Inchiesta Milano, arriva la solidarietà di Schlein: «Al fianco di Sala». Destra divisa


Ha aspettato più di 24 ore dalla pubblicazione della notizia che anche il sindaco Beppe Sala è indagato nell’inchiesta della procura di Milano sulla speculazione edilizia a Milano. Ma poi, la segretaria del Pd Elly Schlein ha deciso di prendere una posizione forte e inattesa (difficilmente il Pd si schiera contro le indagini delle procure): «Le notizie sull’indagine di Milano non ci lasciano indifferenti e chiedono attenzione. Anche per noi è importante capire bene i contorni precisi di questa vicenda», premette. Ma poi aggiunge: «Abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura, che dovrà accertare se ci sono state delle responsabilità penali individuali. Al contempo ribadiamo che il Pd è al fianco del sindaco Sala, che ho sentito per esprimergli direttamente la nostra vicinanza, e continua a sostenere il lavoro che l’amministrazione farà nei prossimi due anni per affrontare le grandi sfide che ha di fronte la città, dall’abitare alla transizione ambientale che va tenuta sempre insieme all’inclusione sociale e all’accessibilità». Il comunicato si chiude dicendo che il Pd di Milano darà il suo supporto al sindaco nella direzione dell’«innovazione e del cambiamento».
Il ruolo dell’assessore Tancredi
Fino a ieri il Pd sembrava in fase di attesa, oggi invece la segretaria ha scelto di prendere posizione. Non è chiaro se quella richiesta di cambiamento riguardi la posizione dell’assessore all’Urbanistica, Giancarlo Tancredi, indagato, che proprio oggi è tornato a palazzo Marino e ieri si è detto disponibile al passo indietro. La decisione, molto probabilmente arriverà col consiglio comunale di lunedì, quando lo stesso Beppe Sala prenderà la parola.
La destra divisa
Nel frattempo la destra appare divisa non solo all’interno dello schieramento ma anche tra livello nazionale e locale. Interessato alle dimissioni di Sala si mostra il presidente del Senato, Ignazio La Russa, vero uomo forte di FdI a Milano. «Io non chiedo le dimissioni per l’azione giudiziaria» ma «la giunta Sala dimostri di avere la maggioranza sull’urbanistica. Se non ha la maggioranza su una linea che per Milano è fondamentale, tragga le conseguenze», ha detto mentre si trovava proprio a Milano, a Palazzo Lombardia: «Io non ho niente da dire sull’iniziativa giudiziaria. Ricordate quando al Senato arrivò quella leggina che volevano votare e che chiamavano Salva Milano. Io dissi che questo non è un Salva Milano ma un Salva giunta Sala. La legge, dopo quella frase, non passò». Una frecciata a Salvini e la Lega, che quella legge appoggiavano? Fatto sta che nel Carroccio Attilio Fontana si mostra prudente e oggi, 18 luglio, ha dichiarato che Sala non deve dimettersi: «Secondo me assolutamente no, per lo stesso motivo per cui non mi sono dimesso io. L’indagine giudiziaria deve fare il suo corso e alla fine si avrà una risposta». Forza Italia si è apertamente schierata contro le dimissioni, Salvini invece spinge: «Da milanese, prima che da ministro, sono preoccupato. Sarebbe opportuno che fossero i cittadini a poter tornare a esprimersi. A Sala e alla sinistra che non governa Milano da troppo tempo contesto l’immobilità». I consiglieri comunali di Lega e FdI ieri si sono invece presentati in consiglio con cartelli che chiedevano le dimissioni. L’impressione è che nelle dichiarazioni del centrodestra pesi soprattutto la valutazione su chi potrebbe occupare la casella che oggi occupa il sindaco Pd. E a destra i candidati più probabili sembrano in quota La Russa (ma non Meloni) anche a compensazione dell’idea di mantenere il Veneto in mani leghiste.