Ultime notizie Donald TrumpGazaJannik SinnerTurismoVladimir Putin
ATTUALITÀConcessioni balneariMar MediterraneoSpiaggeTurismo

Spiagge italiane sempre più rare (e care): otto lidi su dieci sono privati

19 Agosto 2025 - 09:08 Alba Romano
spiaggia privata italia
spiaggia privata italia
L’Italia detiene il record europeo di lidi privati. Tra erosione, cambiamenti climatici e concessioni costose, trovare un tratto libero e sicuro per il bagno diventa sempre più difficile, mentre il turismo soffre il caldo estremo

In Italia, paese con ottomila chilometri di coste, le spiagge libere sono comunque un lusso. Secondo l’ultimo censimento dell’Ispra (Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale), riportato oggi da La Repubblica, le coste sabbiose ammontano a soli 120 chilometri quadrati, meno dell’estensione di Ostia. La profondità media delle spiagge è di appena 35 metri, spesso ridotta dall’erosione e dalle mareggiate. Solo il 41% della costa nazionale è sabbiosa, e una parte significativa di questi tratti è in concessione ai privati. «La situazione italiana non ha paralleli in Europa. Stabilimenti costosi, spiagge libere scarse. I prezzi alti e la scarsità di spiagge pubbliche rendono la vacanza con ombrellone sempre meno accessibile.

I dati sulle concessioni

I dati sulle concessioni sono oggetto di dibattito. La mappatura ufficiale del governo, aggiornata a ottobre 2023, indica che solo il 33% delle coste è in concessione, ma come sottolinea il Report Spiagge 2024 di Legambiente, «tiene conto del totale della costa italiana, non delle sole aree balneabili e di costa bassa», includendo tratti rocciosi ed edificati. In alcuni comuni di Liguria, Emilia-Romagna e Campania, invece, le spiagge private arrivano fino al 70%, mentre la start up Coste360 calcola l’81%. Tra i Paesi europei, solo l’Ungheria supera l’Italia con il 100% delle spiagge lacustri privatizzate. Grecia (15%), Croazia e Portogallo (5%), Francia e Spagna (2%) restano molto più libere.

Le spiagge e la questione climatica

Il turismo balneare soffre anche per motivi climatici. Stefano Ciafani, ingegnere ambientale e presidente di Legambiente, spiega: «Anche al mare ormai fa troppo caldo. Non puoi fare il bagno per l’intera giornata e fuori dall’acqua trascorrere una vacanza a 40 gradi diventa sgradevole. Si rischia di restare tutto il tempo in stanza con l’aria condizionata». L’estate sottotono ha lasciato aperta la speranza di un settembre ricco di prenotazioni, che invece premia le mete di montagna. La crisi climatica ha conseguenze economiche evidenti: secondo il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici del dicembre 2023, un aumento della temperatura di 2 gradi ridurrà il turismo del 6,6%, gli arrivi internazionali del 15% e farà perdere all’Italia 17 miliardi di euro l’anno. «Tra mareggiate e innalzamento dei mari, fra qualche decennio non ci saranno più tante spiagge da dare in concessione», aggiunge Ciafani.

«Imprenditori abbandonati dal governo»

Anche le incertezze legali sulle concessioni danneggiano il settore: «Gli stessi imprenditori balneari sono stati lasciati nel limbo da questo governo. Senza una direzione chiara, i primi a soffrire di una politica di scelte rimandate o scaricate sugli enti locali sono proprio loro», osserva il presidente di Legambiente. Le spiagge pubbliche, poi, non se la passano meglio. Spesso occupano tratti meno appetibili della costa e possono essere inquinate. Secondo il monitoraggio di Goletta Verde della scorsa settimana, 220 chilometri di spiagge italiane si trovano vicino alle foci dei fiumi. «Il 56% delle foci monitorate da noi e risultate inquinate ha nelle vicinanze una spiaggia libera», conclude Ciafani.

leggi anche