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Lo stipendio misero e le richieste soffocanti di re Carlo, dimissioni in massa tra i giardinieri: che cosa faceva saltare i nervi al sovrano

21 Luglio 2025 - 23:27 Ugo Milano
re carlo III giardini dimissioni
re carlo III giardini dimissioni
Secondo le denunce di diversi giardinieri di Highgrove, il sovrano controllava tutto, fino alla sfumatura dei colori dei fiori e le dimensioni della frutta. E se c'era da fare uno spostamento, lo pretendeva anche contro il parere degli stessi giardinieri

Si potrebbe chiamare esodo di massa quello che ha svuotato mese dopo mese i giardini della tenuta di Highgrove di re Carlo III. Dei 12 giardinieri assunti a tempo pieno nel 2022 ora, solo uno non si è licenziato. La colpa, secondo un’inchiesta pubblicata dal The Sunday Times, sarebbe da attribuire in toto alle richieste pressanti, provanti e iper-specifiche del monarca in persona. Oltre che a un ambiente lavorativo in cui il personale è «sottopagato e sopraffatto». Tra i collaboratori che hanno dato il loro addio alla residenza del Gloucestershire ci sarebbero anche due capi giardinieri, uno di loro aveva lavorato per oltre vent’anni a stretto contatto con Sua Maestà.

I messaggi di re Carlo ai lavoratori: «Scritti con la penna rossa»

Che alla residenza – e in particolare ai giardini – di Highgrove re Carlo ci tenga particolarmente era facilmente pronosticabile, dato che quattro anni fa aveva strappato un accordo per mantenerne il pieno controllo senza passarla al figlio. Tutto parte dalla sua tradizionale passeggiata mattutina per il verde della tenuta. Lì, accompagnato dal suo staff, dà indicazioni minuziose sui lavori che vuole siano svolti, aspettandosi «di vederle eseguite prima del suo ritorno». Alcune richieste spesso erano recapitate su piccoli foglietti scritti «con inchiostro rosso intenso» e descrivevano minuziosamente gli interventi richiesti. Altre volte, invece, rimandava ai giardinieri i loro rapporti correggendone la grammatica e chiedendo loro di riferirsi a lui sempre con l’appellativo “Vostra Maestà”. Nelle sue parole «c’era rabbia che ribolliva in superficie, molta impazienza, nessuna cortesia», ha raccontato un giardiniere. Spesso non si curava nemmeno di pareri tecnici: «Se il re voleva che una pianta fosse spostata da A a B, ma secondo il parere professionale del giardiniere ciò avrebbe causato la morte della pianta, bisognava farlo comunque».

I salari bassi e gli scatti d’ira contro i giardinieri: «Non fatemelo più vedere»

Ennesimo punto dolente quello dei salari, che secondo fonti interne si aggirerebbero pericolosamente vicine al salario minimo: tra i 10,2 e i 10,9 euro all’ora. I ritmi di lavoro erano ritenuti insostenibili, con numerosi lavoratori che avrebbero subito «lesioni fisiche cercando di stare al passo con le crescenti richieste». In un caso, il re si sarebbe scagliato contro un lavoratore che aveva dimostrato di non conoscere sufficientemente a fondo una tipologia di fiore: «Non fatemelo più vedere». A seguito delle numerose segnalazioni, la King’s Foundation ha incaricato la società di consulenza WorkNest di indagare sulle accuse. La società ha ravvisato «carenza di personale» e «problemi per l’assunzione e la fidelizzazione» derivanti dalla basa paga.

La mano di re Carlo III su Highgrove

Il sovrano trascorre regolarmente del tempo in quella che è stata la sua casa fino all’ascesa al trono. Dal 2021, dopo essersi assicurato alla modica cifra di 340mila sterline annue la gestione della tenuta, ne supervisiona direttamente la manutenzione fino ai minimi dettagli, dalle dimensioni delle pesche alla tonalità delle rose. Per gestire Highgrove, il re ha creato una società apposita (la Highgrove Nominees Limited) di cui l’unico azionista è proprio «sua altezza reale Charles Philip Arthur George, Principe di Galles». Secondo gli accordi, per i prossimi vent’anni sarà il sovrano a gestire tutto ciò che concerne la residenza.