischio che stiamo cercando di prevenire è che Parma non diventi una sommatoria di eventi e attività prive di significato perché l’obiettivo è creare un’ecosistema di opportunità efficace», aggiunge.

Cos’è «Il Punto», l’hub per mostre, concerti e talk

Uno dei tanti progetti della città è «Il Punto», un hub culturale e creativo per giovani under 35, posizionato in piazza Garibaldi, in pieno centro a Parma. Si tratta di uno spazio ibrido e dinamico, nato per unire la funzione informativa del Comune con le esigenze artistiche, aggregative e professionali dei progetti promossi in città. Ospitato in quello che un tempo era un punto informazioni turistiche, «Il Punto» è oggi un crocevia di iniziative: mostre, concerti, talk, dibattiti, presentazioni di libri e incontri organizzati da associazioni giovanili. «È stato un esperimento, una piccola scommessa», racconta l’assessora. «Cercavamo un luogo simbolico, visibile, ma soprattutto concreto. Oggi facciamo fatica a trovare date libere, tanta è la richiesta. Questo ci restituisce fiducia nel cambiamento», commenta l’assessora alle politiche giovanili. Un approccio, il suo, che affonda le radici nell’esperienza maturata ben prima del ruolo istituzionale: Aimi è anche dirigente scolastica, e proprio dalla scuola ha tratto l’ispirazione per il suo metodo. «Il principio educativo che ha sempre guidato il mio lavoro è il motto di Don Milani: “I care”. Quando un giovane sente che ti prendi cura di lui, che per te conta davvero chi è e quali sono i suoi bisogni, allora qualcosa si attiva ed è in quel momento che qualcosa può cambiare».

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