Trump fa la guerra allo spazio, la Nasa pronta a quasi 4mila «dimissioni volontarie»: i 6 miliardi bloccati e lo spauracchio del Challenger 1986


Tornare sulla Luna non è di certo in cima alle priorità di Donald Trump. Così come in quella lista non compare lo studio dello spazio o la Nasa, l’agenzia spaziale americana, che nei prossimi mesi arriverà a perdere circa il 20% dei suoi dipendenti. Sono quasi 4mila le persone incluse nel programma di «dimissioni volontarie» che il presidente americano ha ordinato nel tentativo di tagliare i costi statali e di gestione degli organismi federali. Per la National Aeronautics and Space Administration si tratta della riduzione delle spese del 25%, circa 6 miliardi di dollari, andando in particolare a dimezzare i fondi elargiti solitamente alla divisione Ricerche scientifiche. Una situazione che – hanno scritto oltre 300 esperti in una lettera alla Casa Bianca – rischia di causare nuovi disastri come l’esplosione del Challenger nel 1986.
Una partita ancora da giocare, tra Congresso e licenziamenti
Non tutto è ancora deciso. I tagli al budget della Nasa devono essere approvati dal Congresso, che ha in mano i conti dell’agenzia. E soprattutto le 3.870 dimissioni «volontarie» devono essere valutate una per una: «Cerchiamo di bilanciare l’esigenza di diventare un’organizzazione più snella ed efficiente e di lavorare per garantire di poter continuare a perseguire un’epoca d’oro di esplorazione e innovazione», ha fatto sapere la Nasa. «Ma la sicurezza rimane una priorità assoluta per la nostra agenzia».
I due tagli al personale e la preoccupazione della Nasa: «Stiamo perdendo i migliori talenti»
Non è la prima volta che Trump prende di mira la Nasa. Subito dopo il suo insediamento lo scorso gennaio, il dipartimento per l’Efficienza governativa (allora guidato da Elon Musk) si era visto accettare un’offerta di dimissioni volontarie da parte di 870 dipendenti, che avevano preferito intascare la buonuscita e cercare lavoro altrove. Da inizio giugno, una forza lavoro quasi cinque volte più grande è pronta ad abbandonare gli uffici. La paura, però, è che i tagli dissanguino l’agenzia dei suoi migliori talenti: «Migliaia di dipendenti pubblici della Nasa sono già stati licenziati, si sono dimessi o sono andati in pensione anticipata, portando con sé conoscenze altamente specializzate e insostituibili, fondamentali per portare a termine la missione», hanno scritto alcuni dipendenti al nuovo amministratore ad interim dell’agenzia Sean Duffy. L’impressione, però, è che a Donald Trump non interessi affatto.