«I tagli ai vaccini a mRna di Kennedy ci mettono a rischio per le future pandemie»


I tagli ai finanziamenti per i vaccini a mRna di Robert F. Kennedy possono impedirci di affrontare le future pandemie. Lo spiega il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, in un’intervista al Corriere della Sera. Il segretario alla Salute di Donald Trump ha stracciato 22 contratti per un valore di 500 milioni di dollari con Pfizer, Moderna e Sanofi. Tra i progetti bloccati c’è un vaccino contro H5N1. Anche se l’influenza aviaria comincia a essere un problema: «Sarebbe un danno enorme, non solo per gli Usa», spiega Remuzzi.
Le conseguenze
Il professore spiega che «il rischio più grande è che venga compromessa la nostra capacità di far fronte a future pandemie. In questo momento preoccupa in particolare il virus dell’aviaria, l’imputato numero uno. Tra i progetti bloccati dall’amministrazione statunitense c’è un vaccino contro H5N1 che potrebbe non arrivare mai a conclusione». Remuzzi dice che «la tecnologia mRna (Rna messaggero), studiata da circa trent’anni in ambito oncologico, ha avuto una grossa spinta con la pandemia di Covid-19, anche grazie agli ingenti finanziamenti degli Stati Uniti».
E spiega: «Oggi molti studi sono in corso, ma rischiano di fermarsi per i tagli decisi da RFK junior: si lavora a due vaccini contro l’Hiv, che devono ancora essere sperimentati ma hanno dato primi risultati promettenti (su un centinaio di volontari, l’80% ha sviluppato anticorpi), e uno per la malaria. Inoltre c’è la speranza di curare i tumori: uno studio ha mostrato che la combinazione di farmaci e vaccino mRna riduce del 50% il rischio di ricaduta nel melanoma. Tutto questo lavoro rischia di non progredire. Non solo. Nei mesi scorsi è stato bloccato un trial della Emory University su un vaccino da inalare per influenza, aviaria e Covid».
La sicurezza dei vaccini a mRna
La sicurezza del vaccino a mRna, spiega Remuzzi, non è in discussione: «Il vaccino non elimina la possibilità di infettarsi ma riduce la gravità della malattia e soprattutto riduce in modo importante l’ospedalizzazione e la morte dei pazienti. È certo, in base ai dati disponibili, che i vaccini hanno risparmiato milioni di morti nella pandemia. Per quanto riguarda la sicurezza, il processo di approvazione è stato accelerato perché, nell’emergenza, si è deciso di semplificare alcuni passaggi burocratici, non certo i test sulla sicurezza. Prima dell’approvazione, i vaccini a mRna anti Covid di Pfizer/BioNTech e Moderna sono stati testati su alcune migliaia di persone, nella fase 1 e 2, e su oltre 70 mila nella fase 3. L’unico effetto collaterale riscontrato, dal 2020 a oggi, riguarda rari casi di miocardite».
Le varianti
C’è da dire che «Sars-CoV-2 continua a evolvere e può infettare persone che hanno raggiunto una certa immunità, ma i vaccini garantiscono una protezione dalla malattia severa. È una questione non banale, perché la protezione non si basa solo sugli anticorpi (che possiamo misurare con dei test), ma anche sulle cosiddette cellule della memoria, che sono di tanti tipi e la cui fotografia varia da individuo a individuo».
Ma per fortuna le ricerche possono ripartire da altre nazioni: «I laboratori americani non sono gli unici a utilizzare la tecnologia mRna, probabilmente altri Paesi si organizzeranno e acquisiranno autonomia nella produzione dei vaccini. Ma non possiamo negare che la battuta d’arresto è pesante. Anche se gli scienziati Usa volessero proseguire i propri studi altrove, è molto difficile trasferire un intero Centro di ricerca. Il lavoro è fatto in team e con strumentazioni particolari: servirebbero anni per ripartire. In America molti hanno la speranza che tra pochi anni la situazione politica cambierà e sarà possibile riprendere gli studi interrotti».
Le scelte degli Usa
Nel frattempo però dobbiamo fare i conti con «le decisioni dell’amministrazione americana. Non c’è solo il taglio di 500 milioni di dollari, ma anche l’uscita dall’Organizzazione mondiale della sanità e lo stop imposto all’Agenzia per lo sviluppo internazionale (Usaid). Non dimentichiamo che uno dei successi della prima presidenza Trump è stato il forte sostegno ai produttori di vaccini anti Covid. Purtroppo abbiamo fatto dei passi indietro: se oggi arrivasse una pandemia, saremmo a rischio».