Caso tax credit, Iervolino diffida l’ex direttore generale Cinema: «Danni per quasi 50 milioni di euro, ha violato le regole più elementari»


La riattivazione dei 62 milioni di tax credit revocati dal ministero della Cultura e il risarcimento di 48,5 milioni di euro per i danni – di immagine e non solo – subiti dalla sua società. Quasi dieci giorni dopo la mossa di Nicola Borrelli, il produttore Andrea Iervolino passa al contrattacco con una diffida e messa in mora rivolta al dimissionario direttore generale Cinema e Audiovisivo. Per la Sipario Movies Spa, oggetto del provvedimento ministeriale, la revoca dei crediti d’imposta cinematografici costituirebbe un «caso paradigmatico di cattivo esercizio della funzione amministrativa», in particolare per quanto riguarda la «violazione sistematica delle più elementari regole del procedimento amministrativo». Per questo, in caso di mancato rispetto delle quattro condizioni poste, si riserva di adire a vie legali.
I tax credit revocati e le proteste di Iervolino
La decisione di revocare 62 milioni di euro di tax credit è arrivata come un fulmine a ciel sereno lo scorso 14 luglio, nell’ambito della revisione a tappeto dei crediti d’imposta disposta dal ministero che ha seguito il caso Francis Kaufmann. La società Sipario Movies Spa, fondata da Andrea Iervolino e Lady Bacardi e sotto amministrazione giudiziaria da qualche mese, avrebbe inviato al dicastero di Alessandro Giuli documenti viziati da «palesi irregolarità». In particolare, Iervolino avrebbe gonfiato artificiosamente alcune voci di costo per ottenere uno sconto fiscale di molto superiore al dovuto. Le accuse sono state fermamente respinte dal produttore e lo stesso amministratore del tribunale di Roma, il professore Paolo Bastia, ha chiesto al ministero di aspettare per consentire se davvero i costi siano stati gonfiati.
Le quattro condizioni a Borrelli e la violazione del contraddittorio
L’obiettivo della diffida di Andrea Iervolino, come già chiaro dall’intestazione del documento, è proprio l’ex direttore del cinema del ministero. Sono quattro le richieste avanzate con precisione a Borrelli:
- Revocare immediatamente il provvedimento del 14 luglio 2025, riattivando i crediti d’imposta «indebitamente revocati».
- Avviare un nuovo procedimento garantendo il contraddittorio con tutti i soggetti interessati, incluso l’Amministratore giudiziario.
- Assumere le proprie responsabilità per il «danno ingiusto cagionato ai sottoscritti e riconoscendo la sussistenza degli elementi» che costituirebbero la sua responsabilità civile.
- Risarcire integralmente i danni subiti, «preliminarmente quantificati» in oltre € 48.500.000.
Secondo Iervolino, oltre all’insussistenza delle accuse rivolte alla società di produzione sua e di Lady Bacardi, sarebbe infatti di «particolare gravità» che sia tutto avvenuto senza dare possibilità alla Sipario Movies di esibire alcun documento o memoria difensiva. Insomma una «lesione sostanziale del principio del contraddittorio, elemento cardine del giusto procedimento amministrativo», ulteriormente aggravata dal fatto che la società sia sotto amministrazione giudiziaria, cosa che avrebbe dovuto indurre «a un surplus di cautela procedurale».
Il ruolo di David Peretti e la violazione dell’imparzialità
La diffida di Iervolino si fonda su un elemento: l’amministrazione avrebbe infatti basato la sua decisione sulla «documentazione unilaterale» fornita dall’ex amministratore ed ex liquidatore David Peretti. Un comportamento che la Sipario Movies contesta alla direzione generale Cinema perché costituirebbe una violazione dei principi di imparzialità e buon andamento, tra i cardini costituzionali che regolano la pubblica amministrazione. L’annullamento dei tax credit proverrebbe infatti da «negligenza, omissioni o errori interpretativi di norme, ritenuti non scusabili», trattandosi di «violazioni elementari e di principi consolidati del diritto amministrativo».
Il risarcimento richiesto e la minaccia di vie legali
Al mancato contraddittorio, Iervolino aggiunge tra le recriminazioni anche riguardo ai danni subiti dalla società, che sono ritenuti «causati direttamente e immediatamente dalla condotta illegittima dell’amministrazione». La Sipario Movies avrebbe infatti sofferto di una crisi di liquidità per il ritiro dei crediti d’imposta, che ha causato il crollo del valore delle partecipazioni societarie e un inevitabile «pregiudizio reputazionale e gestionale». Un danno che lo stesso Iervolino ha stipato a oltre 48 milioni di euro, data la «macroscopicità delle violazioni». In caso di mancato risarcimento, Iervolino ha già pronto un piano legale in quattro gradi. Quello amministrativo, al Tar del Lazio, per l’annullamento della revoca dei tax credit, a cui si aggiungono la sede civile e contabile per l’accertamento delle responsabilità della pubblica amministrazione e del dirigente Borrelli. Da ultimo, «se configurabile», anche quella penale.