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Niente tregua in Ucraina, ma per Trump «grandi progressi». Putin: «Con Donald non ci sarebbe stata guerra». Cosa si sono detti in Alaska – I video

16 Agosto 2025 - 04:59 Giovanni Ruggiero
Il presidente russo ha invitato Trump a Mosca per un altro incontro. In Alaska è stato accolto con tappeto rosso e strette di mano. Tra i due anche 10 minuti senza interpreti nella «Bestia» del presidente Usa, prima della conferenza stampa lampo, senza rispondere ai giornalisti

L’incontro storico tra Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska si è concluso con dichiarazioni di «grandi progressi», ma senza risultati concreti su qualcosa che assomigli a un accordo di pace in Ucraina. Dopo quasi tre ore di faccia a faccia, i due leader hanno parlato di intese raggiunte senza però fornire dettagli o annunciare il cessate il fuoco che Trump aveva promesso di ottenere. Trump era atterrato ad Anchorage con aspettative precise: «Non sarò contento se non sarà oggi», aveva dichiarato riferendosi a un possibile cessate il fuoco immediato. La giornata si è invece chiusa con una conferenza stampa lampo di appena 13 minuti, durante la quale nessuno dei due presidenti ha risposto alle domande dei giornalisti. «Non c’è accordo finché non c’è l’accordo», ha sintetizzato il tycoon giocando con le parole e non avendo risultati concreti da esporre. Putin, dal canto suo, ha parlato di colloqui «costruttivi e utili», definendo la guerra in Ucraina una «tragedia» ma ribadendo la sua posizione sulle «cause alla radice del conflitto» – formula che tradizionalmente indica le sue richieste di neutralità ucraina e limitazioni militari.

Il protocollo dell’amicizia

Il tappeto rosso steso per Putin racconta molto dell’approccio di Trump a questo vertice. Per la prima volta da dieci anni, il leader del Cremlino ha messo piede su suolo americano, accolto con tutti gli onori: applausi, strette di mano e persino un passaggio esclusivo sulla limousine presidenziale The Beast, la bestia. Dieci minuti di viaggio completamente da soli, senza neanche i traduttori, prima dell’incontro ufficiale con le rispettive delegazioni ristrette. Un trattamento, quello riservato al leader russo, in totale contrasto con quello che Trump aveva riservato a Zelensky, con la complicità di J.D. Vance, nello Studio Ovale appena pochi mesi fa.

I tanti accordi raggiunti mai chiariti

«Abbiamo avuto un incontro estremamente produttivo e molti punti sono stati concordati», ha spiegato Trump, aggiungendo che «ne mancano solo pochi». Ma quando si tratta di specificare, il presidente americano diventa vago: «Alcuni non sono così significativi, uno è probabilmente il più significativo, ma abbiamo ottime possibilità di arrivarci». Putin, che rompendo il protocollo ha aperto la conferenza stampa nonostante non fosse il padrone di casa, ha moltiplicato i riferimenti ad «accordi raggiunti» senza mai entrare nel dettaglio. Le intese decise «dovrebbero essere il punto di partenza», si è limitato a dire, lanciando un monito all’Europa: «Si spera che l’Ucraina e l’Europa non ostacolino gli sforzi di pace». A Trump regala anche il riconoscimento tanto sperato anche dal presidente Usa: «Con lui questa guerra non ci sarebbe stata». Un cavallo di battaglia del tycoon ora suggellata anche dall’opinione di chi quella guerra l’ha iniziata.

L’invito di Putin a Mosca

Il momento più significativo è arrivato alla fine, quando Putin ha rivolto l’invito che tutti aspettavano: «La prossima volta ci vediamo a Mosca». Un’apertura che segna simbolicamente la riabilitazione del leader russo sul palcoscenico internazionale, dopo anni di isolamento. Trump ha promesso di informare «Zelensky e la Nato a breve». Delle sanzioni minacciate per settimane, neanche l’ombra.

La pace rimasta scritta sui cartelloni

La conferenza stampa si è svolta davanti alla scritta «Pursuing Peace» (perseguire la pace), ma la pace sembra ancora un concetto parecchio astratto in questo negoziato. I critici fanno notare che Trump ha offerto visibilità internazionale a Putin senza ottenere in cambio neanche un cessate il fuoco temporaneo. Resta da capire quali siano stati i reali contenuti di quei «grandi progressi» di cui entrambi hanno parlato, e se l’annunciato contatto con Zelensky porterà novità concrete. Per ora, l’unico risultato tangibile sembra essere il rafforzamento del rapporto personale tra i due leader, concluso da quel «Ci parleremo molto presto» di Trump e dal «Next time in Moscow» di Putin pronunciato in inglese.