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Ebrei aggrediti in Autogrill, la procura indaga per odio razziale. Il testimone: «Un muro di gente urlava al padre col bambino»

29 Luglio 2025 - 17:48 Diego Messini
L'allarme del rabbino capo di Milano sui fatti di Lainate: «Due episodi di antisemitismo a settimana, basta usare parole come clave»

La Procura di Milano ha aperto un fascicolo sulla vicenda della famiglia ebrea aggredita domenica in un Autogrill alle porte di Milano: il reato ipotizzato al momento è quello di percosse aggravate dall’odio razziale. Gli agenti della Digos hanno già inviato una prima informativa al procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco in merito all’aggressione di domenica, quando un ebreo francese è stato insultato e spintonato da decine di persone al grido di “Assassini” e “Free Palestine” mentre si trovava in compagnia del figlio di 6 anni. I due erano ben identificabili come ebrei in quanto portavano la kippah. L’uomo, di nome Elie, aveva sporto denuncia la sera stessa dell’aggressione alla polizia stradale. Oltre alla sua testimonianza, i magistrati di Milano potranno fare affidamento anche anche sulle immagini riprese dalle telecamere dell’Autogrill di Lainate, già acquisite, sa quelle dei video rimbalzati online, e sulle targhe delle auto fotografate. Gli agenti della Digos stanno anche raccogliendo altre testimonianze dell’accaduto da parte di chi era presente all’Autogrill di Lainate.

Le urla e gli spintoni davanti al bambino

Una di queste persone oggi ha consegnato una breve testimonianza anche all’Ansa. «Stavo passando con il mio carrello delle pulizie nel corridoio delle toilette quando mi sono trovato bloccato da un muro di gente che urlava, si spintonavano, c’era quest’uomo in mezzo e accanto a lui il bambino silenzioso, sembrava scioccato», ha raccontato un addetto alle pulizie dell’Autogrill Villoresi Ovest. Che è rimasto disorientato dalla vicenda. «Non ho proprio capito come fosse cominciato tutto, la gente si spingeva. Non ho visto nessuno alzare le mani, sentivo solo urla e grida, qualcuno che diceva di chiamare la polizia, poi sono tutti saliti sopra e poco dopo la polizia era già arrivata». Chi invece ha le idee molto chiare sul senso di quanto accaduto è il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib. «Purtroppo questa notizia non mi ha sorpreso. Stiamo vivendo un’atmosfera molto pesante di fortissima crescita dell’antisemitismo», denuncia Arbib, spiegando che a Milano si verificano «un paio di episodi a settimana» allarmanti, si tratti di scritte minacciose o di aggressioni.

La guerra a Gaza e l’antisemitismo

Il legame malsano tra gli episodi contestati – ultimo quello di Lainate – e il conflitto in corso a Gaza è nella maggior parte dei casi centrale. E la questione merita attenta riflessione, denuncia Arbib. «C’è una immagine di Israele devastante che è riflessa sugli ebrei in maniera automatica. Non dico che tutti quelli che criticano Israele sono antisemiti, ma in Europa l’antisemitismo ha una storia millenaria ed è facile risvegliarlo». Che fare, dunque? «Bisogna smettere di minimizzare il fenomeno. Io mi sono sentito dire di smettere di parlare di antisemitismo, che invece è un fenomeno importante e pericoloso. E il secondo elemento è non usare le parole come clave». Altrimenti detto, conclude il rabbino capo del capoluogo lombardo, «l’odio ci può essere, purtroppo fa parte dei fenomeni umani, ma quando sento che è legittimato, perdo i freni inibitori».

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