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Ex Ilva, ecco l’Aia: l’impianto potrà continuare a produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio. Urso: «Ora il rigassificatore, ma tocca al Comune di Taranto»

17 Luglio 2025 - 17:41 Ugo Milano
ilva taranto acciaio
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Con l'Autorizzazione integrata ambientale non si spegneranno i forni dell'impianto. Ma bisogna iniziare il processo verso la decarbonizzazione

«Taranto continuerà, lo stabilimento è salvo». È l’annuncio trionfale con cui Adolfo Urso, parlando al congresso della Cisl, ha comunicato il rilascio dell’Aia per l’ex Ilva. In poche parole, l’impianto potrà continuare a produrre i suoi 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno. «La siderurgia italiana è salva, l’industria italiana può ancora avere l’acciaio», ha esultato ancora il ministro delle Imprese e del Made in Italy. Ma la questione potrebbe essere ben più complicata di così, perché bisogna scavalcare almeno altri tre ostacoli non di poco conto.

L’Aia e il via libera a produrre

Con l’ottenimento dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, l’ex Ilva ha compiuto il primo passo nel suo processo di decarbonizzazione. L’impianto potrà continuare la sua operatività, pur procedendo su una strada che porti lo stabilimento pugliese verso la sostenibilità ambientale. Proprio riguardo all’Aia – e lo ha ammesso lo stesso ministro Urso – c’è da superare lo scoglio del tribunale di Milano, che non ha ancora deciso su un ricorso presentato da alcuni attivisti in merito all’Autorizzazione integrata ambientale. Una sentenza che, per lo stesso Urso, è quasi una formalità. Non solo. Il prossimo 31 luglio è previsto il tavolo interistituzionale per decidere sul percorso da intraprendere.

Il dibattito sul rigassificatore: «Deve decidere il Comune»

La prima decisione da prendere, ma al momento ancora in mano al Comune di Taranto, è se accettare o meno la presenza di una nave rigassificatrice del porto, che diventerebbe la reale protagonista della decarbonizzazione dello stabilimento ex Italsider. L’obiettivo, aveva già preannunciato il ministro delle Imprese negli scorsi giorni, sarebbe realizzare a Taranto «il più avanzato stabilimento siderurgico green d’Europa». In caso di «no» al rigassificatore, che Urso ha ribadito essere «di competenza del Comune», l’ex Ilva potrà contare solo sui tre forni elettrici previsti, che devono però ancora essere installati.

Il piano per il futuro dell’ex Ilva: «Evitiamo il collasso sociale»

Insomma, per il momento non sarà bandita nessuna gara d’appalto per il futuro dell’ex Ilva: «Nessuno investe se non ha la certezza che poi si possa realizzare l’investimento. Stiamo aspettando». Le intenzioni del governo però sono chiare: «Ci siamo assunti la responsabilità per evitare il collasso sociale, che avrebbe ripercussioni significative sull’intera industria. È un atto di responsabilità verso il Paese e l’industria che ha bisogno dell’acciaio. Riusciremo a vincere questa sfida, in quello che facciamo ci mettiamo sempre la faccia». L’obiettivo è a lungo, lunghissimo, termine e forse sfocia nell’utopia: «Fare dell’Italia l’unico Paese europeo pienamente decarbonizzato, forte di produzione siderurgica, competitiva sul mercato europeo e mondiale». L’importante, per ora, è che la produzione possa continuare. Anche perché in caso contrario, cioè senza autorizzazione a produrre, sarebbe difficile trovare investitori.

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