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Monti: «Abbiamo già perso la partita sui dazi. Mi aspettavo più coraggio dall’Ue»

01 Agosto 2025 - 07:33 Alba Romano
mario monti
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Il colloquio a La Stampa: «Abbiamo il dovere di criticare sia la Commissione europea – e la sua presidente, che io tantissime volte ho sostenuto – sia i governi nazionali, alcuni in particolare»

«Secondo me la partita sui dazi è persa, anche se è ancora aperta». Mario Monti è lapidario. L’ex primo ministro ed ex commissario europeo lo afferma alla rassegna PiazzAsiago, intervistato da Alessandro De Angelis e David Parenzo. E poi a La Stampa oggi dichiara: «Il nostro interlocutore storico, gli Stati Uniti, a differenza di tutte le altre negoziazioni, ha affrontato questa prova con baldanza e con il desiderio di essere temuto. Per questo modo dilettantesco di fare politica lo abbiamo un po’ deriso per sei mesi… e poi abbiamo chinato il capo. Questo avrà conseguenze molto negative per l’Europa, e non sono sicuro che nel medio-lungo termine ne abbia di positive per gli Stati Uniti». «Abbiamo il dovere di criticare sia la Commissione europea – e la sua presidente, che io tantissime volte ho sostenuto – sia i governi nazionali, alcuni in particolare».

Monti e il diritto di veto in alcune materie

«Sarebbe bello che l’Europa potesse eliminare il diritto di veto in alcune materie, come la politica estera o quella fiscale. Allora sì che si farebbe valere. Ma se c’è un campo in cui gli Stati membri, tradizionalmente e giuridicamente, non dico siano assenti, ma lo sono molto meno che in altri, è quello del commercio internazionale. Sono due e mezzo i campi in cui, nel tempo, l’Unione ha fatto il balzo nella concessione di potere. Uno non è gestito dalla Commissione, ma dalla Banca centrale europea. L’altro e mezzo è invece gestito dalla Commissione: la politica della concorrenza e, ribadisco, il commercio internazionale, soprattutto la materia dei dazi. Da parte mia c’è una certa tristezza: abbiamo perso la possibilità di usare come si deve uno strumento di policy quasi federale», dichiara. E ricorda: «Quando io e Romano Prodi abbiamo multato Microsoft lo abbiamo fatto malgrado le obiezioni di molti Stati europei».

«C’è o non c’è un accordo? »

«La mia tesi – sottolinea Monti – è che, anche se gli Stati Uniti decidessero di continuare da soli, noi non possiamo più permetterci di affidare la nostra sicurezza a un Paese la cui politica internazionale è stravagante e volatile, e di cui non possiamo a priori fidarci. Non farei marcia indietro su quello che l’Europa ha promesso al vertice della Nato, quello no. Però su tutto il resto mi metterei con puntiglio. In quella stessa occasione si è svolto il G7 e faticosamente e con anni di lavoro, l’Occidente – che qualcuno pensa sia una cosa eterna – aveva fatto un accordo sulla minimum global tax, con cui tutte le imprese multinazionali dovrebbero pagare almeno il 15%. I sei non americani del G7 hanno largheggiato, con buona predisposizione psicologica verso Trump. Io mi sono informato all’Ocse: “C’è o non c’è una dichiarazione formalizzata?”-. Mi hanno spiegato che c’è un accordo politico, un po’ come quello che sul piovoso green della Scozia, in una nuova localizzazione di Canossa, una signora europea è andata a portare a un signore americano che era proprietario di quel terreno. Dunque l’Europa, il Giappone e il Canada non firmino quella cosa che non c’è ancora. Le democrazie liberali che si trovano a disagio ad accettare le sopraffazioni dovrebbero creare un’alleanza».

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