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Daniela Santanché ha detto di avere venduto gratis la sua Athena pubblicitàMa la società era in perdita di 5 milioni e con un’altra grana Inps sulla cig

06 Agosto 2025 - 17:07 Fosca Bincher
Daniela Santanchè
Daniela Santanchè
Ad acquistare senza pagare prezzo è stato Giorgio Armaroli di Scripta Maneant, che però dovrà in parte ricapitalizzare dopo il buco e accollarsi la cartella sulla cassa integrazione 2020-2021 che Inps aveva in parte scontato e autorizzato a pagare in 24 comode rate

La vendita formalmente è avvenuta a titolo gratuito. Qualche settimana fa la società di raccolta pubblicità di Daniela Santanché, Athena pubblicità, ha comunicato il passaggio di mano del 75% del capitale all’imprenditore bolognese Giorgio Armaroli di Scripta maneant, appunto senza pagamento di corrispettivo. La transazione sarebbe scattata solo dopo la pubblicazione del bilancio di Athena pubblicità chiuso al 31 dicembre 2024 e approvato dall’assemblea lo scorso 14 luglio. Il documento oggi è disponibile sul registro della Camera di commercio di Milano e non offre buone notizie per l’acquirente.

Prima della vendita Athena ha accumulato una maxi-perdita dovuta a Visibilia Editore

Athena pubblicità, una delle poche partecipazioni dell’impero Santanché se non in attivo, almeno in equilibrio grazie all’intervento dell’amica Paola Ferrari che era entrata nel capitale fornendo un po’ di liquidità, ha chiuso il 2024 con un pesante rosso. La perdita è stata infatti di poco inferiore ai 5 milioni di euro, ed esattamente di 4.968.826 euro (era di 61.938 euro nel 2023), a fronte di un fatturato di 3,465 milioni di euro, anche esso in calo rispetto ai quasi 4 milioni di euro dell’anno precedente. Il rosso è stato coperto con il patrimonio netto della società, ma in questo modo l’azienda ha bisogno di una ricapitalizzazione a norma del codice civile. Una parte dell’aumento di capitale necessario – 782.101,84 euro – è stata indirettamente messa dalla Immobiliare Dani della Santanché attraverso la rinuncia alla restituzione di un finanziamento soci. Non è liquidità vera, ma contabilmente inizia a mettere a posto le cose. La restante parte di aumento di capitale, ha fatto verbalizzare in assemblea il 14 luglio scorso l’amministratore di Athena, Giuseppe Concordia, «verrà comunque coperta dai soci nel corso dell’esercizio». E qui la frase è meno chiara, perché l’esercizio in corso è quello attuale, il 2025, ma nel frattempo il 75% del capitale è passato di mano ad Armaroli. Sembra dunque che spetti a lui la restante ricapitalizzazione della società.

Debiti alti con le banche e con una società della stessa Santanché

La perdita di bilancio di Athena pubblicità è dovuta quasi interamente alla svalutazione della partecipazione in Visibilia editore, che la Santanché aveva ricomprato l’anno scorso dopo il misterioso suicidio nell’estate 2023 di Luca Ruffino, che l’aveva acquistata proprio dalla futura ministra del Turismo. L’operazione oltretutto ha fatto crescere l’indebitamento della società, passato nell’ultimo anno da 5 a 7 milioni di euro. Quelli con le banche ammontano a circa 3 milioni di euro e in gran parte riguardano rapporti con Banca popolare di Sondrio e Mediocredito centrale. Fra i debiti con i fornitori di Athena il principale è proprio con una società restata in mano alla Santanché: un milione e 75 mila euro dovuti a Visibilia editrice.

C’è una grana con la cassa integrazione Inps pure qui, ma si paga a rate con lo sconto

Nella società che passa di mano c’è un altro guaio con Inps sulla cassa integrazione, che emerge fra le pieghe dei debiti verso istituti di presidenza, passati in un solo anno da 81.931 euro a 304.567 euro. L’incremento, spiega la nota integrativa, è dovuto «a un verbale Inps sulla cig». La Santanché comunque è riuscita a farsi scontare al 50% le sanzioni dovute e ad ottenere la rateizzazione della restante cifra in due anni. La nota integrativa aggiunge: «In data 22.10.2024 la società ha ricevuto a chiusura delle indagini sulla cassa integrazione guadagni, riferita agli esercizi 2020 e 2021, un verbale di accertamento pari ad € 289.418,78; tale somma è scesa ad € 232.985,71 in virtù di uno sgravio del 50% delle sanzioni. L’Inps ha concesso alla società una dilazione in n.24 mesi per il pagamento di tale somma».

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