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Suicidio assistito, il marito di Laura Santi: «Volevamo un figlio, ma sarebbe stato pericoloso. Ora è veramente libera»

27 Luglio 2025 - 11:56 Alba Romano
laura santi parla marito
laura santi parla marito
Il raconto di Stefano Massoli dopo che la moglie è riuscita ad accedere al farmaco letale

«Il giorno prima di morire Laura ha voluto ripassare i posti in cui siamo stati: il Quebec, il Sudafrica, Rodi, Berlino a fatica, Rimini quando già non camminava, le Dolomiti». A parlare è Stefano Massoli, il marito di Laura Santi, la giornalista che ha scelto il suicidio assistito a causa della lunga sofferenza dovuta alla sclerosi multipla. «La nostra è stata una vita faticosa, una vita in ostaggio. Ma è stata anche piena, bella, intensa. Con Laura ho condiviso tutto e questo è l’amore. Lei ora è libera, io sono libero, anche di rompere le palle e per questo continuerò le sue battaglie», afferma in un’intervista a Viola Giannoli de la Repubblica. I due si sono conosciuti nel 2004 durante una conferenza stampa, dove lei era lì come giornalista e lui come produttore video.

«Volevamo figli»

Massoli racconta che quando Santi le disse di soffrire di sclerosi multipla, lui non si tirò indietro. «Il non sapevo nulla. Mi spiegò e dissi “ok, qualsiasi cosa viene la affronteremo insieme”», riporta. La coppia sognava di avere figli, ma la malattia è stato il grande freno. «Ho lasciato decidere lei, per Laura è stato un lutto più grande del mio. Ma se hai “la bastarda”, così chiamavamo la sclerosi multipla, la gravidanza può farti pagare il conto con gli interessi. Avevamo pensato all’adozione ma sarebbe stata dura fisicamente ed economicamente», riferisce il marito. A unirli nella vita sono state anche tante battaglie politica. L’ultima proprio quella del suicidio assistito. «La lotta ci ha riunito. Era un periodo buio per noi, non uscivamo più a fare una passeggiata, ad andare al cinema, a pranzo. Ma uniti potevamo combattere, la scelta di rendere pubblica la sua condizione è stata condivisa».

«Porterò avanti la sua battaglia»

Laura Santi era ormai diventata tetraplegica ed era in sedia a rotelle da 16 anni. È stata la nona persona a ottenere il permesso di accedere al farmaco letale, la prima in Umbria. L’Usl umbra le aveva negato il permesso, poi riconosciuto dal tribunale. «Continuerò la sua battaglia per il fine vita, raccoglierò le firme per i caregiver. Ma Laura non c’era più da tempo, era rimasta la sua testa, attivissima, il suo viso sereno l’ho rivisto solo nella bara. Ora la sento qui, vicino a me».


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