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«Sono depressa, voglio studiare vicino ai miei genitori», ma l’università le nega il trasferimento da Roma a Napoli. Vince il ricorso al Tar

08 Agosto 2025 - 13:19 Ygnazia Cigna
universita studentessa trasferimento
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L'ateneo campano aveva detto no per mancanza di posti, ma per i giudici la decisione è da rivedere: in caso di motivi gravi, è possibile accettare studenti anche oltre il numero previsto

Soffriva di una grave depressione, con crisi d’ansia e difficoltà a studiare. E per questo aveva bisogno di tornare a casa dai genitori, nella sua città d’origine, Napoli. Ma quando ha chiesto il trasferimento dall’università di Roma dove studiava medicina, l’ateneo campano le ha detto di no: «Non ci sono posti disponibili». Si è quindi rivolta al Tar della Campania, che ha ribaltato la decisione, accogliendo il suo ricorso e ordinando all’università Vanvitelli di annullare il rifiuto e riesaminare la richiesta. Per i giudici, in presenza di gravi motivi di salute, il trasferimento può essere concesso anche in soprannumero, cioè anche se formalmente non ci sono posti liberi, perché d’altronde questo tipo di trasferimento «non può essere previsto all’inizio di ogni anno scolastico».

I problemi della studentessa

Al centro della questione c’è una giovane studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea in Medicina e Chirurgia all’Università Medica Internazionale di Roma. Dopo aver accumulato 64 crediti formativi, nel 2024 ha iniziato a soffrire di una condizione psicologica difficile peggiorata nel tempo: sindrome ansioso-depressiva, attacchi di panico, mancanza di concentrazione e disturbi alimentari. I medici le hanno consigliato di tornare a vivere con la famiglia e vicino alle reti amicali solide che aveva a Napoli, e iniziare un percorso terapeutico seguito da specialisti della sua città. La studentessa ha quindi chiesto ufficialmente di trasferirsi all’università Vanvitelli di Napoli, per continuare lì il suo percorso accademico, facendo leva su una possibilità prevista dalla legge, per coloro che hanno gravi motivi documentati che compromettono la carriera universitaria e la salute dello studente.

Il no dell’ateneo

Ma dall’università partenopea è arrivato un secco rifiuto: non essendoci alcun bando pubblicato, non c’erano nuovi posti disponibili e quindi il trasferimento non era possibile. Risposta che è stata firmata da un dirigente dell’ateneo. A quel punto, la studentessa ha fatto ricorso al Tar, che ha accolto le sue ragioni e annullato il rifiuto dell’ateneo. I giudici hanno confermato che si può chiedere un trasferimento anche senza posti disponibili, se esistono gravi motivi di salute o familiari, come in questo caso. «Il Tribunale ha riconosciuto che il trasferimento per gravi motivi non può soffrire il limite temporale e procedimentale, né essere subordinato alla pubblicazione di un apposito bando in caso di gravi motivi», spiega lo studio legale che ha seguito il caso della studentessa. «Le situazioni di disagio possono essere le più varie, come invalidità fisiche, ludopatia, depressione, e sono tutte accomunate dalla necessità di seguire specifiche terapie nel luogo di residenza, beneficiando del supporto di genitori e parenti».

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