Toscana, il M5S frena ancora su Giani: «Serve un vero rinnovamento». Tensioni anche in Consiglio regionale


Dopo l’apertura di Vincenzo De Luca sulla candidatura del pentastellato Roberto Fico alle regionali in Campania, il Pd pensava di aver superato l’ultimo ostacolo per un accordo in tutte le regioni alle prossime amministrative. Anche perché – secondo indiscrezioni dei giorni scorsi – il via libera a Fico avrebbe dovuto aprire automaticamente la strada a Eugenio Giani per un secondo mandato in Toscana. Ma, come diceva un celebre toscano, «del doman non v’è certezza». E così la segretaria dem Elly Schlein si ritrova con un nuovo fronte aperto proprio in Toscana, dove il Movimento 5 Stelle, che inizialmente sembrava orientato a sostenere Giani nonostante oggi sieda all’opposizione, ha fatto improvvisamente un passo indietro.
Le complicazioni
I problemi in realtà sono emersi negli ultimi mesi. La volontà di tentare un’alleanza – anche se con delle resistenze – c’è stata fino a quando non è esploso il caso della sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, coinvolta in un’inchiesta giudiziaria per corruzione. Accuse che l’hanno portata poi a dimettersi. A complicare ulteriormente le cose, i dissidi interni al Partito Democratico, con il conflitto tra riformisti e filo-schleiniani, che hanno restituito l’immagine di un fronte indebolito dall’interno. Un’incertezza su cui il Movimento 5 Stelle non ha mancato di cavalcare l’onda.
«Chiediamo un vero rinnovamento»
Sul punto è intervenuto anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha ribadito la necessità di un «vero rinnovamento». «Noi veniamo da un’opposizione al quinquennio di Giani e abbiamo chiesto dei forti segnali di rinnovamento. Adesso valuteremo se questi segnali arrivano, alla luce anche dei confronti che stanno facendo all’interno del Pd, perché è una questione innanzitutto giocata all’interno dei dem», ha detto. Più netto il giudizio di Francesco Silvestri, deputato M5S, che a L’aria che tira su La7 ha commentato: «È legittimo che Eugenio Giani chieda il secondo mandato in Toscana, ma sicuramente per il Movimento 5 Stelle non è assolutamente la soluzione migliore».
Divisione nei 5Stelle
In realtà, confrontandosi con fonti in Consiglio regionale, emerge una certa confusione interna al Movimento 5 Stelle sul tema del sostegno a Eugenio Giani. I più vicini a Irene Galletti – capogruppo M5S in Regione Toscana e candidata presidente alle scorse elezioni regionali – e ad Andrea Quartini, deputato ed ex-portavoce per il M5S in consiglio regionale della Toscana, non fanno mistero di non volerla proprio fare, l’alleanza. Al contrario, i pentastellati più in sintonia con Paola Taverna, vicepresidente del partito e figura di riferimento dell’area dialogante con il centrosinistra, sarebbero invece favorevoli al raggiungimento di un’intesa.
Tensioni in Consiglio
La scorsa settimana, tra l’altro, è arrivato un altro segnale di tensione tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, proprio durante una votazione in Consiglio regionale: quella sulla legge sull’assistenza a disabilità e anziani. Un provvedimento importante, la Proposta di Legge 249, che ha visto però i 5 Stelle decidere di non partecipare al voto. «Abbiamo scelto di non partecipare – ha dichiarato Irene Galletti – perché, pur condividendo l’obiettivo di riorganizzare il sistema di assistenza, riteniamo che il testo approvato sia debole nei contenuti e manchi delle condizioni necessarie per incidere concretamente sulla vita delle persone». Una mossa che non è stata affatto apprezzata dal Partito Democratico. Tra i dem, il gesto è stato letto come una presa di posizione netta, un segnale di chiusura che ha raffreddato ulteriormente i già complessi rapporti in vista delle regionali.
La stretegia
Secondo alcune fonti interne al centrosinistra toscano, il Movimento 5 Stelle starebbe rallentando volutamente il raggiungimento di un’intesa. Una strategia, spiegano, che servirebbe a massimizzare il potere negoziale al tavolo delle trattative: ottenere assessorati chiave, garanzie su temi programmatici identitari. Tra i nodi sul tavolo ci sarebbe la gestione dell’acqua pubblica, cavallo di battaglia del M5S fin dai tempi del referendum del 2011. Ma anche una posizione più netta su grandi opere e infrastrutture. Sullo sfondo resta il tema, più simbolico che operativo, dell’aeroporto di Firenze: il progetto di ampliamento, sostenuto dal Pd ma osteggiato dai pentastellati, è ormai in fase avanzata, ma potrebbe comunque entrare nella trattativa come elemento di pressione politica.