Parla il 52enne di religione ebraica aggredito all’autogrill di Lainate: «Preso a calci davanti a mio figlio. Ha pianto per ore» – Il video
«Rientravo in città, dopo una gita al lago Maggiore, con il mio bimbo di 6 anni. Accompagnavamo mia figlia più grande e suo marito italiano a Milano, dove vivono. vivono. In tarda serata sarei poi tornato a Parigi, dove abito e ho un negozio di abbigliamento. Dovevo fermarmi, perché in quel momento mio figlio aveva bisogno di andare in bagno e sono entrato in autogrill». Inizia così, al Corriere della Sera, il racconto di Elie, 52enne francese di religione ebraica, aggredito verbalmente e fisicamente domenica 27 luglio nell’area di servizio di Lainate, lungo l’autostrada A8, in direzione Milano. Un’aggressione filmata dalla vittima, diventata poi virale.
«Ho perso di vista mio figlio, hanno iniziato a prendermi a calci»
Elie indossava la kippah, un copricapo usato da persone di religione ebraica. Stava per raggiungere il bagno, quando un ragazzo «credo italiano, che era alla cassa, mi ha visto e ha iniziato a urlare “Free Palestine, Palestina libera” rivolto a me». «È lui che ha acceso la miccia. Gli ho risposto a gesti, dal momento che non parlo italiano, e gli ho fatto capire che doveva smetterla. Nel frattempo ho cominciato a filmare un video con il mio telefonino», spiega l’uomo. Dopo il grido del ragazzo alla cassa alcune persone si aggiungono alle proteste e iniziano a gridare “genocidio”. Elie li ignora, però filmando tutto. E decide di proseguire con il suo bambino verso il bagno. Pensava fosse finita. All’uscita dalla toilette rimane sorpreso. «Ho trovato davanti una decina di persone che hanno cominciato a chiedermi di cancellare il video. lo mi sono rifiutato e a quel punto tre di loro hanno cominciato a spintonarmi insistendo perché il video fosse cancellato. Alcuni di loro erano di sicuro arabi, perché ho sentito pronunciare parole arabe rivolte a me. A quel punto ho perso di vista mio figlio, che pochi secondi prima avevo per mano. Ma in quel momento dovevo pensare solo a difendermi, perché ero circondato da più persone: sono finito a terra e ne hanno approfittato come animali, prendendomi a calci nella pancia. Poi uno mi ha tirato su e voleva colpirmi al volto, ma sono riuscito a impedirglielo. Nella confusione della colluttazione ho intravisto a malapena mio figlio, che fortunatamente una signora aveva tenuto in un angolo».
«Mio figlio piangeva a dirotto»
L’uomo aggredito inizia a gridare “police, police”. Gli aggressori lo mollano, vanno al piano superiore. «Ho preso in braccio mio figlio che piangeva a dirotto per quello che aveva visto e sono tornato anch’io al piano superiore dove gli aggressori non c’erano più. Dopo dieci minuti è arrivata la polizia in autogrill e sono stato interrogato per due ore, per conoscere tutti i dettagli di quello che mi era successo. Ho avuto però l’impressione che gli agenti minimizzassero l’accaduto, considerando l’aggressione un fatto che capita loro di vedere di frequente». Ma il francese sottolinea che quello che gli è successo è un fatto molto grave «provocato dal grido “Free Palestine”». Davanti alla domanda se si aspettasse un’aggressione simile ammette: «Francamente si, me l’aspettavo per il clima d’odio che in Europa si è creato contro la comunità ebraica, ma non pensavo che accadesse a me e che soprattutto accadesse in Italia, che credevo un Paese tollerante, dove sentirsi al sicuro».